[05/03/2009] Comunicati

Il governo vuole riscrivere (e pure da solo) tutta la legislazione ambientale...

LIVORNO. Con 147 voti a favore, 108 contrari e 7 astenuti, l´Aula di Palazzo Madama ha approvato ieri il disegno di legge collegato alla manovra finanziaria, dedicato genericamente “allo sviluppo economico”, ma in cui ci stanno provvedimenti quali la semplificazione amministrativa, la competitività,la riforma dei processi civili ed amministrativi, ed è stato introdotto – durante la discussione in aula - anche un emendamento che dà una delega per correggere la legislazione ambientale. L’emendamento proposto dal governo prevede infatti di riaprire i termini della delega ambientale, prorogandoli al 30 giugno 2010, dandosi quindi la possibilità di riscrivere l’intera normativa ambientale. Mentre per rifiuti e acqua, arriva intanto una cabina di regia nazionale per il coordinamento dei piani regionali degli inceneritori dei rifiuti urbani residuati dalla raccolta differenziata, che si articolerà con una unità tecnica ad hoc, per i rifiuti mentre per l´acqua verrà istituita una commissione.

Nei prossimi diciotto mesi, quindi,se il testo passerà così anche alla camera (dove dovrà tornare dato che al senato ha subito molte modificazioni) il governo potrà riscrivere per intero la legislazione ambientale, prolungando così l’incertezza normativa, in cui imprenditori, enti di controllo, istituzioni e cittadini si trovano ormai a vivere da molti anni a questa parte. Come ormai consuetudine poi per questo Governo, sulle norme decise dall’Esecutivo, che riguarderanno acque, rifiuti, aria, danno ambientale, valutazione d’impatto ambientale, «il Parlamento non avrà quasi voce in capitolo» commenta Roberto Della Seta, capogruppo del Pd nella Commissione Ambiente, spiegando che l’emendamento «contiene una delega illimitata al governo».

«La nuova delega –continua della Seta- è stata infilata quasi di nascosto in un testo che con l’ambiente non ha nulla a che fare, e sui decreti legislativi frutto della delega le Commissioni parlamentari potranno fare soltanto da notai». Quando invece trattandosi proprio di leggi che il parlamento delega al governo, perlopiù su materie vaste e importanti quale quelle previste, la discussione parlamentare dovrebbe essere considerata la norma.

«E’ un colpo di mano gravissimo - conclude Della Seta - che vìola i diritti del Parlamento e che lascia temere che questo governo voglia ridurre tutele e regole a difesa dell’ambiente e dei cittadini senza nemmeno il fastidio di doversi confrontare con la sua stessa maggioranza».

Critiche a questa manovra piovono anche da Legambiente «Il provvedimento che dà mano libera al governo per riscrivere la legislazione ambientale - dice Vittorio Cogliati Dezza, presidente dell’associazione ambientalista - è pericoloso perché proroga di un altro anno e mezzo il vuoto normativo in cui verte la legislazione ambientale in materia di rifiuti, inquinamento atmosferico, bonifica o tutela delle risorse idriche, settori la cui regolamentazione sarebbe, invece, di primaria importanza. Il nostro Paese ha urgente bisogno di una seria e concreta politica ambientale e la certezza normativa è il primo passo necessario».

Legambiente solleva anche un possibile pasticcio costituzionale introdotto con questo emendamento. Il governo è infatti delegato ad adottare “entro il 30 giugno 2010, uno o più decreti legislativi recanti disposizioni integrative e correttive dei decreti legislativi di cui all´articolo 1, della legge 15 dicembre 2004, n. 308”. Ma questi termini –sottolinea Legambiente - sono già scaduti ad aprile 2008.

«Si tratta di una scelta scellerata che getta nuovamente nell´incertezza, per chissà quanto tempo, la legislazione- per Fabrizio Vigni, presidente degli Ecologisti Democratici - tanto più
perchè in questo momento servirebbero invece norme certe e chiare per affrontare la sfida ambientale facendone una opportunità per l´economia, attraverso un ´New Deal´ ecologico».
L’appello è allora quello rivolto alla Camera, dove tornerà il testo, affinché non faccia passare un emendamento che, di fatto, elimina il dibattito parlamentare su questioni rilevanti come quelle ambientali e procrastina i tempi delle incertezze normative.

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