[17/11/2011] News

Appena l'1,1% del gettito da imposte "verdi" serve a tutelare l'ambiente

Zabeo a greenreport.it: «Non esistono vincoli per uno re-impiego specifico delle risorse raccolte»

A seguito di una recente elaborazione su dati Istat, l'Associazione artigiani e piccole imprese Cgia Mestre avverte come i loro risultati indichino che solamente l'1,1% delle cosiddette «imposte ambientali pagate dai cittadini e dalle imprese italiane all'Erario e agli enti locali è destinato alla protezione dell'ambiente».

I numeri parlano (per l'anno 2009, i più recenti dati disponibili) di un gettito totale proveniente dalle imposte ambientali pari a 41,293 miliardi di euro: di questi solo 459 milioni di euro sono stati effettivamente destinati a coprire spese classificate come inerenti la "protezione dell'ambiente", mentre i restanti 40,835 miliardi di euro sono stati utilizzati per finanziare altre voci di spesa.

Il coordinatore del centro studi Cgia Mestre Paolo Zabeo - contattato da greenreport.it per un approfondimento sui risultati ottenuti - sottolinea come «attualmente non esistano specifici vincoli per un re-impiego delle risorse raccolte tramite le imposte ambientali all'interno di operazioni che alla protezione ambientale siano specificamente dedicate. Lo dimostra come, nel 2009, il 98,9% di tale gettito vada a coprire voci diverse, inerenti la fiscalità generale».

Un dato rilevante e preoccupante, che però aspetta di essere confortato da ulteriori analisi che indichino da una parte quali settori della fiscalità generale drenino il gettito da imposte "verdi", e dall'altra che cosa si intenda per "protezione dell'ambiente" che sappiamo bene essere solo uno degli aspetti che compongono lo sviluppo sostenibile. Riscontri non presenti nell'elaborazione dell'associazione.

La lunga lista delle imposte "verdi" individuate dalla Cgia Mestre comprende 17 voci, suddivisibili in tre diverse macroaree, ossia energia, trasporti ed inquinamento. La relativa serie storica dei dati Istat analizzati dalla Cgia copre un arco temporale di quattro lustri, partendo dall'anno 1990 fino al 2009: è possibile dunque osservare sia l'andamento del gettito totale da imposte ambientali che quello della percentuale di questo totale dedicata all'effettiva copertura delle spese per la protezione ambientale.

Il primo dato risulta così riassumibile in una crescita pressoché costante, dai 22,353 miliardi (di euro, valori a prezzi correnti) nel 1990 ai 41 e passa del 2009.

La serie storica della percentuale sopra citata mostra dati invece pressoché costanti a partire dal 1996, oscillando attorno all'1%. Ed è solo una magrissima consolazione constatare come nei primi anni '90 rimanesse nell'ancora più misero range compreso tra lo 0 e lo 0,3%.

«Questa anomalia tutta italiana - commenta in un comunicato stampa il segretario della Cgia di Mestre, Giuseppe Bortolussi - è l'ennesima dimostrazione del fatto che il nostro sistema fiscale vada completamente rivisto. In queste settimane abbiamo assistito a vere e proprie catastrofi ambientali in parte causate dalla mancanza di attività manutentive e di messa in sicurezza del nostro territorio.

Se a fronte di poco più di 41 miliardi di euro che vengono incassati ogni anno, il 99% finisce a coprire altre voci di spesa, non possiamo più denunciare che questi disastri avvengono anche perché non ci sono le risorse finanziarie disponibili per la tutela del nostro territorio. I soldi ci sono, peccato che ormai da quasi un ventennio finiscono altrove. Con la beffa che ogni qual volta subiamo un'alluvione ci ritroviamo a subire l'ennesimo aumento delle accise sulla benzina od una nuova tassa di scopo».

 

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