[30/10/2012] News

Per uscire dalla crisi necessaria riforma "verde" della Politica agricola comune

Ieri a Roma, presso la rappresentanza in Italia della Commissione europea si è tenuto il convegno  "Cambiare la Pac per un'agricoltura in grado di riconciliare economia ed ecologia" organizzato da Aiab, Associazione per l'Agricoltura Biodinamica, Fai, Federbio, Fondazione italiana per la ricerca in agricoltura biologica e biodinamica, Italia Nostra Legambiente, Lipu,  Pro Natura, Società iItaliana ecologia del paesaggio, Touring Club italiano e Wwf, che si sono confrontate con Coldiretti, Confagricoltura e Cia, i rappresentanti delle Regioni e del ministero delle politiche agricole.

Le associazioni sono partite dal fatto che «La crisi economica colpisce un'agricoltura già fortemente attraversata da una profonda crisi strutturale. Ai dati del censimento dell'agricoltura, che evidenziano in Italia la perdita in 10 anni del 32,2% delle aziende (- 25% in Europa), si uniscono diverse analisi dedicate al settore che mostrano negli anni 2008-2009 un calo del 25,3% del reddito delle imprese agricole (-12,2% in Europa) recuperato solo in minima parte nel 2010. La crisi agricola di oggi è il punto di arrivo di un modello di sviluppo non più sostenibile e che vede nei sistemi agricoli e di produzione del cibo i settori dove maggiormente esplodono le contraddizioni di un tale modello di sviluppo. Contemporaneamente però, l'agricoltura è il settore che più di altri ha già realizzato attività innovative per la costruzione di un modello di produzione e consumo basato su una visione avanzata della sostenibilità in grado di garantire al tempo stesso efficienza economica, equità sociale e tutela e valorizzazione delle risorse naturali e del paesaggio. Quello che oggi, infatti, appare con esemplare evidenza è che ciò che è meglio sul piano ecologico lo è anche sul piano agronomico ed altrettanto sul piano economico e sociale e la strada maestra che ci viene indicata dagli scenari attuali è di puntare per il futuro in modo deciso sulla diversificazione, la sostenibilità e la multifunzionalità. La crisi strutturale nella quale siamo immersi impone di dare una priorità assoluta nell'uso delle risorse pubbliche a obiettivi pubblici come la salvaguardia dell'ambiente e dell'occupazione. Un forte tessuto di imprese multifunzionali, ad alta intensità di lavoro, è la strada migliore per perseguire questo obiettivo».

Dal convegno è emersa la necessità di una riforma "verde" della Politica agricola comune (Pac) per fronteggiare la crisi economica ed ecologica, «Dirottando i finanziamenti dalle produzioni intensive ad alto impatto ambientale alle piccole aziende agricole multifunzionali, in grado cioè di garantire modelli di produzione e di consumo sostenibili e fornire servizi ambientali e sociali economicamente efficienti e rispettosi della biodiversità, delle risorse naturali e del paesaggio».

Secondo il documento approvato dalle associazioni, «Gli aiuti distribuiti fino ad oggi alle imprese agricole dall'Unione Europea attraverso la propria Pac hanno favorito produzioni intensive ad alto impatto ambientale senza garantire la loro sostenibilità economica. Le aziende che hanno ricevuto la maggior parte dei fondi comunitari sono infatti quelle di grandi dimensioni, monoculturali, che producono merci indifferenziate ma che realizzano un reddito netto più basso. Le aziende agricole che reggono meglio l'impatto della crisi sono invece le aziende diversificate, multifunzionali, che realizzano attività innovative per la costruzione di un modello di produzione e consumo basato sulla sostenibilità ambientale. Ci troviamo di fronte ad un paradosso: le imprese che hanno sostegni dalla Pac non hanno futuro sul piano economico e le imprese che invece possono avere un futuro non hanno sostegni. La riforma della Pac per il periodo 2014 - 2020, in discussione al Parlamento europeo, deve affrontare questo paradosso.  Per quanto riguarda il primo pilastro della Pac e l'aiuto disaccoppiato, è necessario orientarsi verso soluzioni che consentano la remunerazione della produzione di beni pubblici con chiari obiettivi legati alla sicurezza e alla sovranità alimentare, alla mitigazione e adattamento al cambiamento climatico, alla protezione delle funzioni degli ecosistemi, alla protezione delle risorse naturali (acqua, suolo, ecc.), alla messa in sicurezza del territorio, alla creazione di opportunità di lavoro ed al rafforzamento del tessuto sociale delle aree rurali. Per quello che riguarda il secondo pilastro della Pac, il riferimento fondamentale deve essere il perseguimento di strategie individuali e collettive per la diversificazione delle produzioni, dei mercati, delle funzioni, integrando la produzione di beni privati con la produzione di beni pubblici per una rinnovata economia locale sostenibile attraverso una nuova integrazione città-campagna». 

Il documento sottolinea che «In questo scenario l'agricoltura biologica assume un ruolo completamente nuovo rispetto al passato, utile per il futuro di tutta l'agricoltura, diventando metodo produttivo centrale dal quale partire per un nuovo modello di  riferimento basato su valori etici e sociali e sulla tutela dei beni pubblici. Sono, infatti,  proprio le aziende biologiche che attraverso la diversificazione (base fondante dei principi del biologico) hanno saputo interpretare la multifunzionalità in misura maggiore rispetto alle altre e che oggi si dimostrano più resilienti anche sul piano economico e in sintonia maggiore con l'ambiente e i bisogni dei cittadini».

Le associazioni pensano che il dibattito al Consiglio europeo dei ministri dell'agricoltura sia stata un'occasione persa: «Le proposte della Pac per il periodo 2014 - 2020  presentate dalla Commissione Europea nell'ottobre 2011 contenevano alcune importanti innovazioni rispetto al passato insieme ad altri aspetti da considerarsi invece insufficienti e che necessitavano ulteriori approfondimenti e miglioramenti per poter realizzare una riforma adeguata alle esigenze di profondo cambiamento che i tempi attuali richiedono. Visto il dibattito in corso al Parlamento europeo e le proposte del Consiglio europeo dell'agricoltura si rischia invece di fare ulteriori passi indietro e far diventare la riforma un'occasione persa per l'affermazione di una nuova agricoltura in grado di riconciliare economia ed ecologia. La crisi strutturale nella quale siamo immersi impone di dare una priorità assoluta nell'uso delle risorse pubbliche ad obiettivi di interesse collettivo come la salvaguardia dell'ambiente, i servizi sociali nelle aree rurali, la creazione di nuova occupazione per i giovani. Promuovere e sostenere le imprese agricole multifunzionali, che alla produzione di cibo associano la fornitura di servizi ambientali e sociali creando lavoro qualificato, è la strada migliore per perseguire questi obiettivi».

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