[05/09/2012] News

Climate change talks di Bangkok le proposte Usa fanno arrabbiare tutti

Dinamicitą e flessibilitą, scuse per rinegoziare gli obiettivi di riduzione dei gas serra

Fino al penultimo giorno la  delegazione statunitense ai climate change talks di Bangkok aveva mantenuto un basso profilo, poi è riuscita a far arrabbiare praticamente tutti.  I negoziatori Usa sono stati accusati di voler minare i negoziati internazionali sul clima dopo che Jonathan Pershing ha sostenuto che un nuovo accordo dovrebbe imparare da quelli che ha definito gli errori del protocollo di Kyoto, sostenendo che «La rigidità del protocollo ha garantito il suo fallimento», che gli Usa non abbiano mai aderito a Kyoto è un particolare da sempre insignificante per gli americani.

Le delegazioni dei Paesi in via di sviluppo e gli europei sanno che quando gli statunitensi usano la parola  "dynamic" si riferiscono alla loro convinzione, condivisa con le monarchie petrolifere arabe, i canadesi, i russi e i giapponesi, che  un nuovo trattato deve essere in grado di reagire ai cambiamenti della crescita economica e dello sviluppo di un Paese.  Il G77, il gruppo Africa e quello dei piccoli Stati insulari descrivono l'utilizzo di questo termine ambiguo come una tattica negoziale per ottenere il più spazio di manovra possibile.

L'intervento di Pershing ha lasciato di stucco molti delegati che contavano sul sostegno dato dagli Usa alla Duban Platform approvata faticosamente nel 2011 dalla Cop 17 Unfccc in Sudafrica e che ha cme elemento centrale la sua stipula di «Uno strumento giuridico o un esito giuridico».

Climate action network da Bangkok, ha commentato: «Vorremmo suggerire che la prossima volta che il dottor Pershing sente il bisogno di fare ancora un altro commento circa la rapidità e l'efficacia degli accordi qui all'Unfccc, di fermarsi e pensarci a lungo, è difficile vedere quel che stanno facendo gli Stati Uniti, rispetto alla loro parte di sforzo globale per affrontare la minaccia urgente del cambiamento climatico. L'asserzione che accordi top-down producono risultati poco ambiziosi è priva di senso. E' ovvio che investimenti complementari a sostegno del cambiamento nell'economia reale sono fondamentali per cambiare la percezione di un Paese del suo interesse nazionale. Ma gli accordi top-down sono essenziali per incentivare l'ambizione».

Ad agosto il principale negoziatore climatico Usa, Todd Stern, aveva irritato molti suoi colleghi dicendo che l'obiettivo di mantenere il riscaldamento globale al di sotto dei 2° C sia irraggiungibile e che avrebbe portato a un punto morto.  «Gli obiettivi climatici a livello internazionale sono stati imposti in modo irrealistico e i colloqui dovrebbero concentrarsi sulla realizzazione di una struttura flessibile in grado di supportare meglio i programmi nazionali di riduzione delle emissioni - ha detto Stern - E' più importante iniziare subito con un regime che può farci andare nella giusta direzione e che sia costruito in modo massimamente favorevole ad aumentare l'ambizione, stimolando l'innovazione e la costruzione di volontà politica». Stern poi ha detto di essere stato frainteso, ma ha sottolineato la necessità che i  colloqui siano "flessibili", lo stesso termine utilizzato dai negoziatori Usa a Bangkok.

La posizione Usa non ha avuto molti sostenitori: Australia e Norvegia si sono dette d'accordo sul fatto che la flessibilità e un accordo dinamico sono utili, ma hanno sottolineato l'importanza di una conclusione dei negoziati giuridicamente vincolante. I Paesi in via di sviluppo sono molto arrabbiati con gli Usa e continuano a premere per un nuovo Protocollo o per un nuovo "legal agreement", rispettando pienamente la Durban Platform che prevede un percorso verso un nuovo accordo giuridicamente vincolante sul cambiamento climatico che entrerà in vigore entro il 2020.

La posizione degli Usa sembra destinata ad inasprire i sospetti verso un Paese che ha già cercato di  annacquare ogni nuovo trattato, dando ai Paesi la "flessibilità" di rinegoziare gli obiettivi di riduzione delle emissioni quando lo ritengono necessario.

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