[16/04/2013] News

Ets, il Parlamento Ue boccia la proposta di revisione del fallimentare mercato delle emissioni

Non approvata la proposta della Commissione europea che chiedeva il blocco di 900 milioni di quote CO2 per frenare il crollo del costo di mercato

Sembra aver fatto breccia tra i già dubbiosi parlamentari europei il rapporto EU ETS Myths Busting: Why It Can't Be Reformed And Shouldn't Be Replicated, presentato da 40 Ong di mezzo mondo, secondo il quale, come spiega Re:Common, «Continuare a tenere in vita l'Ets - Emission Trading Scheme - vorrebbe dire non riuscire ad affrontare in maniera reale ed efficace la necessaria e non più rinviabile riduzione delle emissioni dei gas serra, principale causa dei cambiamenti climatici che stanno affliggendo ormai da anni il nostro pianeta».

Le industrie europee possono acquistare quote per compensare le loro emissioni e se non raggiungono il pieno indennizzo possono commerciare questa eccedenza. La crisi economica globale ha però comportato un eccesso di offerta di quote e di conseguenza un calo dei prezzi delle emissioni. Per affrontare questo problema, la Commissione europea ha presentato la proposta di rinviare la vendita all'asta di parte delle  quote destinate a garantire il mercato del carbonio Ue correttamente. La proposta riguardava la sospensione dal mercato dei certificati di emissioni  del terzo periodo di scambio del sistema Ets. Questo comporterebbe il rinvio della vendita all'asta di 900 milioni di quote per il periodo  2013-2015 agli anni successivi, ma gli eurodeputati avevano già espresso pesanti dubbi su questo meccanismo inceppato.

Una delle cose messe in discussione dal rapporto è proprio quello sul taglio delle emissioni prodotto dal sistema di scambio di quote: «Il dato positivo al riguardo registrato fra il 2008 e il 2010 è da imputare quasi esclusivamente agli effetti della crisi economica - dicono le Ong - L'Ets non è in grado di innescare una vera trasformazione, modificando il modo in cui l'energia viene prodotta o usata dal comparto industriale. Insomma, per intraprendere un "percorso di sostenibilità" le strade da intraprendere sono ben altre».

 

«Hanno prevalso gli interessi a corto raggio del mondo di quell'industria, non tutta per fortuna, che non vuole cambiare e che non ha alcun interesse a tutelare l'ambiente - attacca l'eurodeputato Andrea Zanoni - Grazie alla sponda offerta loro dagli eurodeputati più conservatori, questi interessi oggi hanno purtroppo prevalso. Purtroppo è stato approvato un emendamento soppressivo che ha riscosso 334 voti favorevoli contro 315 contrari che ha portato così per soli 19 voti di differenza all'affossamento del backloading»

Alla vigilia del voto al Parlamento europeo, Hannah Mowat dell'organizzazione olandese Fern ricordava che «Affidando tutto al mercato, non si riuscirà mai a centrare l'obiettivo, peraltro non sufficiente, di mantenere il surriscaldamento globale nell'ambito dei due gradi».

Un altro elemento centrale del rapporto è  proprio quello sul quale gli eurodeputati hanno più dubbi, cioè che l'Eu Ets  non sia davvero quello strumento molto flessibile ed efficace in termini di costi che aveva presentato la Commissione europea. Belen Balanyà di Corporate Europe Observatory sottolinea che «La domanda è: a chi offre dei vantaggi in termini di costi? Le uniche a trarre benefici sono le grandi imprese, che usufruiscono dei permessi per continuare a inquinare e fanno pagare il conto ai consumatori».

Come se non bastasse, diversi eurodeputati avevano già evidenziato che l'Ets non si è finora rivelato in grado di incentivare la promozione di investimenti nelle fonti energetiche "pulite". La pensa così anche Elena Gerebizza di Re:Common: «L'assegnazione di un numero di permessi per inquinare troppo elevato ha tolto qualsiasi incentivo al cambiamento per la grande industria, giocando da incentivo per il business as usual  e non per investimenti in energie pulite e in una reale trasformazione del settore produttivo».

Il ministro dell'Ambiente irlandese, Phil Hogan, presidente di turno del Consiglio dei ministri dell'Ambiente dell'Ue, si è detto molto deluso del voto del Parlamento europeo sulla la proposta di backloading (di chiarimento dell'Ets, ndr) della Direttiva Emissions Trading presentata dalla Commissione europea. «L'Ets è la risposta di punta dell'Europa alla diminuzione dei gas a effetto serra - ha detto Hogan - nella misura in cui la sua efficacia è ormai minata dalla crisi economica: una battuta d'arresto deplorevole per la progressiva transizione dell'Europa verso un'economia competitiva low carbon. Una transizione precoce ed efficace è la chiave per la leadership europea sui cambiamenti climatici e la competitività europea nell'emergente economia globale».

Nonostante il Parlamento europeo abbia respinto il backloading, Hogan è convinto che «La necessità immediata di affrontare la questione del prezzo del carbonio nel sistema Ets rimane una chiara priorità. Anche se posso capire le preoccupazioni intorno all'intervento di uno strumento basato sul mercato, la realtà è che l'Unione europea si trova ad affrontare una situazione politica eccezionale che richiede una risposta politica eccezionale. La proposta di chiarimento sull'Ets è pensata per sostenere un intervento mirato a breve termine che aiuterà a ripristinare l'Ets ad un livello più efficace di funzionamento, mentre sono state considerate le necessarie misure di riforma strutturale per rafforzare il funzionamento del sistema Ets a più lungo termine».

In realtà si tratta di una brutta botta per tutti i sistemi di scambio di emissioni che ci sono in giro per il mondo e che hanno come modello proprio l'Eu Ets, oggi in profonda crisi.

Il Parlamento europeo ha respinto tutti i suggerimenti che la Commissione dovrebbe prendere in considerazione, ma il ministro dell'Ambiente irlandese ha sottolineato che «La proposta è soggetta alla procedura di co-decisione ai sensi del Trattato» e che la Presidenza irlandese è interessata a che «Il Consiglio continui il suo lavoro per concordare la sua posizione sulla proposta chiarimento Ets e per questo scopo nei prossimi giorni ha in programma altre due meeting dell' Environment Working Party».

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