Coronavirus: le zoonosi emergenti e il rischio rappresentato dai mercati della fauna selvatica

WCS: le lezioni dell’epidemia di Coronavirus COVID-19 e le tre soluzioni per prevenire le zoonosi

[17 Marzo 2020]

Con nuovi casi di coronavirus (COVID-19) segnalati ogni giorno in tutto il mondo, ci viene ricordato vivamente che la manipolazione o il contatto ravvicinato con la fauna selvatica, parti del corpo e gli escrementi rappresentano un rischio di propagazione dei patogeni [virus, batteri, parassiti e funghi] che ospitano e mantengono in natura e ai quali noi umani potremmo essere sensibili. Le malattie che gli animali diffondono all’uomo sono note come malattie zoonotiche o zoonosi .

Si stima che, a livello globale, ogni anno si verifichino per zoonosi circa un miliardo di casi di malattie umane e milioni di morti. Circa il 60% delle malattie infettive emergenti segnalate a livello globale sono zoonosi e degli oltre 30 nuovi agenti patogeni umani rilevati negli ultimi tre decenni, il 75% ha avuto origine negli animali.

Un’ampia varietà di vertebrati è portatrice di agenti zoonotici. I roditori, i mammiferi più abbondanti, rappresentano anche un’abbondante fonte di malattie zoonotiche, che trasportano almeno 180 patogeni zoonotici unici [1]. A causa delle loro dimensioni, della capacità di volare e del loro esclusivo sistema immunitario, i pipistrelli rappresentano un serbatoio di virus importante, sebbene attualmente siano noti per trasportare solo circa un terzo dei patogeni zoonotici di quel che fanno i roditori.

Mentre ci sono meno specie di primati rispetto a roditori e pipistrelli, una grande proporzione sono ospiti zoonotici. Il rischio che i patogeni possano infettare l’uomo aumenta con le specie più strettamente correlate a noi. Ad esempio, lo spillover dell’HIV nell’uomo è avvenuto dallo scimpanzé e dalla mangbey fuligginosa, molto probabilmente attraverso la macellazione e il consumo della loro carne. Ad oggi, l’HIV-AIDS ha infettato 75 milioni di persone e causato 32 milioni di morti [2].

La persistente capacità letale dei patogeni zoonotici può anche risiedere nelle loro strategie evolutive. La peste è una malattia batterica, nata dal vettore, trasmessa dalle pulci dai roditori – il suo serbatoio naturale – agli esseri umani e successivamente anche dagli umani agli umani, che ha influenzato la storia dell’umanità attraverso molteplici pandemie, causando decine di milioni di morti in tutto il mondo. L’agente batterico responsabile ha sviluppato fattori di virulenza che gli hanno permesso di sfuggire ripetutamente e con successo al sistema immunitario dell’ospite nei mammiferi [3].

Le zoonosi possono esistere in varie forme: le zoonosi endemiche più comuni, diffuse nei Paesi in via di sviluppo colpiscono molte persone e animali e sono, in confronto, per lo più trascurate dalla comunità internazionale, le zoonosi epidemiche variano ampiamente nella loro durata e distribuzione, emergendo e riemergendo le zoonosi possono o meno essersi verificate in precedenza in una data popolazione, ma generalmente si osserva che si espandono in nuove specie, popolazioni o aree.

Le malattie infettive emergenti (EID) e in particolare quelle zoonotiche rappresentano una minaccia significativa e crescente per la salute globale, l’economia globale e la sicurezza globale. Le analisi dei loro trend suggeriscono che la loro frequenza e il loro impatto economico sono in aumento.

Esempi recenti di zoonosi emergenti o ri-emergenti comprendono la febbre della Rift Valley, la sindrome respiratoria acuta grave (SARS), l’influenza pandemica, la febbre gialla, l’influenza aviaria, il virus del Nilo occidentale, il coronavirus della sindrome respiratoria del Medio Oriente (MERS) e, più recentemente, il COVID -19.

Tuttavia, la nostra attuale conoscenza delle malattie zoonotiche e dei meccanismi di spillover è ancora agli inizi. Si stima che oggi meno dello 0,1% di tutti i virus che possono costituire una minaccia per la salute globale sia stato trasmesso dagli animali all’uomo [4].

Si stima che oltre 300.000 virus siano in attesa di essere scoperti nei mammiferi, molti dei quali presentano un potenziale zoonotico. Nel programma PREDICT, finanziato dagli Usa, i ricercatori stimano che nei mammiferi e negli uccelli ci siano oltre 1,6 milioni di specie virali sconosciute e, sulla base di anni di raccolta di informazioni, 700.000 delle quali potrebbero rappresentare un rischio di malattia per l’uomo.

Di fronte a un universo così vasto, sconosciuto e imprevedibile di agenti zoonotici, crediamo fermamente che limitare le possibilità di contatto tra animali umani e selvatici sia il modo più efficace per ridurre il rischio di insorgenza di nuove malattie zoonotiche.

Nei “wet markets” di tutto il mondo, gli animali vivi e morti – comprese molte specie di animali selvatici – sono venduti per il consumo umano. A distanza ravvicinata, un mix di saliva, sangue, urina e altri fluidi corporei colpisce venditori e consumatori. Le condizioni di questi mercati sono ideali per incubare nuove malattie e rafforzare la loro trasmissione. Costituiscono uno dei ponti più dannosi creati dall’uomo che oltrepassano le barriere naturali che precedentemente separavano l’uomo e gli animali selvatici.

Ad esempio, nel 2016, due funzionari del Dipartimento per l’allevamento e la pesca nel Repubblica popolare democratica del Laos, i dottori Bounlom Douangngeun e Watthana Theppangna insieme agli esperti di One Health hanno scritto uno studio che documentava che i mammiferi selvatici di 12 famiglie tassonomiche e in grado di ospitare 36 diversi patogeni zoonotici noti erano commerciati in soli 7 ercati [5]. E’ una situazione simile che ha permesso l’emergere della SARS, precedentemente sconosciuta, nella provincia centrale del Guangdong nel novembre 2002 e ora il coronavirus COVID-19 a Wuhan, in Cina.

L’interfaccia all’interno di questi wet markets è stata ampiamente ignorata come argomento di salute pubblica, ma il coronavirus COVID-19 ha riportato questa interfaccia in primo piano e ci ha ricordato che ignorare il pericolo rappresentato dai mercati della fauna selvatica è una grossissima responsabilità globale della salute pubblica per la salute mondiale.

Come ha recentemente sottolineato il Dr. Christian Walzer, questa è una «priorità della salute globale che non può essere ignorata». È importante continuare a chiedere tre soluzioni per prevenire questa complessa sfida globale: chiudere i mercati di animali vivi che vendono animali selvatici; intensificare gli sforzi per combattere il traffico di animali selvatici all’interno dei Paesi e oltre confine; lavorare per modificare i comportamenti pericolosi di consumo della fauna selvatica, specialmente nelle città.

Amanda Fine

direttrice associata Asia per il Wildlife Health & Health Policy Program della Wildlife Conservation Society (WCS).

Aili Kang

direttore esecutivo del WCS Asia Program.

 

NOTE

[1] Cleaveland et al. 2001. Diseases of humans and their domestic mammals: pathogen characteristics, host rage and the risk of emergence. Phil Trans R Soc Lond B 356, 991–999

[2] Huet T, Cheynier R, Meyerhans A. et al. « Genetic organization of a chimpanzee lentivirus related to HIV-1 » Nature 1990, 345;356–9.

Santiago ML, Range F, Keele BF, Li Y, Bailes E, Bibollet-Ruche F, Fruteau C, Noë R, Peeters M, Brookfield JF, Shaw GM, Sharp PM, Hahn BH (2005). “Simian Immunodeficiency Virus Infection in Free-Ranging Sooty Mangabeys (Cercocebus atys atys) from the Tai Forest, Cote d’Ivoire: Implications for the Origin of Epidemic Human Immunodeficiency Virus Type 2”. Journal of Virology. 79 (19): 12515–27.

https://www.unaids.org/en/resources/fact-sheet

[3] Demeure C.E., Dussurget O., Mas Fiol G., Le Guern A.-S., Savin C., & Pizarro-Cerda, J. 2019. Yersinia pestis and plague : an updated view on evolution, virulenvce determinants, immune subversion, vaccination and diagnostics. Genes & Immunity 20, 357–370.

[4] http://livescience.ecohealthalliance.org/predict/reports/2018-04-16-edi-measuring-viral-discovery.pdf

[5] Zoe F Greatorex & Sarah H Olson & Sinpakone Singhalath & Soubanh Silithammavong & Kongsy Khammavong & Amanda E Fine & Wendy Weisman & Bounlom Douangngeun & Watthana Theppangna & Lucy Keatts & Martin G, 2016. “Wildlife Trade and Human Health in Lao PDR: An Assessment of the Zoonotic Disease Risk in Markets,” PLOS ONE, Public Library of Science, vol. 11(3), pages 1–17, March.