Estinzione delle specie: un nuovo target per un piano globale di salvataggio della natura

La futura strategia per la conservazione della biodiversità deve includere un obiettivo per abbassare i tassi di estinzione. Proteggere il 30% delle terre emerse e il 40% del mare

[15 Giugno 2020]

La diversità delle specie, la diversità genetica all’interno delle specie e la diversità degli ecosistemi sulla terra, assicurano il sostentamento di tutti gli esseri viventi e quindi di tutti gli esseri umani.  La biodiversità regola i processi fondamentali come la formazione del suolo, il clima, l’acqua, i gas e i cicli dei nutrienti, Tuttavia, la biodiversità è in costante calo e ha raggiunto un livello pericoloso: i ricercatori stimano che circa un milione di specie animali e vegetali siano minacciate di estinzione e molte di esse potrebbero già estinguersi nei prossimi decenni – più che mai nella storia umana. Tre quarti degli ecosistemi terrestri e di acqua dolce e circa due terzi degli ecosistemi marini sono già stati significativamente colpiti o parzialmente distrutti. Insomma, la perdita di biodiversità continua senza sosta a un ritmo allarmante e finora le azioni per attuare gli accordi globali non sono riuscite a prevenire ulteriori cali.  Secondo lo studio “A biodiversity target based on species extinctions”, pubblicato su Science da un team di ricercatori tedeschi, britannici e dell’United Nations environment programme (Unep), «E’ necessaria una forte azione scientifica, guidata dal riconoscimento di un importante obiettivo sulla biodiversità, paragonabile a quello dell’obiettivo climatico a 2 gradi».

Nelle proposte pubblicate su Science, gli esperti della conservazione guidati da Mark Rounsevell dell’Institut für Meteorologie und Klimaforschung Atmosphärische Umweltforschung (IMK-IFU) e dell’università di Edimburgo  suggeriscono un obiettivo a lungo termine per ridurre le estinzioni delle specie riavvicinandole ai tassi naturali, «con un obiettivo facilmente misurabile di meno di 20 estinzioni all’anno».

All’University College London (UCL), che ha partecipato allo studio, evidenziano che il target «Si applicherebbe a tutte le specie descritte nei principali gruppi tassonomici (funghi, piante, invertebrati e vertebrati) e tipi di ecosistemi, sia d’acqua dolce, marina o terrestre».

Una delle autrici dello studio, Georgina Mace del Centre for Biodiversity and Environment Research dell’UCL, evidenzia che «Esistono molti modi per registrare la perdita di biodiversità, ma qui sosteniamo che l’estinzione è speciale. Una volta che una specie se n’è andata, è scomparsa per sempre e con lei se ne vanno tutti gli eccezionali adattamenti e interazioni che ha sviluppato, spesso nel corso di milioni di anni».

IL nuovo obiettivo viene proposto come target di spicco della strategia post 2020 che sarà adottata dalla Convention on Biological Diversity (Cbd), il trattato internazionale che elabora il piano globale per la biodiversità. Nel 2010, la Cbd aveva definito un piano strategico per la natura che includeva gli obiettivi Aichi per la biodiversità da raggiungere entro il 2020 i ricercatori dicono che «Di questi, solo 4 hanno mostrato buoni progressi, mentre 12, legati allo stato della natura, mostrano tendenze in peggioramento significativo».

La prossima Conferenza delle parti della Cbd, rinviata al 2021, dovrebbe concordare nuovi obiettivi obbligatori del CBD, rinviata ora al 2021 e gli scienzati sottolinano che «Se vogliamo garantire dei progressi, è essenziale che questi obiettivi e target includano una forte attenzione ai risultati richiesti per la biodiversità e siano accompagnati da un meccanismo di responsabilità rafforzato. Gran parte dell’incapacità di compiere progressi sugli obiettivi e sui target della biodiversità esistenti può essere attribuita alla mancanza di integrazione della biodiversità nelle politiche pubbliche e alle limitazioni nell’aumentare il profilo della perdita di specie da parte dei politici e dell’opinione pubblica. La fase post 2020 è diventata vitale per definire un’agenda che offra soluzioni alla perdita di biodiversità. Con la perdita insostituibile di una specie, semplice da valutare e comunicare, rendere questo importante obiettivo scientificamente difendibile contribuirà a galvanizzare sia la politica sia il sostegno pubblico alla natura, oltre a continuare a sostenere gli obiettivi generali della Cbd».

Un altro autore dello studio, Richard Gregory, anche lui dell’UCL, aggiunge: «Abbiamo bisogno di una “stella polare” per la natura. Una destinazione luminosa e visibile per la società globale verso cui avanzare in modo da piegare la curva della perdita di biodiversità dall’alto verso il basso e dal basso verso l’alto, recuperando popolazioni di specie proteggendo e ripristinando i nostri ecosistemi vitali».

Rounsevell  fa notare che «Nei prossimi decenni ulteriori estinzioni di specie potrebbero essere inevitabili a causa del dominio umano sul pianeta. Quindi, un unico obiettivo importante basato sul rischio di estinzione è necessario per l’ulteriore sviluppo della politica internazionale di conservazione della natura, come mezzo per sostenere i governi nell’arrestare la perdita della vita sulla Terra».

Gli autori dello studio formulano le loro raccomandazioni ad agire in piano in 10 punti per la protezione della biodiversità che riguarda l’utilizzo del suolo, l’agricoltura e il comportamento dei consumatori, nonché le aree protette e le foreste. E all’ IMK-IFU sottolineano che «Tra l’altro, devono essere ridotti il consumo eccessivo di carne e gli sprechi alimentari in Germania e in Europa, ad esempio attraverso raccomandazioni nutrizionali, corrispondenti offerte nelle mense e l’eliminazione delle riduzioni dell’IVA sulla carne e i prodotti a base di carne. La politica agricola dell’Ue mira a sostenere forme di gestione rispettose dell’ambiente e delle acque sotterranee. La diversità dei biotopi nel territorio agricolo deve essere promossa da stagni, siepi, strisce protettive ai margini della foresta e aree riservate, nonché da reti e corridoi di biotopi efficaci. La Germania e l’Ue dovrebbero avviare un’iniziativa politica. Il monitoraggio e il finanziamento delle aree protette deve iniziare a preservare la biodiversità su almeno il 30% dell’area terrestre di tutte le regioni ecologiche del mondo e sul 40% superficie oceanica».

I ricercatori vedono nella prossima 15esima COP15 Cbd) «un’opportunità per prendere decisioni che, se attuate, aiuteranno a disinnescare la crisi della biodiversità, con un valore aggiunto sia per la protezione del clima che per il benessere dell’umanità.

Mike Harfoot, dell’Unep World Conservation Monitoring Centre, ricorda che »Il prossimo decennio è una finestra temporale cruciale per invertire la perdita di biodiversità e trovare un migliore equilibrio tra persone e natura. Un nuovo obiettivo di estinzione delle specie che sia ampiamente controllabile potrebbe concentrare gli sforzi della politica internazionale sul raggiungimento dei risultati positivi di cui abbiamo bisogno per affrontare la crisi globale della natura».

Paula Harrison, dell’UK Centre for ecology & hydrology, conclude: «Aumentare la consapevolezza dell’opinione pubblica e politica della perdita di biodiversità è fondamentale per stimolare l’azione concertata e coordinata che sarà necessaria per invertirla. Il dibattito sui cambiamenti climatici ha dimostrato che avere un unico indicatore ampiamente compreso – come l’estinzione delle specie – può essere un catalizzatore per ispirare il sostegno pubblico e la richiesta di azioni politiche».