Riceviamo e pubblichiamo

La soppressione (di fatto) del Corpo forestale dello Stato non è ancora operativa: cos’è possibile fare

[7 Agosto 2015]

La (eventuale) soppressione (di fatto) del Corpo forestale dello Stato stabilita con il cosiddetto “DDL Madia”, non è affatto – come molti stanno interpretando – un provvedimento finale e definitivo (e quindi operativo), ma è solo l’inizio di un percorso legislativo che deve ancora seguire altri iter entro i quali ci sono – dunque – spazi di interventi sociali e politici ancora tutti da mettere in campo.

In altre parole, non è ancora affatto detta la parola definitiva. C’è ancora molto da dire. E da fare. E – dunque – non è vero che il CFS è già soppresso o “assorbito”. Oggi il Corpo forestale dello Stato è ancora a tutti gli effetti un corpo di polizia dello Stato ed opera a pieno titolo e regime. Domani pure. Tra qualche mese, vedremo…

Ma vediamo di capire bene cosa sta succedendo, cosa deve ancora succedere e cosa possiamo fare per cercare di evitare questa incredibile soppressione/assorbimento che rappresenterebbe un colpo mortale per la tutela dell’ambiente, della salute pubblica e degli animali, nonché un regalo spettacolare offerto su un piatto d’argento a tutti i criminali ambientali di ogni risma e specie.

Che cosa è il c.d. “DDL Madia”? Una legge già operativa? No. Come è noto, in base alla Costituzione, l’esercizio della funzione legislativa, ordinariamente esercitata collettivamente dalle due Camere, può essere delegato al Governo, nel rispetto di  espliciti vincoli sulla determinazione di principi e criteri direttivi, sul tempo limitato di validità della delega, entro il quale il Governo può esercitarla, e sugli oggetti e materie definiti.

La legge delega è una legge ordinaria, approvata dalle Camere sempre con la procedura normale di esame e di approvazione diretta. Ed è proprio questo il c.d. “DDL Madia”: una legge delega…

Questa delega è conferita al Governo ed il successivo atto avente forza di legge emanato dal Governo medesimo, di cui è fonte la legge di delega, è detto decreto legislativo (o anche decreto delegato).  Ed questo che deve ancora accadere per il Corpo forestale dello Stato.

Ora è stata approvata soltanto la legge di delega al Governo,  che non dispone o rende operativa ancora nessuna soppressione del CFS o passaggio in altra forza di polizia. Questo provvedimento delega il Governo a scrivere ed adottare entro  12 mesi  uno o più decreti legislativi seguendo i criteri che sono stati approvati.

Per quanto riguarda il CFS, i criteri direttivi che devono essere tenuti in considerazione quando si scriverà l’apposito decreto legislativo sono i seguenti (vale la pena leggerli con attenzione parola per parola…):

“Art. 8. (Riorganizzazione dell’amministrazione dello Stato).

  1. Il Governo è delegato ad adottare, entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, uno o più decreti legislativi per modificare la disciplina della Presidenza del Consiglio dei ministri, dei Ministeri, delle agenzie governative nazionali e degli enti pubblici non economici nazionali. I decreti legislativi sono adottati nel rispetto dei seguenti princìpi e criteri direttivi:
  2. a) con riferimento all’amministrazione centrale e a quella periferica: (…) riordino delle funzioni di polizia di tutela dell’ambiente, del territorio e del mare, nonché nel campo della sicurezza e dei controlli nel settore agroalimentare, conseguente alla riorganizzazione del Corpo forestale dello Stato ed eventuale assorbimento del medesimo in altra Forza di polizia, ferme restando la garanzia degli attuali livelli di presidio dell’ambiente, del territorio e del mare e della sicurezza agroalimentare e la salvaguardia delle professionalità esistenti, delle specialità e dell’unitarietà delle funzioni da attribuire, assicurando la necessaria corrispondenza tra le funzioni trasferite e il transito del relativo personale; (…)

2) in caso di assorbimento del Corpo forestale dello Stato, anche in un’ottica di razionalizzazione dei costi, il transito del personale nella relativa Forza di polizia, nonché la facoltà di transito, in un contingente limitato, previa determinazione delle relative modalità, nelle altre Forze di polizia, in conseguente corrispondenza delle funzioni alle stesse attribuite e già svolte dal medesimo personale, con l’assunzione della relativa condizione, ovvero in altre amministrazioni pubbliche, di cui all’articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni, nell’ambito delle relative dotazioni organiche, con trasferimento delle corrispondenti risorse finanziarie. Resta ferma la corresponsione, sotto forma di assegno ad personam riassorbibile con i successivi miglioramenti economici, della differenza fra il trattamento economico percepito e quello corrisposto in relazione alla posizione giuridica ed economica di assegnazione.”

Attenzione al passaggio: “riorganizzazione del Corpo forestale dello Stato ed eventuale assorbimento del medesimo in altra Forza di polizia”.

Dunque nulla è ancora prestabilito, scontato e definitivo. Si prevede “riorganizzazione” e solo “eventuale” assorbimento, e non si specifica ancora in quale “altra” forza di polizia.

Si è – dunque – aperta in queste ore dopo l’approvazione del c.d. “DDL Madia” una importantissima mora temporale entro la quale c’è ancora tanto da fare, da dire e da intervenire. Il testo del decreto legislativo finale deve essere ancora scritto. Questo va sottolineato. E sarà solo quel testo che deciderà poi – alla fine – il destino del Corpo forestale dello Stato.

Il problema è – dunque – a questo punto, come verrà scritto quel testo e chi siede al tavolo delle trattative per far scrivere il testo medesimo. Poiché sono in gioco valori costituzionali come la difesa dell’ambiente e della salute pubblica, ed è in gioco un intero corpo di polizia statale con le migliaia di operatori dipendenti che attendono una decisione che è relativa sia alla propria situazione personale, ma anche con riflessi diretti sulla propria operatività che va a incidere – appunto – direttamente su beni collettivi e preziosi come l’ambiente e la salute pubblica, riteniamo logico che da questo momento in poi ogni percorso da seguire sia dentro una casa di vetro con la partecipazione reale e penetrante di tutte le forze sociali interessate al settore ed in un quadro di trattive, azioni, proposte e decisioni pubbliche, condivise e solari e cioè aperte a tutti.

Senza percorsi sotto tettoie, con un risultato poi finale a sorpresa maturato tra pochi e con un testo blindato del tipo prendere o lasciare.

In questo contesto serve – dunque – oggi l’attiva e sentita partecipazione di tutti. E’ logico che in tale prospettiva il principale interlocutore istituzionale sono i sindacati del personale del Corpo forestale dello Stato, che in quest’occasione devono essere in assoluta unitarietà  e coesione di presenza al tavolo delle trattative per garantire ai propri dipendenti una decisione equa ed equilibrata sia per quanto riguarda – logicamente – le posizioni lavorative personali dei singoli forestali, ma anche in vista del fine sociale istituzionale che gli stessi perseguono  per la tutela dell’ambiente e della salute pubblica e – dunque – portatori diretti di un interesse generale della popolazione. Il percorso di redazione del decreto legislativo finale senza la presenza attiva, ed il contributo fattuale, di tutti sindacati al tavolo di lavoro, sarebbe qualcosa di inconcepibile. Nel contempo è necessaria dal basso la partecipazione attiva e sentita di tutti gli operatori del Corpo forestale dello Stato in servizio che non devono in questo momento scoraggiarsi, ma devono trasmettere positiva energia verso le loro organizzazioni sindacali per facilitare la risoluzione di questo momento difficile a livello istituzionale.

Un ruolo fondamentale, sempre in questa mora temporale, devono svolgerla le associazioni ambientaliste e animaliste, oltre a quello che è stato già messo in campo. Il contributo delle associazioni è assolutamente importante, anche per avviare una strada efficace di evoluzione istituzionale. Anche in questo caso, sarà necessaria una coesione unitaria e coesa di tutte le associazioni, che dovranno per forza di cose far sentire la loro voce al tavolo delle trattative. Ogni associazione ha un interesse legittimo diretto, perché in questa fase non si tratta soltanto del posizionamento lavorativo dei dipendenti del Corpo forestale dello Stato, ma del futuro reale e sostanziale dei controlli in materia di tutela ambientale, della salute pubblica, degli animali e del patrimonio agroalimentare. Quindi la legittimazione è logica e doverosa.

Ma sarà necessario anche un contributo delle persone di cultura, intellettuali, esponenti scientifici ed universitari che – ritengo – non potranno sottrarsi dall’entrare in campo in questo delicatissimo momento in cui sono in ballo – appunto – valori essenziali che riguardano tutti i cittadini.

Gli esponenti politici che hanno realmente capito la situazione potranno offrire un contributo fondamentale, pur auspicando che ciascun esponente politico non tenda a richiudere la propri iniziativa sotto un’unica posizione di bandiera, per evitare malintesi di posizionamento partitico che nuocerebbero soltanto alla causa comune. Sarà corretto ed intelligente unirsi tutti, anche se appartenenti a schieramenti diversi, sotto un tetto terzo e trasversale per una reale azione comune.

Insomma, a mio avviso non è finita, ma si inizia ora. Ed ognuno sa e come potersi e volersi posizionare. Ma la trasparenza del percorso e la solarità estesa dei contributi, proposte e decisioni appare essenziale. Su  questo tutti (o quasi) dovremmo essere d’accordo.

di Maurizio Santoloci – Diritto all’ambiente