[07/05/2013] News

Gas serra, la soglia critica di 400 ppm in realtà è già stata superata

Cresce il bisogno di studiare la chimica dell’atmosfera, ma soprattutto dell’azione politica

L'accumulo di anidride carbonica in atmosfera sta accelerando. Appena due mesi fa Umberto
Mazzantini su Greenreport segnalava che i nuovi dati raccolti dalla National Oceanic
and Atmospheric Administration (NOAA) degli Usa nel noto centro di  Mauna Loa, nelle Hawaii,
rivelano che la concentrazione di anidride carbonica (CO2) in atmosfera aveva
raggiunto il valore di 395 parti per milione (ppm) e che sarebbe arrivata a 400 ppm entro due
anni. 

Nel mese di aprile a Mauna Loa hanno misurato più volte una concentrazione di
CO2 superiore a 400 ppm. Fluttuazioni che indicano un trend di crescita. Stando a
quanto riportato dalla rivista Nature, in questo mese di maggio la soglia delle 400 ppm
sarà superata stabilmente nell'emisfero settentrionale e misurata dal centro NOAA delle Hawaii.
Tutto lascia credere che molto prima dei due anni la soglia sarà superata stabilmente come media
mondiale.

Il centro di Mauna Loa è particolarmente importante, perché è tra i primi al
mondo che misura con regolarità la concentrazione di anidride carbonica in atmosfera. La serie è
iniziata nel 1958, quando il centro misurò un livello di CO2 in atmosfera pari a 316
ppm. Non molto diverso (+13%) dal livello di 280 ppm tipici dell'epoca pre-industriale.

Da
allora, però, il centro di Mauna Loa ha registrato una crescita rapidissima del gas serra in atmosfera:
circa 350 ppm trent'anni dopo (1988), circa 390 ppm nel 2008 e ora 400 ppm: un aumento del 43%
rispetto all'epoca pre-industriale.

Ma, come fa notare Ronald Prinn, un climatologo del
Massachusetts Institute of Technology di Boston, ad aumentare la propria concentrazione in
atmosfera non è solo l'anidride carbonica, ma anche altri gas serra, a iniziare dal metano. Se
teniamo conto dell'intero "pacchetto dei gas serra" oggi abbiamo una concentrazione equivalente di
CO2 in atmosfera pari a 478 ppm.

L'impronta umana sull'aumento della
concentrazione di anidride carbonica in atmosfera è evidente. Secondo i dati raccolti per il Global
Carbon Project da Corinne Le Quéré, climatologa della University of East Anglia di Norwich in Gran
Bretagna, e da altri, ogni anno l'umanità immette in atmosfera 10,4 miliardi di tonnellate di carbonio
in atmosfera. Solo la metà di queste emissioni vengono assorbite da pozzi a terra o negli oceani.
L'altra metà resta in atmosfera e, come documentato dal centro di Mauna Loa, contribuisce
all'aumento della concentrazione del gas a un ritmo di circa 2 ppm l'anno.

Anche di recente
(24 aprile) Greenreport ha documentato come sia in corso un dibattito nella comunità
scientifica sulla "tenuta dei pozzi". Secondo alcuni ricercatori la terraferma e gli oceani conservano la
capacità di assorbire una quantità consistente (circa la metà) dell'anidride carbonica prodotta
dall'uomo, sottraendola all'atmosfera. Altri ricercatori sostengono che è come se i pozzi si stessero
riempiendo e, quindi, stanno progressivamente perdendo questa capacità. Se questi ultimi hanno
ragione, nel prossimo futuro l'aumento di CO2 in atmosfera tenderà a un'ulteriore
accelerazione. L'aumento era di 1 ppm negli anni '60, è salito a 2 ppm in questi anni, potrebbe
crescere ancora fino a 3 o 4 ppm per anno in futuro.

L'aumento della CO2 e
degli altri gas serra in atmosfera determinata dalle attività umane è considerata una causa - anzi, la
causa principale - dell'aumento della temperatura media del pianeta e del conseguente cambiamento
del clima. Dunque aver raggiunto la soglia, che non è solo simbolica, delle 400 ppm di
CO2 dovrebbe indurre a un'accelerazione delle politiche di prevenzione dei
cambiamenti climatici attraverso una drastica riduzione delle emissioni di gas serra.

Ma è
altrettanto necessario studiare come il fenomeno dei mutamenti della chimica in atmosfera evolve. Il
centro di Mauna Loa non è certo l'unico al mondo. Anzi, proprio la National Oceanic and Atmospheric
Administration degli Stati Uniti ha una rete di stazioni distribuite nel mondo per misure più puntuali.
Ma anche la NOAA risente dei tagli al bilancio USA e così nel prossimo futuro dovrà chiudere 12 di
queste stazioni, aprendo grosse falle nella rete.

La capacità di monitorare cosa sta
accadendo in atmosfera sarà in parte compensata da altre azioni. In primo luogo sta crescendo la
flotta di satelliti che misurano la concentrazione di gas serra in atmosfera e negli oceani.
Ultimamente ne sono stati messi in orbita altri due e la NASA pensa di anticipare di due anni il lancio
dell'Orbiting Carbon Observa­tory, il cui primo tentativo di messa in orbita è fallito nel 2009. Anche
l'Europa, con il suo Integrated Carbon Observation System, sta estendendo a sua volta la rete di
centri di rilevamento sulla terraferma e negli oceani.  E in un'operazione congiunta voluta dai
governi di Germania e Brasile, per esempio, verrà innalzata una torre di 300 metri in Amazzonia per
misure dei cambiamenti nell'atmosfera sopra la più grande foresta tropicale del mondo.

La
speranza è che una maggiore conoscenza da parte della comunità scientifica mondiale spinga a
un'azione di prevenzione più rapida e intensa da parte della comunità politica. 

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