[30/03/2012] News

Senato Usa salva le agevolazioni fiscali per le Big oil

Via libera di Obama alle trivellazioni nell'Artico

Il 29 marzo non è stata una bella giornata per l'ambiente americano: una minoranza di senatori Usa ha bloccato una legge avrebbe posto fine alle costose ed inutili agevolazioni per le 5 maggiori multinazionali petrolifere, ke cosiddette Big Oil: BP, Exxon, Shell, Chevron e ConocoPhillips, intanto l'amministrazione del presidente Barack Obama approvava il piano di sicurezza della Shell per le fuoriuscite di petrolio nel Mare di Beaufort, praticamente il via libera alle trivellazioni nell'Artico statunitense.

Il voto del Senato è un vero è proprio schiaffo ad Obama che ieri era intervenuto personalmente pere chiedere al Congresso di mettere fine ai miliardi di dollari di sovvenzioni distribuite alla multinazionali petrolifere. «Oggi i membri del Congresso devono fare una scelta semplice - aveva detto il presidente Usa - Possono stare al fianco delle grandi compagnie petrolifere o stare accanto agli americani».I senatori hanno scelto le Big Oil anche se nel 2011 le tre più grandi compagnie petrolifere Usa si sono spartite 80 miliardi di dollari di benefits. L'Exxon ha intascato circa 4,7 milioni di dollari all'ora.

Obama aveva spiegato che «Ogni volta che la benzina aumenta di un centesimo, queste imprese raccolgono generalmente 200 milioni di dollari supplementari in profitti trimestrali». Secondo il Congressional research service le agevolazioni fiscali alle Big Oil, avrebbero «Poco o nessun impatto» sui prezzi della benzina, ma nei prossimi 10 anni costeranno ai contribuenti statunitensi più o meno 24 miliardi di dollari.

Michael Brune, direttore esecutivo di Sierra Club, la più grande e diffusa associazione ambientalista Usa, è arrabbiatissimo per il voto dei senatori: «Ci ricorda ancora una volta quello che abbiamo sempre saputo: le grandi compagnie petrolifere ei loro lacchè nel Congresso faranno di tutto per spremere ogni possibile centesimo dalle famiglie americane, che si tratti di sottrarsi alle tasse o dei trucchi sul prezzo alla pompa della benzina. E' osceno che una manciata di ricchi dirigenti petroliferi chiedano miliardi di dollari in sussidi da parte del governo mentre gli americani comuni pagano la loro giusta quota di tasse sui 4 dollari al gallone della benzina. Ed è vergognoso che una minoranza di senatori stia facendo ostruzionismo agli ordini Big Oil contro la volontà dei loro elettori, la maggioranza dei quali sostiene l'eliminazione delle sovvenzioni fiscali non eque per le Big Oil».

«Le Big oil companies e gli speculatori che stanno spingendo al rialzo i prezzi alla pompa non hanno bisogno di un nostro maggiore nostro aiuto. Abbiamo bisogno che i nostri leader si concentrino sulle soluzioni reali per rompere la nostra pericolosa dipendenza dai combustibili fossili e di investire in soluzioni energetiche pulite per alleviare il dolore degli americani alla pompa e creare posti di lavoro. Purtroppo, il Senato perso l'occasione per fare un passo importante per andare oltre il petrolio».

Eppure Obama nello stesso giorno aveva dato una grossa mano alle Big Oil approvando l'oil spill response plan della Shell per il Mare di Beaufort, uno dei luoghi più selvaggi e incontaminati del pianeta.
Si tratta del secondo piano di risposta agli sversamenti petroliferi ad ottenere il via libera ufficiale e dimostra la determinazione dell'amministrazione Obama a proseguire con il 2012 Arctic drilling program della Shell.

Dan Howells, vice direttore delle campagne di Greenpeace Usa, scrive sul suo blog: «Quando ho visto gli executives della Sell e i politici stringersi le mani davanti alle telecamere con vigoroso entusiasmo, non ho potuto fare a meno di pensare al naufragio della tanker Exxon Valdez, che tanti anni fa ha sversato il suo scuro carico di inquinanti tossici nell'acqua incontaminata dell'Artico. Quel disastro getta un'ombra di grandi dimensioni sui piani della Shell e sul sostegno entusiasta del governo a nuove trivellazioni, mentre l'Alaska subisce ancora le conseguenze di quel terribile giorno nel 1989».

Governo e Shell parlano addirittura di «Ritorno al futuro», ma secondo Greenpeace Usa, dopo 23 anni l'amministrazione Obama ha approvato uno spill response plan «Che i basa su una tecnologia non provata, su gadget stravaganti e sulla fiducia non dichiarata che il peggio non accadrà mai. Anche dopo tutti questi anni, l'industria petrolifera ottiene ancora il beneficio del dubbio da parte di politici troppo timidi per sottolineare l'assurdità dei piani che farebbero arrossire Doc Brown», l'eccentrico scienziato della trilogia cinematografica di Ritorno al futuro.

Per Howells, «La semplice verità è che nessuna company sulla Terra può trattare una fuoriuscita di petrolio nell'acqua ghiacciata e nessuno può promettere che tali incidenti non accadranno. Il nostro Segretario agli Interni, Ken Salazar, ha detto al Paese che nella sua mente l'Artico è sacrificabile, un deserto lontano dove vale la pena rischiare per respingere gli attacchi forsennati repubblicani sui prezzi della benzina. Nonostante il fatto che la trivellazione dell'Artico non farà alcuna differenza per i prezzi alla pompa, i nostri politici sono diventati così ossessionati dal forte richiamo della trivellazione petrolifera nazionale che hanno scelto di mettere l'opportunismo politico al di sopra della vera leadership. Fortunatamente centinaia di migliaia di americani la pensano diversamente. Sanno che l'unico modo per affrontare i prezzi elevati della benzina è quello di diminuire la nostra dipendenza dal petrolio e accelerare le alternative pulite che ci porteranno fuori da questo pasticcio. Questa è destinata a diventare una delle battaglie che definiranno l'ambiente di questo o di qualsiasi epoca. Questa volta deve essere per il futuro».

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