[22/11/2012] News

Rapporto Unep: si amplia il gap tra emissioni di gas serra e iniziative per ridurle

Con gli impegni attuali aumento delle temperature da 3 a 5°C nel corso del XXI secolo

L'United Nations environment programme (Unep) e l'European climate foundation (Ecf) hanno presentato "l'Emissions Gap Report 2012", al quale hanno collaborato 55 scienziati di più di 20 Paesi. In sintesi, lo studio afferma che, mentre si avvicina la Conferenza delle parti dell'United Nations framework convention on climate change (Unfccc) di Doha, «Il gap in materia di riduzione delle emissioni si amplia» ma che «Limitare l'aumento medio delle temperature mondiali a 2°C resta realistico grazie all'enorme potenziale di riduzione delle emissioni del settore degli edifici, dei trasporti e della lotta contro la deforestazione, ma il tempo comincia a mancare. Senza  un intervento rapido, gli impegni attuali dei governi comporteranno un aumento delle temperature da 3 a 5° C nel corso del XXI secolo». Per questo «Gli sforzi sul cambiamento climatico devono essere intensificati ed accelerati più velocemente se il mondo vuole avere la possibilità di limitare l'aumento della temperatura media del pianeta a 2° C nel corso del XXI secolo».

Il rapporto dimostra che attualmente il livello delle emissioni di gas serra è superiore del 14% all'obiettivo previsto per il 2020 e «Invece di diminuire, la concentrazione di gas serra come il biossido di carbonio (CO2) aumenta nell'atmosfera: dal 2000, è aumentata di circa il 20%. Se le nazioni non prendono alcuna misura rapidamente, le emissioni dovrebbero raggiungere 58 gigatonnellate (Gt) entro 8 anni». Questo comporterà un gap ancora più forte di quello previsto dai precedenti Unep assessments del 2010 e del 2011, anche per le previsioni di crescita economica nelle principali economie in via di sviluppo ed al fenomeno chiamato "double counting" della compensazione delle emissioni. I precedenti rapporti di valutazione avevano sottolineato che «Le emissioni non devono superare le 44 Gt nel 2020 al fine di pervenire, ad un costo realistico, alle riduzioni ancora più importanti delle quali il mondo ha bisogno». L'Emissions Gap Report 2012 sottolinea: «Anche se tutti i Paesi rispettassero gli impegni più ambiziosi,  (conformemente alle norme più stringenti), il gap sarebbe di 8 Gt di CO2 equivalente entro il 2020. Sono 2 Gt in più di quel che prevedeva la valutazione dell'anno scorso, mentre un altro anno è quasi finito».

I Preliminary economic assessments del nuovo rapporto Unep/Ecf  evidenziano che «L'inazione comporterà dei costi, dopo il 2020 , suscettibili di essere dal 10 al 15% superiori se le riduzioni delle emissioni necessarie vengono rimandate ai decenni seguenti». Ma qualche speranza c'è: «Il forte potenziale di riduzione delle emissioni (in media 17 Gt di CO2) in settori come gli edifici, la produzione di energia e i trasporti, potrebbe permettere largamente di colmare questo gap entro il 2020. In parallelo, numerosi esempi di iniziative nazionali, che vanno dal miglioramento dei building codes ai fuel standards, possono contribuire allo sforzo internazionale, a condizione che siano intensificati e generalizzati».

Il direttore esecutivo dell'Unep, Achim Steiner, ha detto: «Due realtà si intrecciano in questo rapporto: colmare lo scarto in termini di riduzione delle emissioni resta realistico grazie alle tecnologie ed alle politiche attuali, mentre numerose iniziative stimolanti vengono messe in opera a livello nazionale in termini di efficienza energetica degli edifici, di investimenti nelle foreste per evitare le emissioni legate alla deforestazione o delle norme di emissioni riguardanti i novi veicoli. Inoltre, a livello mondiale, si osserva un aumento considerevole degli investimenti a favore delle nuove energie rinnovabili, che aumentano fino a 260 miliardi di dollari nel 2011. Ma d'altronde una transizione verso la green economy, vantaggiosa per tutti e low carbon, è fin troppo lenta e le chances di raggiungere l'obiettivo delle 44 Gt diminuiscono di anno in anno. Mentre i governi tentano di negoziare un nuovo accordo internazionale sul clima che entrerebbe in vigore nel  nel 2020, devono agire urgentemente onorando gli impegni finanziari, di trasferimento delle tecnologie ed altri impegni presi nel quadro dei trattati della Convenzione Onu sul clima. Esiste anche un vasto ventaglio di misure volontarie complementari in grado di colmare adesso il gap tra ambizioni e realtà ».

Secondo la segretaria esecutiva del'Unfccc Christiana Figueres, «Questo rapporto ci ricorda che il tempo comincia a mancarci, ma che i governi e le società dispongono sempre dei mezzi tecnici e degli strumenti politici per limitare l'aumento mondiale delle temperature a 2° C. I governi che si riuniscono a Doha per la  Cop 18 devono urgentemente applicare le decisioni esistenti al fine di operare una transizione più rapida verso un mondo resiliente e low carbon. Questo significa soprattutto: emendare il Protocollo di Kyoto, apportare una visione chiara del modo in cui bisogna ridurre le emissioni di gas serra prima e dopo il 2020  e, conseguentemente, consolidare il dispositivo istituzionale per aiutare i Paesi in via di sviluppo a rendere le loro economie più verdi e ad adattarsi, definendo allo stesso tempo le strategie per mobilitare i finanziamenti a lungo termine legati al clima dei quali hanno bisogno i Paesi in via di sviluppo. Inoltre, i governi devono rapidamente determinare come rivedere al rialzo le loro ambizioni». 

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