[14/01/2008] Comunicati

State of the World 2008: solo con l’innovazione è possibile lo sviluppo sostenibile

LIVORNO. Lo State of the World 2008 del Worldwatch Institute è dedicato alla Innovations for Sustainable Economy. E fa l’esempio delle lampadine fluorescenti compatte a basso consumo distribuite in California per spiegare la strana “ginnastica” che, non solo in America ma anche da noi, i distributori di elettricità stanno attuando: ridurre il consumo di energia per andare avanti. Aziende che spendono milioni di dollari per poter rispettare gli obiettivi statali e che coinvolgono in queste campagne grandi associazioni ambientaliste: in Italia Wwf e Legambiente e in California Sierra club e Girl Scouts of America.

Secondo lo State of the world 2008 è il segnale più immediatamente riconoscibile da parte dei consumatori (anche perché gratuito) del nuovo impegno di investitori, produttori, responsabili politici e consumatori per trovare metodi redditizi per aiutare l’ambiente. Il Worldwatch Institute fa l’esempio dell’Europa che costringe, con le sue direttive e regolament, gli altri Paesi ad adeguarsi per soddisfare le norme di sicurezza ed efficienza in campo ambientale e sui prodotti chimici, almeno se vogliono rimanere competitivi sul ricco mercato dell’Ue. Questo non toglie che, come sottolinea il presidente del Worldwatch Institute Christopher Flavin, «il degrado ambientale continua a minacciare l’economia mondiale, con ampie conseguenze sugli ecosistemi e sulle società umane», ma nello stesso tempo è in atto «un’ondata di innovazioni senza precedenti per contrastare queste minacce. Queste innovazioni si sono moltiplicate ed hanno raggiunto dimensioni ragguardevoli. Le prospettive di un’economia sostenibile sono molto brillanti».

Il rapporto descrive una serie di nuove opportunità economiche dell’economia “verde” che stanno attraendo forti investimenti e calcola che nel 2006 sono stati investiti 52 miliardi di dollari nelle energie rinnovabili e nei biocarburanti, circa tre volte di più che nel 2005. Nel 2007 potrebbero essere raggiunti i 66 miliardi di dollari. Il Carbon traiding, il commercio delle quote di carbonio, ha raggiunto i 30 miliardi di dollari nel 2006, quasi tre volte le cifre dell’anno precedente. Aziende a forte innovazione stanno rivoluzionando la produzione industriale, risparmiando anche denaro: il gigante chimico Dupont ha ridotto le sue emissioni di gas serra del 72% rispetto ai livelli del 1991, risparmiando anche 3 miliardi di dollari nell’intero processo. «L’energia rinnovabile sta cercando di svilupparsi per conto suo. Già non necessita più di molti aiuti da parte degli ambientalisti», ha detto Gary Gardner, un ricercatore del Worldwatch. Lo stesso vale per i sistemi di efficienza energetica che stanno prendendo sempre più piede, soprattutto nei Paesi sviluppati.

La pubblicazione fa l’esempio di Citigroup, una delle più grandi banche del mondo, che ha annunciato un piano di investimento di 50 miliardi di dollari per un programma di attenzione e contrasto agli effetti del cambiamento climatico. Ma Citigroup non lo fa per filantropia ambientalista, visto che è il principale finanziatore dell’energia prodotta con combustibili fossili e della industria mondiale del carbone, le maggiori fonti di emissioni di CO2 e di accelerazione del global warming. Contraddizioni in bilico tra la necessità di dare una mano di verde all’immagine di un gruppo bancario molto discusso e il possibile inizio di un nuovo.

Secondo Gardner anche i grandi costruttori automobilistici, pur se malvolentieri, si dovranno adeguare: «General Motors ed altre corporations stanno passando dalla negazione al negoziato sul cambiamento climatico e chiedono di poter influenzare le future regolamentazioni che sanno che ora sono inevitabili». Questo non toglie che senza obblighi e norme precise «la maggioranza delle attività di molte delle multinazionali e dei Paesi citati in questo report sono dannose per l’ambiente. Le aziende e i governi stanno semplicemente iniziando a comprendere cosa sia un’economia sostenibile». Secondo Christopher Flavin «la continuazione del progresso umano dipende da una trasformazione economica che è più profonda di qualunque si sia vista nell’ultimo secolo. Dobbiamo praticare un approccio sostenibile all’economia che accresca la capacità dei mercati di destinare risorse scarse ed allo stesso tempo di riconoscere esplicitamente che la nostra economia dipende dal più ampio ecosistema che la contiene».

Secondo il Worldwatch abbiamo appena messo il piede solo sul primo dei gradini della scala dell’economia sostenibile e non abbiamo alcuna garanzia che andremo avanti, anche perché non manca chi vuole bloccare il cammino avviato perché non crede che si possa cambiare o che questo possa danneggiare i suoi interessi.
«Il consumismo è la noce più dura da rompere – dice Gardner . Gli attuali livelli di consumo dei Paesi ricchi sono insostenibili e buona parte del resto del mondo chiede di vivere come il cittadino medio statunitense. L’innovazione è davvero necessaria per dimostrare che possiamo avere una vita migliore con meno».



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