[28/08/2012] News

Il disastro ambientale petrolifero di Rosneft in Siberia e nell’Estremo Oriente russo

Nel 2011 ben 3.624 sversamenti petroliferi solo nella Regione autonoma dei Khanty Mansi

Mentre proseguono le azioni di disturbo di Greenpeace alle attività di perforazione petrolifera nell'Artico russo, continua a far discutere l'indagine del quotidiano Vedemosti che ha reso noto un dossier del  Servizio federale russo per la supervisione dell'uso delle risorse naturali  (Rosprirodadzor) che accusa il gigante petrolifero statale Rosneft di essere la causa dei peggiori sversamenti di petrolio avvenuti nella Regione autonoma dai Khanty Mansi, in  Siberia Occidentale. I campi petroliferi della Rosneft responsabili del 75% degli sversamenti registrati nel 2011 sono quelli alla foce del fiume Ob, l'area dove viene prodotto il 51% del petrolio russo.  

Da maggio Rosneft ha un accordo con il gigante norvegese Statoil per esplorare giacimenti petroliferi in   centinaia di migliaia di Km quadrati  nella regione del Mare di Barents. L'accordo, firmato a maggio in presenza del neo-presidente russo Vladimir Putin, ora è fortemente contestato in Norvegia perché pone il problema di come un'impresa pubblica possa condividere progetti con una compagnia statale russa che problemi ambientali così grandi e che si estendono ben oltre i confini della regione dei Khanty Mansi. Ad esempio, nel 2000 le attività di Rosneft nelle isole Sakhalin, nell'Estremo Oriente russo, hanno causato un disastro ambientale che continua, tanto che le associazioni ambientaliste russe hanno chiesto che Rosneft venga esclusa dagli  sponsor dei Giochi Olimpici invernali del 2014 di Sochi.

Critiche che pesano, tanto che Statoil ha restituito ad un altro gigante energetico statale russo,  Gazprom, la sua quota del 24% nel famigerato campo di gas condensato di Shtokman nel Mare di Barents, una mossa che è stata accolta con entusiasmo dall'opinione pubblica norvegese, facendo guadagnare 2 punti in borsa alla Statoil.  Anche se il portavoce di  Statoil, Bård Pedersen ha detto a  Bellona News: «Siamo ancora in trattative con Gazprom per trovare una via da seguire per sviluppare proficuamente la fase 1 del progetto Shtokman. Il lavoro congiunto di esplorazione sarà condotto in conformità con le norme di sicurezza ed i requisiti di Statoil. L'accordo di esplorazione di maggio è l'unica attività di cooperazione a cui Statoil partecipa con Rosneft», ma era chiaro che i norvegesi erano contenti che Statoil si fosse tirata fuori da un'impresa molto rischiosa per l'ambiente.

Il 30 agosto i partner stranieri del progetto Shtokman si riuniranno per correre ai ripari dopo la defezione norvegese e fonti russe fanno sapere che Gazprom è fortemente favorevole all'ingresso della Shell nel progetto, offrendo così a Statoil una onorevole via d'uscita.

Il presidente dell'Associazione ambientalista norvegese-russa Bellona, Frederic Hauge, sottolinea che «il triste record ambientale di Rosneft, come evidenziato in questo nuovo rapporto, è stato un record pubblico per un decennio. Chiaramente non hanno alcun riguardo per l'ambiente russo. La prevista cooperazione di Statoil con Rosneft comporta un'approvazione norvegese delle terribili e negligenti politiche ambientali della Russia. Il management Statoil conosce molto bene quale tipo di programma di bonifica del petrolio rappresenti il programma di Rosneft, non è un programma che si basa su motivazioni ambientale o etiche,  ma piuttosto sul  "drill baby drill", con dannate conseguenze».

Le rivelazioni di Vedomosti si basano su un documento trapelato dall'interno di Rosprirodnadzor, un fatto molto imbarazzate per l'agenzia statale russa che sta partecipando alacremente alla campagna voluta da Putin per tenere sotto controllo le notizie ambientali più preoccupanti. Ma a confermare tutto è stato Yuri Trutnyev, ex capo del Rosprirodnadzor, che ha visitato la regione dei Khanty Mansi ad aprile, che ha descritto così la drammatica situazione dell'area: «Il terreno è praticamente invaso dal petrolio. Non abbiamo dovuto cercare luoghi contaminati, abbiamo dovuto cercare territori che non fossero influenzati dall'inquinamento. C'erano ovunque fiumi, laghi e pozze di petrolio e resti di incidenti abbandonati con noncuranza». Il pericolo più grande di questi continui sversamenti è che il greggio raggiunga il fiume Ob, uno dei più grandi del pianeta, e da qui arrivi fino ai delicatissimi ecosistemi dei mari di Barents e Kara.

Nonostante questo il rapporto rileva che il numero totale di fuoriuscite di petrolio causate dalle 4 società che lavorano nel Khanty Mansi è sceso dalle 4.797 del 2009 alle 3.624 nel 2011, con un decremento di quasi un quarto. Secondo il rapporto, la Lukoil è l'impresa che se l'è cavata meglio nella lotta contro gli sversamenti: nel corso dei tre anni di studio i suoi incidenti sono calati a 117 nel 2009 a 46 nel 2011. Rosneft invece ha abbattuto la sua percentuale di disastri solo del 20% arrivando a 2.727 fuoriuscite totali nel  2011, la maggior parte avvenute nella regione dei Khanty Mansi. Il rapporto Rosprirodnadzor indica la compagnia petrolifera statale come responsabile del 75% di tutti gli sversamenti, 160 volte più degli incidenti provocati dalla Surgutneftegaz, che nel 2011 ha provocato "solo" 17 sversamenti.

Se calano il numero di incidenti non cala altrettanto  quantità di greggio sversato nel Khanty Mansi: nel 2009 erano 5.781 tonnellate, nel 2011 sono scese a 5.289 tonnellate, appena l'8,5% in meno. Da sola Rosnft nel 2010 avrebbe sversato 3.737 tonnellate di greggio, 0,03 tonnellate per ogni mille tonnellate estratte. La Tnk-Bp nel 2010 aveva tasso di fuoriuscite di 0,014 tonnellate per mille estratte, due volte meno di Rosneft. Il 2010 è l'unico anno per il quale sono disponibili dati di questo tipo. Lukoil e Surgutneftegaz non hanno pubblicato i dati sulle tonnellate di petrolio sversate.

Il record di sversamenti di Rosneft può essere in gran parte attribuito ai suoi scarsi investimenti nella sicurezza ambientale: nel 2011 ha speso 17,5 miliardi di rubli (551,7 milioni dollari) per il miglioramento dell'ambiente, Tnk-Bp ha investito 26,1 miliardi di rubli (897 milioni dollari). Secondo Rosprirodadzor, i miglioramenti ambientali dovrebbero  includere la riparazione di oleodotti che perdono e la manutenzione e l'aggiornamento delle infrastrutture di epoca sovietica.

Molte associazioni ambientaliste, comprese Wwf e Greenpace, accusano Rosneft di essersi lasciata dietro la rovina ambientale a Sakhalin: greggio e prodotti petroliferi hanno inquinato massicciamente i fiumi dove si riproducono i salmoni ed i golfi e la costa del Mare di Okhotsk, preziosi per la pesca e la riproduzione di moltissime specie animali. Ad esempio, il fiume Tom è stato interessato da una marea nera così gigantesca da trasportare inquinanti fino al golfo di Nyinsk, nel nord del Giappone e la contaminazione diffusa sta colpendo i mezzi di sostentamento dei pescatori locali e delle popolazioni indigene.

Bellona sottolinea che «i progetti petroliferi, che sono il ​​pomo ambientale della discordia dagli inizi del 2000, sono una minaccia anche per la rara popolazione di balene grigie della regione. Rosneft, nonostante gli appelli al governo dai gruppi ambientalisti, ha condotto test sismici durante il culmine della stagione degli amori delle balene grigie, scacciando la specie dalle sue zone di riproduzione». Le Ong ambientaliste hanno sottolineato che i test sismici hanno violato non solo le leggi ambientali russe, ma anche gli impegni presi da Rosneft a livello internazionale per ridurre al massimo il danno ambientale durante lo sviluppo dei suoi progetti. 

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