[15/06/2012] News

RIO+20: FATE PRESTO, FATE BENE, FATE QUALCOSA DI ECOLOGISTA

A soli cinque giorni dal via di Rio+20 il silenzio assordante della stampa attorno all'evento è disarmante. Di fronte al possibile default dei Paesi dell'Ue e alla stessa pericolante tenuta dell'euro tutti i mezzi di informazione e i politici si mobilitano alla caccia di soluzioni o pseudo tali, mentre al cospetto del crack del Pianeta non si muove praticamente foglia.

Neanche la suggestione di una conferenza che torna dopo vent'anni sul "luogo del delitto" - tutto è nato a Rio, vale la pena ricordarlo - fa trovare la forza a intellettuali, stakeholder e decision maker di lanciare un messaggio perentorio affinché da questo summit non se ne esca con il più classico degli accordicchi basato su strette di mano e impegni scritti sull'acqua magari pure altisonanti purché senza vincoli (come già previsto anche stavolta per il summit...). E' il momento allora per gli ambientalisti e per chi ha a cuore le sorti del pianeta e dell'umanità di alzare ancora una volta la loro voce e provare a farsi sentire. Come è possibile parlare di green economy, con la quale ormai tutti si riempiono la bocca, senza avere chiaro che si tratta di nient'altro che vuote parole e troppo spesso greenwashing senza cambiare radicalmente il modello di sviluppo imperante?

Come ha detto qualcuno, l'ambiente è una cosa troppo importante per lasciarla agli ambientalisti... ma anche l'economia è troppo importante per lasciarla agli economisti o peggio alla finanziarizzazione dei beni comuni. Proprio gli eccessi della finanza hanno tra i tanti demeriti anche quello di aver creato l'idea che il Pianeta abbia tutte le risorse di cui c'è bisogno e che l'uomo con l'innovazione tecnologica possa trovare domani quello di cui c'è bisogno oggi, nonostante i miliardi di abitanti che la abitano (un numero che la terra mai ha conosciuto nella sua lunghissima storia) e gli impatti che il metabolismo economico fondato sulla crescita e sul consumo ha sull'acqua, sul clima, sulla terra, sulle persone.

La crisi che stiamo vivendo è soprattutto culturale e quindi politica, in quanto non si è stati all'altezza di una corretta analisi di quello che sta accedendo e di quello che potrebbe succedere. Nessuna voglia di fare le Cassandre, greenreport lo sostiene da sempre, tuttavia che l'idea di "occuparsi dell'ambiente" dopo essersi occupati di tutto il resto equivale al suicidio della nostra specie dovrebbe essere ormai chiaro a chiunque.

Se si vuole ripartire lo dobbiamo fare secondo il criterio direttore della sostenibilità sociale e ambientale. Non è l'accordo sul clima o sulle emissioni che conta, o almeno non solo, questo sarebbe semplicemente la cartina di tornasole sul grado di comprensione delle reali problematiche che affliggono l'umanità. Rio+20 deve porre questo come tema e su questo dovrebbe essere trovato un accordo internazionale. Fantascienza di questi tempi dove non si riesce a mettersi d'accordo con il vicino di casa? Probabilmente sì, ma non c'è alternativa. Bisogna fare presto, fare dannatamente bene e fare almeno qualcosa di ecologista. Greenreport seguirà il summit con poche illusioni ma con tante aspettative. Come ha detto mio figlio di tre anni e mezzo rispondendo a un mio rimprovero sul fare le cose con la testa «Nel cervello babbo ci sono solo i sogni». Ecco, se una società migliore riusciamo ancora almeno a sognarla, forse c'è davvero speranza. 

 

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