[24/10/2012] News

Una rivoluzione energetica green vale 500mila posti di lavoro solo in Europa

In Europa se le fonti energetiche rinnovabili e l'efficienza energetica sostituissero il  nucleare e le fonti fossili nella scala delle priorità, si potrebbero ottenere quasi 500mila nuovi posti di lavoro nel settore energetico green entro il 2020.

Questo dato emerge dal  rapporto europeo 2012 "Energy [R]evolution A sustainable EU 27 energy outlook", elaborato per conto di Greenpeace ed Erec (European renewable energy council) dal Centro nazionale tedesco per l'aerospazio, l'energia e i trasporti (Dlr). Tra gli altri benefici di questa rivoluzione energetica i risparmi a lungo termine per i consumatori e un freno ai cambiamenti climatici.

«Le rinnovabili sono in Europa la fonte energetica che cresce di più, in gran parte grazie agli obiettivi europei che ci siamo posti - ha dichiarato Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo di Greenpeace Italia -  Stiamo arrivando però rapidamente a un punto di svolta. E' possibile diminuire la dipendenza dai combustibili fossili con le rinnovabili e senza bisogno di andare a cercare il petrolio a mare come vuole fare il Governo Monti. Abbiamo dunque bisogno di un fermo impegno europeo e politiche coerenti nei Paesi membri per proseguire sulla strada della rivoluzione energetica. In questo senso anche la Strategia energetica nazionale va corretta».

Il rapporto, analizzando anche i limiti delle fonti fossili, descrive come l'Ue possa raggiungere un sistema energetico più sostenibile con profondi cambiamenti tecnologici, ma anche sociali e culturali. I numeri a favore delle rinnovabili non sono ormai in discussione. Nell'Ue, il consumo totale di energia nel 2008 è sceso da 75.362 PJ/a a 73.352 PJ/a nel 2010, ma il consumo di energia rinnovabile è passato, nello stesso periodo, da 6.000 PJ/a a 7.200PJ/a. Nel 2010 le rinnovabili hanno soddisfatto il 12,5% dei consumi energetici del continente, sorpassando così gli obiettivi intermedi (10,7%) fissati dalla Direttiva rinnovabili. Tra i molti dati presentati dal rapporto, spiccano quelli sulla convenienza economica della transizione a un'economia decarbonizzata e quelli, paralleli, sui vantaggi occupazionali. Rispetto agli scenari di riferimento (sviluppati dall'International Energy agency), il costo dell'energia nello scenario Energy [R]evolution EU27 sarebbe inferiore di 0,0048€/kWh, al 2050, con una riduzione dei costi complessivi dell'energia nell'Ue del 16%.

Nello scenario di riferimento questi costi passerebbero dai 300 miliardi di euro di oggi a circa 568 miliardi, nel 2050. E' vero che la rivoluzione energetica richiede investimenti iniziali maggiori, rispetto allo scenario di riferimento, hanno spiegato gli estensori del rapporto, ma (a parte i citati benefici ambientali e sanitari, troppo spesso non contabilizzati) i vantaggi economici sarebbero comunque tali da ricompensare ampiamente questi sforzi. Ad esempio, con i soli risparmi derivanti dal mancato acquisto di combustibili fossili (quasi sempre dall'estero) si arriverebbe a 3.010 miliardi di euro nel 2050, cioè 75 miliardi di euro l'anno in media. Praticamente il doppio degli investimenti che servono e che creerebbero mezzo milione di posti di lavoro in più, rispetto allo scenario di riferimento, entro il 2020.

 «Ogni aumento di un euro del prezzo del petrolio  costa oltre 400 milioni di euro al mese ai consumatori europei - ha spiegato Sven Tesk, esperto di politiche energetiche di Greenpeace International - L'Ue può dimezzare questa dipendenza entro il 2030 con più efficienza e più rinnovabili».

Per realizzare la rivoluzione energetica Greenpeace ed Erec propongono quindi all'Ue e agli Stati membri un percorso in quatto fasi: 1- Adottare obiettivi legalmente vincolanti per la riduzione delle emissioni, l'efficienza energetica e le rinnovabili (impegnarsi nella riduzione delle emissioni almeno del 30%, al 2020; definire un obiettivo vincolante del 45% di energia da rinnovabili, al 2030; definire obiettivi vincolanti al 2030 anche per l'efficienza energetica) 2- Rimuovere le barriere per lo sviluppo di un sistema energetico rinnovabile e efficiente (riformare il mercato dell'elettricità e la gestione della rete; eliminare progressivamente tutti i sussidi e le varie forme di sostegno a tecnologie energetiche e di trasporto che siano pericolose per l'ambiente; eliminare progressivamente l'uso di energia nucleare ed eliminare le scappatoie relative allo smaltimento delle scorie) 3- applicare politiche efficaci per una economia basata su energia sostenibile (aggiornare l'Emission trading scheme dell'Ue; applicare in modo efficace gli standard europei sui carburanti; sostenere le rinnovabili e applicare la Direttiva Rinnovabili; applicare la Direttiva sull'Efficienza energetica e definire standard di efficienza per i veicoli, per gli apparecchi di consumo, per gli edifici e per la produzione di energia; avviare una tassazione "verde" europea robusta e armonizzata) 4- assicurare che la transizione a un'economia decarbonizzata sia adeguatamente finanziata (mettere al centro della Cornice finanziaria pluriennale gli interventi per il clima e le energie rinnovabili; sostenere l'innovazione e la ricerca nei settori dell'efficienza e delle rinnovabili; creare un Fondo per l'innovazione industriale).

 «Questa chiarezza serve per dare fiducia agli investitori, fornire uno stimolo all'industria e sostenere la creazione di nuovi posti di lavoro e l'innovazione tecnologica come risposte alla crisi economica», ha concluso Josche Muth, segretario generale dell'Erec.

 

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