[04/03/2013] News

Cop 16 Cites, gli impegni sul commercio di avorio? Troppo vaghi

Per le associazioni non si comincia bene

La 16esima Conferenza della parti della Convention on international trade in endangered species of wild fauna and flora (Cites) in corso a Bangkok si è aperta con un discorso della premier thailandese il primo ministro Yingluck Shinawatra che, pur segnando una svolta nell'atteggiamento della Thailandia verso il commercio di avorio, non ha convinto i rappresentanti delle associazioni ambientaliste che fino al 14 marzo presidieranno questo importante vertice per contrastare alcune proposte, appoggiarne altre e vigilare sul mantenimento degli impegni presi dai vari governi.

La giovane premier ha detto: «Dato che ci troviamo in Thailandia, vorrei cogliere l'occasione per concentrarmi sugli elefanti, in quanto sono molto importanti per la cultura tailandese. Nel corso della nostra storia, gli elefanti sono stati i pilastri dello sviluppo della nostra nazione. In passato, i nostri re hanno utilizzato gli elefanti per difendere la nostra indipendenza. Nei tempi moderni, la famiglia reale tailandese, in particolare, Sua Maestà la Regina, ha svolto un ruolo di primo piano nei progetti reali che restituiscono gli elefanti alla loro casa naturale. Questo è il motivo per il quale, come potete aver visto, l'elefante appare nelle nostre bandiere nazionali e alcuni di questi sono ancora ufficialmente utilizzati dalla Royal Thai Navy e gli ambasciatori tailandesi. Oltre ad essere parte della cultura thailandese, per noi è naturale proteggere gli elefanti semplicemente perché dobbiamo rispettare tutte le forme di vita e il loro habitat naturale. Proprio come gli esseri umani, gli elefanti hanno anche sentimenti ed emozioni, quindi, dobbiamo essere più attenti nel nostro trattare gli elefanti. È per questo che dobbiamo aumentare il numero di elefanti che vivono nel loro habitat naturale. Stiamo implementando i nostri obblighi Cites collaborando per combattere il traffico internazionale di avorio. Purtroppo, molti hanno usato la Thailandia come paese di transito per il commercio illegale di avorio internazionale. Le misure del governo per affrontare il problema sono i seguenti; Primo, il governo ha aumentato l'intelligence e la cooperazione doganale con i Paesi stranieri, il che ha contribuito a limitare il contrabbando di avorio di elefanti africani; Secondo, stiamo applicando rigorosamente i quadri giuridici, limitando l'offerta di prodotti in avorio solo a quelli a  base di elefanti addomesticati, il che è legale in base alla normativa vigente. E' anche legale utilizzare gli elefanti addomesticati come mezzi di trasporto locale nelle aree boschive collinari. Questo può essere fatto mediante l'applicazione di un sistema di registrazione completo sia per gli elefanti che per i prodotti d'avorio nazionali ed intensificare la lotta al commercio illegale dell'avorio e dei suoi prodotti; Terzo, come passo successivo ci adopereremo per modificare la legislazione nazionale con l'obiettivo di mettere fine al commercio di avorio e per essere in linea con le norme internazionali. Questo ci aiuterà a proteggere tutte le forme di elefanti della Thailandia, tra gli elefanti selvatici ed addomesticati, e quelli dall'Africa. Ancora una volta, devo sottolineare che nessuno si preoccupa di più degli elefanti del popolo Thai. Siamo pronti a lavorare in collaborazione con tutte le parti interessate, dalla società civile, alle  comunità locali alle parti della Cites. Un mondo più sicuro per la fauna selvatica e le specie in via di estinzione resta il nostro obiettivo comune. Sono certa che con la nostra collaborazione e l'impegno per la protezione della fauna selvatica, la Cop 16 Cites avrà successo». 

Il direttore esecutivo di Traffic, Steven Broad, è moderatamente soddisfatto: «Questa è la prima volta che abbiamo sentito un chiaro messaggio di intenti da parte del governo thailandese su questo tema. Ma ora abbiamo bisogno di sentire in particolare quello che sarà fatto e quando accadrà».

Infatti il Paese che ospita la Cop 16 Cites è noto per il suo grande mercato illegale di avorio. Per oltre un decennio la Thailandia è stato uno dei centri del commercio mondiale illegale di avorio e tra quelli dove è stato riscontrato il maggior numero di reati per il commercio di fauna selvatica protetta. Ma non è certo il solo Stato a dover agire contro il commercio illegale di avorio, anzi è in pessima e numerosa compagnia:  Tanzania, Kenya, Uganda, Vietnam, Cina, Malesia e Filippine alimentano e fanno parte della rete del traffico internazionale e Nigeria e la Repubblica democratica del Congo continuano a violare le norme Cites.

Secondo William Schaedla, direttore di Traffic per il Sud-Est asiatico, a Bangkok «I governi del mondo hanno la possibilità di assestare un colpo decisivo al commercio mondiale illegale di avorio a questo incontro vitale della Cites. Tuttavia, questo avverrà solo se verranno definiti chiari step per l'azione e se le conseguenze dell'inazione saranno chiare a tutti gli interessati».

In Thailandia ci sono circa 6.500 elefanti, 2.500 dei quali vivono allo stato selvatico, l'avorio degli elefanti addomesticati può essere venduto legalmente nel Paese asiatico, ma le associazioni ambientaliste e gli scienziati dicono che questa legge viene utilizzata molto spesso per "riciclare" l'avorio frutto del bracconaggio e delle importazioni illegali dall'Africa. La Thailandia è considerato il secondo mercato illegale (dopo la Cina) di zanne di elefanti africani e si stima che ogni giorno vengano uccisi tra 50 e 100 elefanti africani per soddisfare la domanda asiatica.

La stessa Shinawatra  non ha fornito alla Cop 16 Cites nessuna informazione sulla tempistica e la portata dei divieti annunciati. Alcune associazioni considerano comunque gli impegni della premier thailandese come utili modifiche che dovrebbero proteggere sia gli elefanti selvatici e domestici della Thailandia che africani  e Stuart Chapman, del Wwf, ha detto alla Bbc Nature che «Si tratta di una grande occasione. Abbiamo bisogno di vedere i dettagli in termini di tempi, ma tutto inizia con un impegno e non lo avevamo  mai avuto prima, oggi il primo ministro ha preso questo impegno. Questo è un primo passo molto importante»

Altri ambientalisti sono però molto più cauti, anche perché la Shinawatra  ha detto che per arginare il flusso illegale internazionale di avorio in Thailandia bisognerà rafforzare un programma che prevede test del Dna per verificare le origini delle zanne e, dato che in Thailandia ci sono più di 5.000 negozi, boutique e chioschi che vendono avorio ai turisti, molti credono che sarà impossibile arginare il commercio, qualunque sia la legge. Philip Mansbridge, chief executive di  Care for the Wild, ha detto che «Le intenzioni del primo ministro sono poco chiare. Anche se è positivo il fatto che il Paese ospitante abbia riconosciuto la dimensione del problema dell'avorio e la sua importanza, siamo rimasti delusi dalla mancanza di un chiaro impegno a vietare il commercio interno. Non ci sentiamo di dire che è stato fatto abbastanza».

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