[29/05/2012] News

Tajani: «Dalla crisi si esce con un'industria efficiente nell'uso delle risorse»

Commisisone Ue dà il via a una consultazione pubblica

«Le Pmi rappresentano il 99% delle imprese Ue e il 67% dell'occupazione e, da un recente studio, emerge che creano l'85% dei nuovi posti. La via per uscire dalla crisi passa per un maggior sostegno ai loro sforzi per innovare, aumentare la qualità e sostenibilità, esportare.  Solo con maggiori investimenti in efficienza, rinnovabili, riciclo o produzioni di beni e servizi green si possono creare già nel 2014, 2.3 milioni di posti, in aggiunta ai 6,6 già creati in questi settori». Lo ha detto oggi a Bruxelles Antonio Tajani (Nella foto) vicepresidente della Commissione europea e responsabile per l'industria e l'imprenditoria presentando l'ultima iniziativa della Commissione stessa per «dare impulso al suo potenziale di crescita» ovvero «nuova consultazione pubblica destinata a fornire un input per il riesame intermedio, previsto per il settembre 2012, della comunicazione sulla politica industriale. Questo riesame si concentrerà sullo sviluppo di un numero limitato di nuove iniziative atte a produrre risultati sostanziali nel breve-medio termine. Inoltre, le nuove iniziative politiche dovrebbero avere un impatto dimostrabile e significativo sulla competitività, la crescita e l'occupazione».

La Commissione ha ribadito questa importante componente della sua strategia per la crescita economica in occasione della conferenza Mission Growth: Europe at the Lead of the New Industrial Revolution (Obiettivo crescita: l'Europa alla testa della nuova rivoluzione industriale) a Bruxelles.

Tajani ha affermato che «L'economia europea non può sopravvivere in modo sostenibile se non può fare affidamento su una base industriale forte e oggetto di una profonda riconversione. L'industria reca un grande contributo all'economia reale producendo valori reali. Si devono fare tutti gli sforzi necessari per assicurare un'industria moderna, efficiente nell'uso delle risorse, competitiva e salda in Europa. Invito tutti coloro che possono e desiderano contribuire alla prevista riconfigurazione della nostra politica industriale a farci sapere quello che andrebbe fatto secondo loro».

I principali obiettivi della consultazione consistono nel discutere su quali priorità la Commissione europea dovrebbe concentrarsi nonché raccogliere raccomandazioni dalle parti interessate sul miglior modo per promuovere la competitività delle industrie europee.

La consultazione pubblica incoraggerà le parti interessate ed altri attori ad esaminare questioni quali: Quali sono oggi le principali priorità strategiche per l'industria europea? In che modo le imprese stesse possono meglio rispondere a tali sfide? Cosa possono fare i decisori per affrontare tali questioni a livello di Stato membro, locale o regionale? Cosa possono fare i decisori per affrontare tali questioni a livello di UE? Quali sono le tematiche interessate dalla consultazione?

Il questionario identifica una serie di ambiti chiave suscettibili di un eventuale intervento politico e chiede il parere delle parti interessate in merito alle opzioni di cambiamento. Tra le tematiche coperte vi sono: un ambiente imprenditoriale e un'imprenditorialità favorevoli alle PMI; accesso ai finanziamenti e ai capitali di rischio; riconversione industriale e politica tecnologica; competenze, ristrutturazione e cambiamento strutturale; migliorare il mercato unico; TIC, internet e vendite transfrontaliere ; regolamentazione migliore e più coerente; infrastruttura energetica e concorrenza; mercato interno dei trasporti; regolamenti ambientali; efficienza nell'uso delle risorse e riciclaggio; energia e clima; accesso ai mercati internazionali e competizione globale; accesso alle materie prime.

Nel suo discorso (leggibile per intero dal link in fondo) Tajani si è soffermato sul alcune questioni in particolare. Ad esempio l'auto del futuro, segnalando che «Nel 2020 il mercato cinese dell'auto raddoppierà e quello indiano triplicherà. Questo formidabile aumento nella domanda, rende inevitabili modelli molto più efficienti (...). Nella Comunicazione sull'auto del futuro la Commissione delinea una strategia su due pilastri: continuare a lavorare su maggiore efficienza del motore a caldo, che resterà il più diffuso per il prossimo ventennio; ma prepararsi all'auto di domani, con motori a freddo e zero emissioni. Alcuni studi stimano il valore del mercato Ue, solo per l'auto elettrica, di 170 miliardi di euro e 110,000 nuovi posti entro il 2030. La maggiore diffusione dell'elettrico è legata al graduale venire meno di barriere tecnologiche e alti costi per batterie, tempi di ricarica, diffusione delle colonnine. Con la Green Cars Initiative sono disponibili fondi Ue e prestiti BEI per sostenere sviluppo tecnologico e rimuovere queste barriere».

Interessanti anche le riflessioni sulle energie rinnovabili: «Negli ultimi dieci anni il settore delle rinnovabili ha avuto uno sviluppo spettacolare con tassi di crescita del solare e dell'eolico dal 30-50% l'anno. Settori emergenti, quali mini idroelettrico, turbine sottomarine, solare a concentrazione, geotermico, nuove biomasse o biocarburanti di seconda e terza generazione, stanno attirando ingenti investimenti e creando nuova occupazione e figure professionali. Grazie all'applicazione dell'innovazione nella chimica o delle tecnologie abilitanti fondamentali le fonti verdi saranno sempre più competitive. Nella sola Ue le rinnovabili hanno un tasso di crescita occupazionale dell'11% l'anno e si stima che gli addetti del settore saranno oltre un milione entro il 2020 con potenzialità fino a tre milioni; e un fatturato di 100 miliardi l'anno. La nostra industria è ben posizionata per sfruttare queste opportunità con una fetta del 40% del mercato e leadership tecnologica in numerosi settori. Ma la competizione è agguerrita e USA, Giappone, Korea e Cina stanno investendo molto. Ad esempio, la Cina è ormai leader mondiale per la produzione di pannelli fotovoltaici, e molto aziende europee non sono riuscite a stare al passo con la rapida evoluzione tecnologica del settore». Serve anche un'edilizia più efficiente: «Il 40% dell'energia viene consumata negli edifici. La nuova edilizia dovrà - anche in linea con gli obblighi della direttiva sull'efficienza energetica degli edifici, da attuare entro luglio 2012 - essere molto più sostenibile e sicura. Le opportunità d'investimento e creazione di nuovo lavoro sono enormi e possono ripagarsi riducendo la bolletta energetica. Per la Commissione l'attuazione della direttiva creerà fino a mezzo milione di occupati con un risparmio annuo di 5 miliardi di energia».

Poi l'affondo sulle materie prime: «L'accesso alle materie prime, essenziale per l'industria, è sempre più problematico. Per aumentare la produzione interna, la Commissione a febbraio ha proposto un partenariato per l'innovazione su prospezione, estrazione e trattamento. Puntando sull'innovazione si possono, ad esempio, sfruttare giacimenti anche a profondità di 500-1000 metri per un valore stimato a 100 miliardi. Oltre a consentire estrazione in zone remote o condizioni estreme, le nuove tecnologie possono trovare sostituti a materie prime o migliorare il riciclaggio dei 17 kg di rifiuti elettronici prodotti annualmente da ogni europeo».

«L'Europa - ha aggiunto - deve recuperare fiducia nella sua capacità di industriarsi, intraprendere, innovare e crescere. Per questo deve rimettere al centro l'economia reale e l'industria, la sua forza. Il Mercato "verde" é un'enorme opportunità per l'industria. Vale 1000 miliardi l'anno con prospettive di raddoppio entro il 2020. Ma la rivoluzione in atto va oltre. Tocca l'economia digitale e la società della comunicazione, che rende accessibili e meno costose informazioni e know how tecnologico, come il cloud computing. Stampanti in tre D che fabbricano oggetti su misura, macchine che si aggiustano da sole, robot per le catene di assemblaggio, software e materiali sempre più sofisticati, applicazioni dallo spazio, solo per fare qualche esempio».

Ed anche per Tajani è necessario «Incentivare l'innovazione industriale». «Serve un'attenzione particolare per le PMI, che devono avere i mezzi per adattarsi ai cambiamenti. Le proposte della Commissione per il nuovo bilancio Ue riflette in parte queste priorità, con Orizzonte 2020 che prevede 80 miliardi per ricerca e innovazione industriale, Cosme con più fondi per l'accesso al credito e ai capitali di rischio di imprese innovative, 50 miliardi per le infrastrutture di rete, di cui 10 per Project bond e, fondi regionali mirati su efficienza delle risorse, innovazione e PMI. Aumentare questi investimenti non deve considerarsi un aggravio del debito, in quanto sono essenziali per generare ricchezza e competitività; e dunque, con un ritorno che contribuisce a risanare i bilanci. Penso, ad esempio, a un piano per l'edilizia più sostenibile e sicura, a una nuova cantieristica, più in generale, alla riconversione di parte dell'industria a maggiore efficienza nelle risorse. Stimoli, sotto forma di prestiti a tassi agevolati e/o con garanzie pubbliche o, incentivi fiscali, potrebbero finanziarsi risparmiando parte dei 310 miliardi di euro, pari al 2.5% del PIL europeo, che ogni anno spendiamo per importare oltre il 75% del gas e 85% del petrolio che consumiamo. O dai fondi che l'industria pagherà per le aste sulla CO2 del sistema di scambio d'emissioni dal gennaio 2013. Essenziale anche un maggiore ruolo della BEI. Col vertice di mercoledì si è più vicini a un accordo su una ricapitalizzazione di 10 miliardi, che consentirebbe una leva di oltre 180 miliardi, si potrebbe favorire credito e innovazione industriale nei paesi in difficoltà. Ma si può andare oltre utilizzando parte dei fondi Ue non spesi per ulteriori ricapitalizzazioni».

Come diceva ieri, insomma, la Commissione Ue sta tracciando una strada molto interessante per uscire dalla crisi e che è tutta declinata sulla riconversione dell'economia. Non è ancora il cambio di paradigma necessario, ma è un bel passo avanti. Ora bisogna che i governi si diano da fare per seguire questa strada e possibilmente andare oltre.

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