[26/10/2012] News

Terremoti, per Legambiente «prevenzione e monitoraggio del patrimonio edilizio unica via contro rischio sismico»

Realacci, dopo terremoto nel Pollino: «Estendere 55% a interventi antisismici»

Dopo la discussa sentenza sul terremoto de L'Aquila che ha diviso la politica e scosso il mondo scientifico italiano, e dopo il sisma registrato stanotte tra Calabria e Basilicata, interviene il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza, ricordando che «la vera opera di prevenzione di cui il nostro Paese ha assolutamente bisogno per fronteggiare il rischio simico passa da una valutazione seria della condizione del nostro patrimonio edilizio. Più che pretendere dalla comunità scientifica un ruolo da indovini per prevedere l'impossibile, definendo quando e dove arriverà una forte scossa di terremoto, è più urgente e sensato avviare le necessarie verifiche della tenuta statica degli edifici, a partire dalle strutture pubbliche sensibili come gli ospedali e le scuole. Pensare di evacuare preventivamente territori e intere città è ipocrita: il vero problema sono gli edifici fragili e mal costruiti».

Per il Cigno Verde «Quello della sicurezza è un tema che riguarda tutto il Paese e che deve essere affrontata in modo concreto e sistematico». L'ultimo rapporto Ecosistema Scuola di Legambiente rivela che  «oltre il 60% del patrimonio edilizio scolastico è precedente al 1974, anno di entrata in vigore delle norme sulle edificazioni nelle zone a rischio sismico, il 36,5% degli edifici necessita di manutenzione urgente, solo il 10% è costruito con criteri antisismici e solo il 54% possiede il certificato di agibilità».

Simone Andreotti, responsabile Legambiente Protezione civile, sottolinea che «Il nostro Paese ha subito, negli ultimi decenni, una cementificazione incontrollata in cui anche le illegalità connesse al ciclo del cemento, l'utilizzo di materiali scadenti e in alcuni casi addirittura di cemento depotenziato, contribuiscono ad aggravare il rischio a cui siamo quotidianamente esposti. Solo considerando in maniera seria le opportunità che le nuove tecniche di edificazione ci offrono, avviando indagini di microzonazione sismica per conoscere gli effetti delle onde dei terremoti in una determinata porzione di territorio, sarà possibile prendere opportune e realistiche misure di prevenzione».

Cogliati Dezza conclude: «La conoscenza e la consapevolezza della fragilità del nostro patrimonio edilizio e il conseguente risanamento delle situazioni più a rischio costituiscono l'unico modo per provvedere alla sicurezza dei cittadini, con l'opportunità di contribuire pure al rilancio del comparto edilizio con una prospettiva e una mentalità nuove, che non punti più su ulteriori cementificazioni ma sul risanamento e la ristrutturazione di qualità dell'esistente».

La posizione dell'associazione ambientalista trova decisa risonanza anche nelle parole di Ermete Realacci, responsabile green economy del Pd che, commentando commentato il terremoto registrato questa notte in Calabria e Basilicata, afferma: «Il forte sisma che questa notte ha fatto tremare il Pollino conferma l'assoluta necessità di occuparsi seriamente di prevenzione in un Paese dal territorio fragile come il nostro. Proprio per questo da tempo abbiamo chiesto di stabilizzare il credito di imposta del 55% per l'edilizia e di estenderlo anche al consolidamento antisismico del patrimonio edilizio esistente, nonché di rivedere il patto di stabilità per gli enti locali che hanno risorse da investire nella messa in sicurezza degli edifici pubblici, a partire dalle scuole e degli ospedali. Una via percorribile da subito per mettere al sicuro gran parte della popolazione, ma anche per rilanciare un'economia legata all'edilizia di qualità, attivare il sistema delle piccole e medie imprese e produrre un rilevante effetto sul terreno occupazionale»

E sulla relazione tra prevedibilità dei terremoti e valutazioni scientifiche si sbilancia anche Franco Gabrielli, capo della Protezione Civile Nazionale,oggi in audizione presso la Commissione Ambiente della Camera: «Chiedo con forza che si arrivi quanto prima ad una norma che consenta agli scienziati di poter svolgere il loro lavoro delicato in modo sereno. C'è un capo di imputazione che è assolutamente speculare al dispositivo della sentenza.  Il fatto che sette persone con ruoli diversi siano state punite alla stessa maniera rivela che c'è un problema: o pensiamo che siamo in mano a folli o, molto più semplicemente, c'è un problema di definizione delle responsabilità. Ciò non significa salva questo o salva quest'altro, ma semplicemente significa far lavorare con serenità la comunità scientifica. Viviamo una condizione di grande deficienza: dobbiamo ricostruire e rigarantire il rapporto con la comunità scientifica che si è incrinato. Queste persone credo che abbiano il diritto di essere almeno tutelate dall'Avvocatura dello Stato. Il Parlamento affronti il tema della definizione di una soglia di responsabilità che tuteli il mondo della scienza che si presta a fornire un contributo di conoscenza alla Protezione Civile».

 

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