[02/08/2011] News

Riesplode lo Xinjiang Uygur e la Cina accusa l’amico Pakistan di addestrare i guerriglieri uiguri

Il World Uygur Congress (Wuc) , un gruppo che difende i diritti umani organizzato dall'opposizione uigura in esilio, ha rivelato che nella città di Kashgar, nella regione autonoma cinese  del Xinjiang Uygur scossa dalle proteste indipendentiste, è stato dichiarato lo stato di allerta e le strade sono occupate dalla polizia cinese che presidia anche le moschee, per difendere gli immigrati di etnia han, quella maggioritaria in Cina e ormai anche nello Xinjiang.

Secondo le informazioni che il Wuc dice di aver ricevuto direttamente da cittadini di Kashgar, la repressione poliziesca è iniziata il 30 luglio, dopo che due uomini hanno investito con un camion rubato la folla, uccidendo 8 persone e ferendone 27. Secondo il Wuc il governo regionale comunista ha approfittato dell'episodio per dispiegare molti poliziotti armati in città e per imprigionare almeno 100  uiguri.  L'episodio di sabato è avvenuto dopo che in città si sono sentite due esplosioni, poi  due uomini armati di coltello hanno sequestrato un camion e si sono lanciati sulla folla. 

Il segnale che la tensione ricominciava a salire nel Xinjiang Uygur, una grande regione autonoma ricca di petrolio, uranio, terre rare e minerali e nella quale il governo di Pechino punta a realizzare nel deserto imponenti impianti di energia eolica e solare, si era avuto il 18 luglio, quando un gruppo di indipendentisti uiguri aveva attaccato un posto di polizia cinese ad Hotan, una città a 500 km da Kashgar, uccidendo 18 poliziotti.

Nei giorni del novantesimo anniversario della fondazione del Partito comunista cinese e nonostante la propaganda che magnifica progressi ottenuti nelle regioni "arretrate e feudali" del Xinjiang e del Tibet grazie alla "fraternità" socialista degli han, il malcontento degli uiguri, islamici e turcofoni, è riesploso contro i cinesi che ormai sono diventati maggioranza nella regione e che relegano gli uiguri ai più bassi livelli della società mentre Pechino sfrutta le loro immense risorse di materie prime.

Il dispiegamento della polizia cinese  e la repressione a Kashgar,  invece di placare gli animi hanno scatenato la rivolta: si parla di almeno 10 persone uccise e ferite, accoltellate per strada. Il 31 luglio si sarebbe verificato un altro attentato simile al primo, questa volta un camion avrebbe investito e ucciso almeno  6 pedoni e poliziotti e feriti altre 15 persone . La polizia avrebbe giustiziato sul posto 5 attentatori e ne ha catturato altri  4, ma dice che altri 2 sospetti, che sarebbero gli stessi attentatori del sabato (uno dei quali era stato dichiarato subito "giustiziato"),  sono riusciti a fuggire. Su questi ultimi due c'è una taglia di  100.000 yuan (15. 384 dollari) per chi fornirà informazioni utili alla loro cattura. I due sarebbero state identificate dalla polizia cinese come e Memtieli Tiliwaldi, 29 anni, e Turson Hasan, 34 anni, entrambi di etnia uigura e noti attivisti anti-cinesi.

La ricostruzione dei disordini sembra molto confusa, visto che si parla di stragi effettuate con camion e poi a di esplosioni, senza però dire dove e come siano avvenute e quante vittime abbiano fatto.

La Cina sembra comunque molto preoccupata  per la recrudescenza della ribellione che sembrava sedata dopo i massacri ed i  progrom anti-iuguri avvenuti nel capoluogo regionale Urumqi negli ultimi 3 anni, tanto che il governo della regione autonoma del Xinjiang Uygur  arriva ad accusare un Paese alleato come il Pakistan. In un comunicato ufficiale, quindi approvato dal  governo centrale  di Pechino, e non a caso riportato dall'agenzia ufficiale Xinhua, si  accusa «Un gruppo guidato da militanti addestrati in Pakistan» di essere dietro l'attacco di domenica a Kashgar.  Secondo il governo regionale di Urumqi  «Un gruppo di estremisti religiosi diretto da persone formate in campi di terroristi all'estero sono dietro l'attacco ai civili di questo week-end nella regione autonoma uigura dello Xinjiang».

In un altro comunicato l'amministrazione cittadina di Kashgar  rivela che uno dei militanti indipendentisti catturati avrebbe confessato che «I capi del gruppo hanno appreso le tecniche di fabbricazione degli esplosivi e delle armi da fuoco nei campi del gruppo terroristico "Movimento islamico del Turkestan orientale" (Doğu Türkistan İslâm Hareketi, ndr), in Pakistan, prima di entrare nello Xinjiang per organizzare queste attività terroristiche».

Le accuse al Pakistan sono molto gravi, visto che fino ad ora i cinesi accusavano i Paesi dell'Asia centrale ex Sovietica, in particolare il Kazakistan turco fono, di essere la retrovia dei ribelli uiguri. Ma la dittatura di Astana, dopo i lucrosi accordi energetici con Pechino, sembra aver tagliato i viveri e chiuso le retrovie dell'indipendentismo del Turkestan orientale.

Allora resta un altro alleato della Cina, con il quale ci sono grassi e recenti accordi nucleari e militari, ma che non impediscono al Pakistan  di addestrare i militanti islamici indipendentisti del Turkestan o del Kashmir nelle sicure aree tribali/integraliste ben sorvegliate e tollerate dai servizi segreti di Islamabad. Con il Pakistan che diventa sempre più il vero punto di instabilità dell'Asia centro-meridionale. Magari sfruttando le rivendicazioni anticolonialiste di popoli oppressi, che per i militari pakistani sono niente più che merce di scambio e ricatto con i potenti vicini e i poco amati alleati: gli atei comunisti cinesi e gli infedeli cristiani americani.

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