[27/11/2012] News

Ilva, a Taranto č stretta la strada per «tenere insieme lavoro, ambiente, salute»

«Teniamo i nervi saldi». Anna Maria Cancellieri, ministro dell'Interno, riassume così la tensione al calor bianco che aleggia attorno all'Ilva di Taranto, dopo che la proprietà ha deciso ieri di chiudere l'acciaieria in seguito agli arresti e ai sequestri portati avanti dalla magistratura. «La situazione è molto preoccupante - ha commentato il ministro Cancellieri - perché i posti di lavoro messi in discussione sono tantissimi, non sono solo quelli di Taranto ma riguarda anche l'indotto».

Anche il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola segue con apprensione gli sviluppi della mossa improvvisa della famiglia Riva, proprietaria dell'acciaieria. Il direttore dell'Arpa Puglia, Giorgio Assennato, in un'intervista a VanityFair.it precisa di non aver «mai subito alcuna pressione da parte di Nichi Vendola o di uomini del suo staff». Crolla dunque l'ipotesi delle presunte richieste di "ammorbidimento" nei confronti dei Riva portate avanti dallo stesso Vendola, che afferma: «La notizia del blocco delle attività dell'Ilva proietta sull'intera comunità nazionale l'ombra di un immenso dramma sociale con pesanti ricadute sull'intero sistema industriale nazionale. Lascia sgomenti l'atteggiamento di un'azienda che, sfuggendo al suo giudice naturale in quell'aula di giustizia in cui è imputata di gravi reati, prova a giocare la carta del "tanto peggio tanto meglio". Negli otto anni della mia amministrazione ci siamo sforzati di rompere un clima di omertà istituzionale, risalente agli inizi degli anni 60 e che ha attraversato le generazioni di tutte le istituzioni, per andare a vedere, assumendoci una gravosa responsabilità, gli effetti di un devastante inquinamento industriale. Abbiamo reagito proponendo innovazioni normative, in una materia dalla competenza esclusivamente statale, che costringessero l'azienda a fare i conti con le gravi ripercussioni ambientali e sanitarie del suo ciclo produttivo, ma lo abbiamo fatto sempre con la cautela di evitare che il processo di ambientalizzazione potesse trasformarsi in un devastante corto circuito. Abbiamo cercato cioè di evitare le scene drammatiche che probabilmente scorreranno sotto i nostri occhi. Ora tocca al governo coordinare tutti gli sforzi affinché si possa salvare un sito produttivo strategico e nello stesso tempo restituire a Taranto la salubrità e la serenità di cui ha bisogno».

Dura anche la posizione espressa dai senatori Pd Francesco Ferrante e Roberto Della Seta: «E' chiaro che se sono inaccettabili i ricatti e gli scambi tra lavoro, salute e ambiente attuati dall'Ilva, appaiono inopportuni, in un momento delicato come questo, gli atti di forza della magistratura che stanno rischiando di far precipitare la situazione. Noi auspichiamo che ci siano ancora i margini affinché il governo prenda in mano il timone di una vicenda che potrebbe avere conseguenze ancora più nefaste, sia dal punto di vista ambientale che occupazionale».

«Le dichiarazioni dell'azienda - proseguono i due senatori Ecodem - che oggi ha prima minacciato lo stop dell'area a freddo, non sottoposta a sequestro, e poi ha annunciato la chiusura dello stabilimento di Taranto, destano viva preoccupazione e si configurano come un ricatto inaccettabile. D'altro canto, tuttavia, è necessario sottolineare come, anche da parte della magistratura, che ha indagato e sta legittimamente sanzionando i colpevoli, sarebbe auspicabile un atteggiamento più responsabile. Il sequestro si sta infatti configurando come un alibi per l'azienda, che invece deve giocare a carte scoperte. L'auspicio è che le prescrizioni dell'Autorizzazione ambientale integrata costituiscano ancora una cornice adeguata alla ripresa delle trattative per addivenire ad una soluzione che tenga insieme salute dei cittadini, risanamento ambientale e posti di lavoro. Ribadiamo che quella della chiusura degli impianti di Taranto non costituisce una soluzione neppure sotto il profilo della tutela sanitaria e ambientale».

«Chiudere gli impianti dell'Ilva non è una soluzione. Migliaia di lavoratori verrebbero scaraventati in una situazione drammatica, e non sarebbero per questo risolti i problemi ambientali e sanitari - chiosa Fabrizio Vigni, presidente nazionale Ecologisti Democratici - L'azienda non può sottrarsi alle proprie gravi responsabilità rispondendo con ricatti inaccettabili. Al tempo stesso sarebbe opportuno che la Magistratura, che legittimamente deve fare il proprio mestiere e colpire i colpevoli, non determinasse situazioni che possono configurarsi come forzature. Il governo deve intervenire rapidamente per trovare una soluzione che, nell'ambito della Autorizzazione ambientale integrata, obblighi l'azienda a rispettare tutti gli impegni di risanamento ambientale, di bonifica dei siti e di salvaguardia della salute, e consenta in tal modo di tutelare anche l'occupazione e la produzione. Noi continuiamo testardamente a pensare che anche in casi pur complessi e drammatici come questi sia possibile tenere insieme lavoro, ambiente, salute. Ma ciò richiede una nuova politica industriale, totalmente incentrata sull'innovazione ecologica, che il nostro paese fino ad oggi purtroppo non ha avuto».

Una strada stretta da percorrere, ma che rappresenta una via obbligata, per quanto difficile. Lo ricorda anche il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, quando afferma semplicemente che «La situazione è troppo complicata per mandare messaggi». Molte sono state finora le parole spese attorno all'Ilva di Taranto, ma troppo pochi i fatti. 

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