[01/08/2012] News

Cina, aumentano le proteste "ambientaliste" e il regime pensa ad una via d'uscita "low"

Le proteste "civiche-ambientaliste" in Cina sono sempre più numerose, affollate e decise e spesso finiscono con scontri con le forze dell'ordine. L'armoniosa crescita sbandierata dal Partito comunista sembra inciampare ogni giorno nella realtà fatta di inquinamento diffuso e nei dati truccati dei governi locali che rendono scarsamente credibili anche le entusiastiche dichiarazioni di Pechino.
Oggi a scendere in piazza sono stati gli abitanti di Yinggehai, nella provincia meridionale di Hainan, un'isola presentata come un paradiso turistico e naturalistico. I manifestanti, che erano già scesi per le strade a gennaio, si oppongono alla costruzione di una centrale a carbone e non si accontentano del fatto che le autorità locali avessero detto che l'impianto sarebbe stato spostato prima a Fuluo e poi a Huangliu.
Di queste proteste non c'è traccia sull'agenzia ufficiale cinese Xinhua, ma Il il 30 luglio il Quotidiano del Popolo, l'organo ufficiale del Partito comunista cinese, ha esortato le autorità ad ascoltare le preoccupazioni della gente per l'inquinamento: «La consapevolezza dell'opinione pubblica sulle questioni ambientali e dei loro diritti sta aumentando ad un ritmo sostenuto - ammonisce l'editoriale - La Cina dovrebbe sforzarsi di instaurare un meccanismo decisionale aperto e trasparente e di costruire un ambiente tollerante per l'opinione pubblica».
Il Partito comunista sembra voler correre ai ripari dopo che le proteste si sono estese dalle campagne, dove la questione è quella dell'esproprio delle terre per favorire la speculazione edilizia e le industrie, alle città, dove ormai siamo arrivati rapidamente ad un "moderno" movimento che chiede che la vivibilità e la salute non siano sacrificate all'industrializzazione ed alle infrastrutture.
Il più recente campanello d'allarme per il regime è suonato a Qidong dove una gigantesca manifesazione il 28 luglio ha costretto le autorità locali a cancellare il progetto di una tubazione di scarico di acque reflue di una cartiera di proprietà giapponese che potrebbe inquinare il mare che ospita una grossa flotta di pescherecci.
La cosa non è stata affatto pacifica: migliaia di persone hanno rovesciato 5 auto e un minibus, saccheggiato uffici governativi. . Almeno due poliziotti sono stati trascinati tra la folla e pestati a sangue.
Diversi manifestanti sono entrati nel municipio ed hanno distrutto computer, rovesciato scrivanie e gettato documenti dalle finestre, il tutto tra gli applausi dalla folla
La rapidissima e devastante crescita cinese ha lasciato il paese alle prese con una eredità di inquinamento industriale, e gli scontri sono solo gli ultimi di una serie di proteste ambientaliste che il governo fa sempre più fatica a nascondere. .
L'anno scorso, un'altra oceanica manifestazione nella città costiera di Dalian aveva costretto il governo locale a spostare una fabbrica chimica.
Manifestazioni simili ci sono state all'inizio di luglio a Sichuan e lo scorso anno a Dalian nel nord-est ed Haimen nella provincia meridionale del Guangdong. Dopo violenti scontri di piazza, durante i quali la polizia ha usato lacrimogeni, Il governo di Shifang ha bloccato un colossale progetto di una fabbrica di lega di rame perché non c'era «Una sufficiente comprensione dell'opinione pubblica». Gli ambientalisti cittadini si scontrano sempre più spesso con i funzionari comunisti locali, il cui scopo è quello di attirare nuovi investimenti e fare guadagni nelle aree che governano.
Queste violente manifestazioni "ambientaliste" rischiano di rovinare la festa dell'avvicendamento della leadership cinese di quest'anno. Il governo centrale ha promesso di ripulire i cieli e corsi d'acqua della Cina e cerca sempre di apparire sensibile alle lamentele riguardanti l'inquinamento. Il camaleontico Quotidiano del Popolo ora dice che le crescenti proteste per l''inquinamento industriale potrebbe fornire alla Cina la possibilità di uscire dalla dipendenza dall'industria pesante ed inquinante per avviarsi verso industrie meno inquinanti.
Ma l'organo del Partito comunista non può far fina che molti dei progetti che hanno fatto inferocire i cittadini non siano stati approvati da governi locali retti dallo stesso Partito senza consultare la gente. Ora cerca di dare la linea e sottolinea che «Tali proteste di alto profilo hanno evidenziato la necessità di promuovere l'interazione tra cittadini e governo nel valutare l'impatto ambientale delle proposte di progetti industriali».

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