Nasce in Italia un dottorato che interseca sostenibilità ambientale e benessere

È in partenza all’Università di Ferrara un Phd interdisciplinare e internazionale, per formare i ricercatori di domani, dove si riconosce nella cultura una componente dinamica di ogni ecosistema

[28 Maggio 2019]

Compito del moderno ambientalismo non è (solo) quello di mettere in guardia contro il futuro ormai prossimo, a tinte sempre più fosche, che si staglia al nostro orizzonte se non sapremo rapidamente ricondurre la voracità del nostro sistema economico entro i limiti ambientali imposti dalla Terra – l’unico pianeta su cui possiamo contare, che sostiene la vita in tutte le sue forme. Non c’è redenzione nel pessimismo cosmico: occorre presentare un’alternativa credibile, incentrata sulla possibilità di un maggiore – e non minore – benessere a livello individuale e collettivo. È questo quel che cerca di offrire una prospettiva di sviluppo sostenibile. Si tratta di un approccio complesso dove la qualità della vita si rispecchia nella dimensione ambientale come in quella sociale ed economica: non a caso il migliore indicatore che abbiamo oggi a disposizione in Italia per misurare la sostenibilità dello sviluppo è stato intitolato dall’Istat al Benessere equo e sostenibile (Bes).

Ed è proprio al benessere e alla sostenibilità ambientale che si rivolge il nuovo corso di dottorato in Environmental sustainability and wellbeing che l’Università di Ferrara inaugurerà con l’avvio del prossimo anno accademico, e che oggi presentiamo in anteprima. Si tratta di un progetto maturato nel contesto della rete universitaria internazionale Routes towards sustainability, nata nel 2012 sempre su iniziativa dell’Università di Ferrara e oggi formata da una vasta gamma di Atenei in cinque continenti accomunati dall’obiettivo di sviluppare ricerche interdisciplinari e internazionali sullo sviluppo sostenibile. Proprio l’interdisciplinarietà è il tratto fondante del corso di dottorato, dove il percorso formativo si basa sulla sinergia fra scienze umane e sociali; economiche e giuridiche; eco-biologiche e chimiche.

È solo collocando ambiente e benessere sostenibile in una prospettiva di complessità biologica e culturale che una nuova generazione di ricercatori svilupperà gli strumenti per gestire risorse, attività produttive e heritage in ecosistemi fragili e contribuirà a migliorare la qualità della vita e della salute. Anche se ancora oggi è viva la tentazione di affibbiare alla cultura un ruolo marginale in questo processo, è infatti urgente riconoscere – come del resto lo stesso ha già fatto, ormai dal 2005 – nella dimensione culturale un pilastro dello sviluppo sostenibile. Se con l’ingresso nell’Antropocene gli impatti dell’attività umana sono diventati tanto ingombranti per il nostro pianeta da poter essere paragonati a quelli di una forza geologica, possiamo imparare a gestire l’enorme responsabilità di cui ci siamo caricati – nei confronti non solo della nostra specie, ma di tutti gli esseri viventi – soltanto attraverso un’operazione di ecologia culturale, nel senso più proprio del termine: indagando il ruolo della cultura come componente dinamica di ogni ecosistema.

Un’operazione che è per sua natura interdisciplinare e richiama alla necessità di un confronto e dialogo continui tra le varie branche del sapere, superando la dicotomia tra le cosiddette scienze dure e quelle sociali. È in questo terreno di confronto che si aprono sia la possibilità di uno sviluppo sostenibile per la nostra società, sia molteplici sbocchi occupazionali per il singolo; un dato importante da tenere in considerazione, data la centralità del lavoro come elemento di benessere e qualità di vita. Il dottorato in Sostenibilità ambientale e benessere si prefigge di offrire sbocchi professionali in ambito nazionale e internazionale, in settori che spaziano dagli enti ministeriali, regionali e comunali a istituti di ricerca come e dalle agenzie a e associazioni ambientaliste fino a centri di ricerca e laboratori per la prevenzione e promozione della salute e del benessere psico-fisico. Più in generale, le competenze interdisciplinari e integrate permetteranno ai dottori di ricerca di ambire a molteplici ruoli professionali: ricercatore, docente, divulgatore di culture della sostenibilità e del benessere in prospettiva olistica, divenendo così una bussola non solo per sé stessi ma anche per gli altri. Se circa il 65% dei bambini che attualmente vanno a scuola svolgeranno dei lavori che oggi ancora non esistono, come stima il World economic forum, l’attitudine all’interdisciplinarietà è del resto una delle più preziose facoltà che possiamo permetterci di coltivare.

L’elaborazione del progetto è durata un anno e mezzo. Un periodo lungo e fertile, nel quale docenti che rappresentano discipline differenti, in dipartimenti diversi e in vari paesi hanno costituito una rete di incontri dialogici e confronti dialettici. Il programma è anche un Joint PhD in sinergia con la Western Sydney University, dove i membri dell’Institute for culture and society diretto dal prof. Paul James da anni lavorano sulla sostenibilitá in una prospettiva interdisciplinare. Similmente, la volontà di elaborare metodi multiprospettici unisce i membri della rete Routes towards sustainability. La prof. Paola Spinozzi, coordinatrice del dottorato e studiosa di letteratura e ambiente presso il dipartimento di Studi umanistici, sottolinea la sinergia con i colleghi del dipartimento di Economia e management, il prof. Massimiliano Mazzanti, economista ambientale, e il prof. Gianfranco Franz, pianificatore: «Inizialmente volevamo incorporare Ecological minds nel titolo del dottorato, poi abbiamo scelto un titolo denotativo, che annuncia i contenuti in modo diretto. Menti ecologiche è connotativo, evoca e prefigura. Connotare è importante, dare attributi significa essere creativi e innovativi. Immaginare e intraprendere percorsi di sostenibilità ambientale e benessere è esattamente ciò che il dottorato si prefigge di fare con le menti ecologiche di docenti e studenti italiani e internazionali».