[09/11/2011] News

Elettrosmog: il governo allenta la tutela

Legambiente: «Giusto potenziare le tecnologie ma non a scapito della salute dei cittadini»

L'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) e le Agenzie regionali per l'ambiente (Arpa) hanno lanciato l'allarme su una norma inserita nella bozza del decreto sviluppo che modifica la legge sull'elettromagnetismo. Arpa ed Ispra hanno inviato due lettere a Berlusconi (alle quali dovrà rispondere probabilmente il suo successore) contro il nuovo regolamento sull'elettromagnetismo infilato nel decreto sviluppo varato a ottobre e che prevede di innalzare gli attuali limiti del 30% per gli impianti radio-tv e del 70% per gli impianti di telefonia mobile, mentre l'attuale limite di 6 volt/metro verrà mantenuto soltanto all'interno degli edifici. Secondo associazioni ambientaliste, Ispra ed Arpa, così ci saranno tra i 15 e i 20.000 mila nuovi impianti, soprattutto di telefonia mobile. Infatti, tutti sanno che la modifica del regolamento è stata praticamente dettata dalle compagnie telefoniche che vogliono sviluppare una più efficiente rete 4G per permettere a tutti gli utenti di navigare più velocemente in internet con il telefonino. Un "giochino" per il quale hanno già investito 1,5 miliardi di euro.

Secondo l'Ispra, «Questo comporterà un aumento sensibile dei livelli di elettrosmog nelle nostre città, oltre a una maggiore incidenza di cancro nella popolazione»

L'allarme elettrosmog viene oggi ripreso da Legambiente: «Anche se il potenziamento delle reti di telecomunicazioni mobili del Paese e in particolare dei servizi multimediali a banda ultra larga è giusto, non può passare attraverso una semplificazione della normativa che tutela la popolazione dall'esposizione dei campi elettromagnetici. La salute delle persone è sempre prioritaria e visto che autorevoli studi confermano i rischi legati all'esposizione alle radiofrequenze, i provvedimenti in questa materia devono essere presi con assoluta cautela. In particolare, l'introduzione di un nuovo metodo di rilevamento basato sul valore di 6 volt per metro nell'arco delle 24 ore e non nell'arco dei 6 minuti come avviene oggi, non solo aumenterà l'esposizione dei cittadini alle radiazioni non ionizzanti, ma renderà anche le tecniche di misurazione più complesse e farraginose moltiplicando i contenziosi e i ricorsi soprattutto in sede amministrativa. Per di più la legge quadro (legge n.36/2001), i successivi decreti attuativi, le leggi regionali e i regolamenti comunali in materia, hanno posto criteri così stringenti proprio per minimizzare l'esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici a radiofrequenza che lo Iarcc (International agency for research on cancer) ha classificato come "possibilmente cancerogeni per l'uomo". Ci attiveremo perché vengano mantenute le attuali metodologie di misurazione dell'elettrosmog, che rendono l'Italia uno dei paesi europei più tutelati dall'inquinamento elettromagnetico e a maggior ragione perché questa modifica non è necessaria a sviluppare le cosiddette tecnologie di quarta generazione».

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