I cani stanno diventando una grande minaccia per la fauna selvatica

Genovesi (Ispra - Iucn): aumentano popolazione umana e canina e il problema potrebbe peggiorare

[12 Febbraio 2019]

BBC World  dedica un ampio reportage al pericolo che costituiscono i cani domestici, randagi e rinselvatichiti, per la fauna selvatica e gli scienziati dicono che quelli che sono considerati i migliori amici dell’uomo possono aver contribuiti  all’estinzione di quasi una dozzina di specie di uccelli e di altri animali selvatici, diventando così il ​​terzo peggior predatore invasivo dopo gatti e ratti.

Studi recenti dimostrano che i cani attualmente rappresentano una grossa minaccia per quasi 200 specie in tutto il mondo, alcune delle quali sono in pericolo critico di estinzione. Eppure, dicono anche diverse associazioni ambientaliste, gli impatto dei cani rinselvatichiti e vaganti sulla biodiversità vengono poco considerati.

Gli autori di un recente studio condotto su cani in Cile  hanno detto: «I conservazionisti in Cile e altrove vedono l’urgenza nel controllare l’impatto sulla fauna selvatica dei cani che vagano liberamente«, ma hanno scoperto che molti dei proprietari dei cani non sono interessati al problema. Uno degli autori dello studio, Eduardo Silva-Rodriguez, dell’Universidad Austral de Chile, ha detto a Navin Singh Khadk della BBC che «La predazione e il disturbo da parte dei cani sono state documentate per la maggior parte dei più grandi mammiferi terrestri che popolano il Cile, incluse le tre specie di canidi (mammiferi della famiglia di cani) e tre specie di cervi».

Nel mondo vivono circa un miliardo di cani domestici e le loro condizioni vanno da quelle allo stato selvatico a quelle di animali interamente dipendenti dall’uomo. Non esiste una stima ufficiale dei cani rinselvatichiti e randagi, ma il loro numero è in aumento. Piero Genovesi dell’Ispra, a capo dell’invasive species specialist unit dell’Iucn, ha spiegato alla BBC che  «E’ una questione piuttosto preoccupante. Con l’aumento della popolazione umana, aumenta anche il numero di cani e questo problema potrebbe peggiorare».

Delle circa 200 specie che sarebbero minacciate dai cani rinselvatichiti e randagi, secondo la Lista Rossa Iucn 30 sono minacciate di estinzione, 71 in via di estinzione e 87 vulnerabili, Quasi la metà di queste specie sono mammiferi, 78 sono uccelli, 22 rettili e t3 anfibi. Secondo uno studio pubblicato su Biological Conservation, le regioni più colpite sono alcune zone dell’Asia, dell’America centrale e meridionale, i Caraibi e parti dell’Oceania. I ricercatori dicono  che il vero problema sono i cani abbandonati e quelli che i padroni lasciano vagare liberamente.

I cani influenzano la fauna selvatica in 5 modi: diventano predatori e uccidono gli animali selvatici, disturbano l’ecosistema, trasmettono malattie alla fauna selvatica, competono per le prede e si incrociano con altre specie con le quali sono strettamente imparentati, v come i lupi.

Izabela Wierzbowska, dell’università Jagellonica in Polonia, conferma: «Grazie alle nostre trappole fotografiche abbiamo scoperto che i cani entrano nelle caverne dove le linci tengono gli animali da preda uccisi, e abbiamo filmati che mostrano i cani che mangiano le carcasse. Abbiamo anche notato che la lince viene molto disturbata quando scopre che c’è stato un altro predatore nella tana che si è cibato della sua preda».

Gli studi hanno dimostrato che i cani hanno contribuito all’estinzione di almeno 8 specie di uccelli, tra cui la quaglia della Nuova Zelanda (Coturnix novaezelandiae) e sui social network sono ormai diverse le immagini di cani selvatici che inseguono e uccidono specie in via di estinzione, tra le più note ci sono quelle di un leopardo delle nevi braccato da tre cani selvatici in Tibet e di un orso polare circondato da tre cani randagii. Secondo una ricerca pubblicata su Oryx, in Cile, circa il 70% dei pudu,  il cervo più piccolo del mondo, portati ai centri di recupero della fauna selvatica è stato attaccato dai cani. Un altro studio realizzato in più di 30 parchi nazionali del Brasile ha rilevato che 37 specie autoctone hanno subito forti danni a causa dei cani domestici.

Nello stato indiano del Rajasthan le ultime 100 grandi otarde indiane rimaste sono minacciate dai cani vaganti e Abi Vanak un esperto di specie invasive, autore di numerosi rapporti sulla questione, ha detto che «Nella regione himalayana indiana, questo problema sta andando avanti e sta crescendo da più di 10 anni”, dice». Attualmente Vanak sta studiando fino a che punto i cani si stanno introducendo nelle riserve delle tigri in India.

Inoltre, in molte parti del mondo i cani trasferiscono le loro malattie alla fauna selvatica e Arnulf Koehncke, direttore conservazione delle specie del Wwf Deutschland dice che si tratta di un grosso problema: «La caccia diretta da parte dei cani è meno pericolosa, ma il problema principale è la diffusione di malattie da cani a animali selvatici, in particolare rabbia e cimurro canino. Per esempio, ci sono stati ripetuti focolai di queste malattie tra i lupi etiopi in grave pericolo di estinzione, così come della rabbia in India e Nepal». IN Europa il problema è un altro: i cani rinselvatichiti e randagi  si incrociano con i lupi e Moritz Klose, anche lui del Wwf Deutschland aggiunge: «Questo rappresenta una minaccia per i lupi, Se questo continua aa aumentare, perderemo la purezza dei geni dei nostri lupi».

In diversi Paesi la soluzione è sparare ai cani rinselvatichiti e randagi, ma in quasi tutta Europa occidentale questa pratica brutale è vietata e Kelly O’Meara, vicepresidente di Humane Society International ribadisce che «Uccidere i nostri compagni per ridurre o eliminare le popolazioni di cani non è solo disumano, ma inefficace, su crea un vuoto di popolazione che viene rapidamente colmato da un afflusso di nuovi cani da altre aree. La chiave per affrontare i conflitti in modo efficace e sostenibile è ridurre gradualmente la popolazione canina attraverso programmi di gestione cinofila umana, coinvolgendo la sterilizzazione e la castrazione dei cani per limitarne i numeri complessivi e quindi la vaccinazione di massa per garantire che la popolazione sia sana e libera da malattie».

Ma gli scienziati che si occupano di conservazione della biodiversità fanno notare che, «sebbene diversi studi abbiano dimostrato che il problema esiste, non c’è stata una proposta globale che guardasse alle soluzioni». E Navin Singh Khadka conclude: «A meno che ciò non accada – e con le popolazioni di esseri umani e cani in aumento – la fauna selvatica continuerà probabilmente a essere minacciata».