Vivere sul fronte del cambiamento climatico, su un’isola che scompare

Il successo della COP21 «Per me non è solo una questione politica, è il mio futuro»

[30 Novembre 2015]

Chiudete gli occhi e immaginate il vostro ricordo migliore con la famiglia e gli amici. Lo avete a mente? Se siete come me, la memoria viene riempita dal calore e dal comfort di una casa familiare. Spero che, diversamente da me, non vi siate mai chiesti quanto valga vostra casa.

Benvenuti a Shishmaref, in Alaska, popolazione: 650 abitanti. Siamo una piccola comunità Inupiaq dove tutti si conoscono. Shishmaref è un’isola barriera che è stata erosa e inondata negli ultimi 50 anni, anche prima che lo sconvolgimento climatico venisse ampiamente riconosciuto. Negli ultimi 35 anni, abbiamo perso da 2.500 a 3.000 piedi di territorio. Sono nato nel 1997, nel corso della mia vita, Shishmaref ha perso circa 100 piedi di terreno.

Entro i prossimi due decenni, l’intera isola verrà erosa completamente e diventerà inabitabile. Come se ciò non fesse abbastanza spaventoso, la Shell ha recentemente tentato di trivellare petrolio nel Mare dei Chukchi, vicino all’Alaska. Se la company  avesse avuto successo, sarebbe stato letale per la nostra vita e per gli animali marini.

Nel 2001, il mio popolo ha votato per  trasferirsi lungo la costa dell’Alaska continentale, ma il costo stimato è da  200 a 250 milioni di dollari, quindi, in realtà spostarsi è molto complicato. Anche se abbiamo preso questa decisione, io non credo che nessuno si stia davvero preparando. Le generazioni più anziane vogliono rimanere qui perché hanno vissuto qui tutta la loro vita e non vogliono lasciare le loro case. Tutti vogliono restare, ma dobbiamo renderci conto che non abbiamo scelta.

Tutti a Shishmaref sono cordiali è come una famiglia. Se ci allontaniamo, tutto cambierà. Non ci vedremo spesso l’uno con l’altro e non avremo voglia di interagire come è il nostro modo di fare ora. Fa male sapere che la tua unica casa sta per sparire e che non potrai cacciare, pescare, e portare avanti le tradizioni del modo al quale sei abituato, come il tuo popolo ha fatto per secoli.

Invito gli eventuali scettici del cambiamento climatico  a venire a Shishmaref e scoprire che cosa era questo posto solo 50 anni fa e vedere quello che stiamo affrontando ora. Una cosa che dimostra quanto sia vulnerabile la mia comunità è quella dell’ innalzamento del livello del mare e dell’erosione, non si può negare che l’alterazione del clima sia reale.

Nonostante questa realtà, mi rendo conto ogni giorno che mi capita di svegliarmi  e vedere che il paesaggio è ancora qui e che per ora sono in grado di chiamare questo posto casa. Mentre è troppo tardi per salvare l’isola di Shishmaref, abbiamo ancora un po’ di speranza che saremo in grado di preservare le nostre tradizioni e rimanere uniti come cultura.

Ecco perché mi sono deciso a parlare per la mia comunità.

I giovani sono il futuro dell’Alaska, quindi è importante per noi riuscire ad essere coinvolti. A mio parere, i giovani sono molto forti e non importa dove siamo, siamo in grado di lavorare per cambiare le cose. Un giorno spero di candidarmi a senatore o a governatore dell’Alaska per migliorare la vita degli abitanti dell’Alaska e anche per fare la differenza per i popoli indigeni sproporzionatamente colpiti dalle perturbazioni climatiche in tutto il mondo.

Questa settimana, mi si recherò a Parigi, in Francia, per i negoziati sul clima delle Nazioni Unite. Sarà solo la seconda volta in vita mia che lascio l’Alaska. Quando ci sarò, spero di condividere con tutti la mia storia di adattamento alle perturbazioni climatiche, l’importanza per gli Stati Uniti di aumentare il loro impegno per il Green Climate Fund  e la necessità di includere di più le donne e le popolazioni indigene nelle politiche climatiche, perché tutti questi temi sono collegati.

Mi auguro che i leader mondiali ascoltino il mio messaggio e raccolgano la sfida, perché per me non è solo una questione politica, è il mio futuro.

 

Esau Sinnok

youth delegate di Shishmaref, Alaska, alla COP21 Unfccc di Parigi

Articolo originariamente pubblicato su Sierra il giornale di Sierra Club, il 25 novembre 2015 con il titolo “Life on the edge of limate change”