[05/09/2012] News

Oxfam: clima estremo, costi estremi. Il cambiamento climatico minaccia il futuro alimentare del mondo

L’impatto dei cambiamenti climatici sui prezzi del cibo rischia di essere maggiore di quanto stimato finora

Oxfam ha presentato oggi il nuovo rapporto "Clima estremo, prezzi estremi - Quanto costa nutrire un mondo in ebollizione?" che rivela per la prima volta in che modo gli eventi climatici estremi come siccità e alluvioni possono incrementare nel prossimo futuro i prezzi del cibo.

L'Ong non nasconde la sua delusione per i negoziati Unfccc sul clima che si concludono oggi a Bangkok con pochissimi segnali di progresso e il suo rapporto arriva alla vigilia delle presentazione dei dati Fao sull'evoluzione dei prezzi alimentari in seguito alla peggiore siccità che abbia colpito gli Stati Uniti d'America negli ultimi 60 anni. Il rapporto Oxfam fa parte della sua campagna "Coltiva" che punta a «Creare un mondo in cui tutti hanno da mangiare a sufficienza, sempre».

Ma quel mondo sembra ancora molto lontano. Secondo l'Ong internazionale «siccità e alluvioni possono far schizzare alle stelle il prezzo di alimenti base, mettendo a rischio la sopravvivenza di milioni di persone: l'impatto dei cambiamenti climatici sui futuri prezzi del cibo rischia di essere maggiore di quanto stimato dalla scienza fino ad oggi». Il rapporto sottolinea che «le ricerche condotte finora tendono a considerare solamente gli impatti graduali, come l'aumento della temperatura e la discontinuità delle piogge». La ricerca di Oxfarm va oltre  questo approccio, «guardando all'impatto degli eventi climatici estremi sui prezzi del cibo nel 2030». E proprio entro il 2030 «il pianeta potrebbe essere ancora più vulnerabile a siccità come quella che colpisce oggi gli Stati Uniti, con una maggiore dipendenza dalle esportazioni Usa di grano e mais e un clima che renderà ancora più alta la probabilità di siccità in Nord America».

In un approfondimento del dossier si legge che «quando un evento climatico genera brusche impennate dei prezzi locali o regionali, le persone che vivono in povertà spesso devono affrontare un doppio shock: devono far fronte ad un aumento dei prezzi in un momento in cui gli eventi climatici estremi possono anche aver distrutto i loro beni, i loro raccolti o averli spogliati dei loro beni. L'emergenza nel Corno d'Africa del 2011 e la crisi alimentare nel 2012 in Sahel mostrano come questo mix tossico può portare alla fame di massa. Pastori e piccoli agricoltori sono colpiti duramente in entrambe le regioni, dove la perdita di bestiame e coltivazioni ha diminuito il cibo a loro disposizione e drasticamente ridotto il valore delle loro attività così che non possono neppure permettersi di acquistare il cibo. Ciò è mostrato nella flessione dei termini di scambio vissuta dai pastori in tutto il Sahel: nel mese di giugno 2011 a Bandiagara, Mali, una pecora è stata scambiata per 267 kg di miglio.  Un anno più tardi, il valore della pecora è sceso a 126 kg».

Il dossier di Oxfam presenta diversi scenari per il 2030 ed evidenzia che «anche ipotizzando uno scenario non drammatico, un'altra siccità negli Usa entro il 2030 potrebbe far aumentare il prezzo del mais fino al 140% e al di sopra dei prezzi medi del cibo, che saranno probabilmente già il doppio rispetto ai prezzi attuali. La siccità e le alluvioni nell'Africa del sud potrebbero far aumentare il prezzo di vendita di mais e di altri cereali grezzi fino al 120%. Picchi dei prezzi di questa intensità significherebbero che oggi il costo di un sacco da 25 kg di farina di mais - quantità con cui si nutre una famiglia povera in Africa per circa 2 settimane - si aggirerebbe tra 18 e i 40 dollari. Una siccità in India e alluvioni estese nel Sudest asiatico potrebbero portare il prezzo del riso sui mercati globali ad aumentare del 22%. Questo potrebbe far salire i prezzi di oltre il 43% in paesi importatori di riso come la Nigeria, uno dei più popolosi dell'Africa».

Elisa Bacciotti, responsabile della campagna "Coltiva" per Oxfam Italia, avverte: «Aumenti di prezzo come questi sarebbero un colpo mortale per i più poveri della terra, che spendono fino al 75% dei loro guadagni in cibo. Sentiremo tutti l'impatto degli aumenti dei prezzi, ma i più poveri saranno quelli maggiormente colpiti».

L'associazione internazionale ricorda inoltre che «Il potenziale impatto di eventi meteorologici estremi sui futuri aumenti dei prezzi degli alimenti non è presente nel dibattito odierno sui  cambiamenti climatici. La Bacciotti conclude: «Mentre le emissioni continuano ad aumentare, le condizioni meteorologiche estreme negli Stati Uniti e altrove sono un preavviso di come sarà il nostro sistema alimentare in un futuro mondo surriscaldato. Il nostro pianeta si sta dirigendo verso un riscaldamento globale medio di 2,5 - 5° C in questo secolo. È tempo di affrontare ciò che questo significa per la fame e la malnutrizione di milioni di persone sul nostro pianeta».

 

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