[09/12/2008] Comunicati

Contro ogni logica ambientale

E’ difficile immaginare un provvedimento così privo di logica ambientale come quello contenuto nel pacchetto anti-crisi del Governo italiano che, in pratica, cancella gli incentivi al risparmio energetico emanati dal precedente ministro Bersani. Nel momento in cui il Presidente eletto Obama e l’intera Unione Europea stanno per varare direttive sull’efficienza energetica degli edifici, l’Italia si pone oggettivamente fuori dal contesto internazionale, in una posizione ancora più isolata anche rispetto alle recenti prese di posizione sugli obiettivi del protocollo di Kyoto. Un moderno collettore solare è in grado oggi di procurare quei 270 litri di acqua calda che occorrono a una famiglia media, anche di notte o con il cielo coperto, mentre ormai tutti sanno che con le caldaie a condensazione, i doppi vetri e i pannelli coibentanti si produce e si mantiene calore più a lungo e con minore dispendio energetico.

Non dovrebbe sfuggire a chi ci governa che il 70% dei consumi energetici domestici (che equivalgono a circa il 30% del totale dei consumi, dunque una bella fetta) è impiegato per riscaldare le nostre case e il 10% delle emissioni di gas-serra proviene proprio dagli impianti di riscaldamento. Con questo provvedimento il cittadino virtuoso, che avrebbe contribuito a tagliare le nostre emissioni clima-alternati, vede aumentare il proprio carico fiscale, invece che diminuire la propria bolletta (e addirittura, inizialmente, in modo retroattivo, con l’assurdo del silenzio-diniego, che non ha precedenti nella pur fantasiosa inventiva dei nostri governanti; fortunatamente su questo il Governo ha fatto marcia indietro). Così non solo la lotta all’inquinamento diventa un fatto di forma --visto che non si tratta solo di CO2, ma anche di altre sostanze velenose--, ma si disincentiva il risparmio di energia sul lungo periodo. In realtà è un provvedimento contro il buon senso, perché molti avevano approfittato di questa occasione per far riemergere un mondo che ritornerà nel sommerso dell’evasione, diminuendo anche il gettito per le casse dello Stato. Una forma di autolesionismo pericolosa, perché lascia l’illusione che si tratti, invece, di un guadagno. Di più: un freno a quella media e piccola imprenditoria che sul rinnovabile aveva già cominciato faticosamente a investire, magari riconvertendo attività pregresse più inquinanti.

Invece dei bonus una tantum, il finanziamento degli interventi sul risparmio energetico consente un taglio più significativo e duraturo sui costi e sui consumi energetici. E lo stesso vale sul fronte degli incentivi all’industria: invece di aiutare indiscriminatamente, non sarebbe meglio premiare chi taglia le emissioni inquinanti ? E ci sono diversi esempi di aziende, importanti, presumibilmente come le nostre, che in tutto il mondo si riconvertono evitando emissioni inquinanti e guadagnandoci pure, perché risparmiare combustibili fossili è ormai più conveniente che acquistarli. Du Pont ha aumentato la sua produttività del 30% negli ultimi dieci anni riducendo del 7% il consumo di energia e del 72 % (!) le emissioni di gas-serra, mentre IBM e Bayer hanno risparmiato oltre due miliardi di dollari abbassando le emissioni del 60%. Uno studio dell’Università di Tor Vergata computa a 21,5 miliardi di euro i costi economici, sanitari e sociali del cambiamento climatico (1,3% del PIL) e che comprendono: ritardo per l’applicazione del protocollo di Kyoto (2 miliardi euro/anno), malattie da inquinamento atmosferico (6), costi esterni del trasporto (8), carenza di acqua e desertificazione (3), dissesto idrogeologico (2,5). Siamo ben oltre quanto paventato dal nostro governo. E’ ormai ampiamente dimostrato che è il non fare nulla contro il deterioramento climatico che ha costi insostenibili: i danni globali derivati ammonteranno presto al valore totale di tutto ciò che l’umanità produce in un anno: siamo sicuri che convenga ?

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