Realacci, dalla commissione Ambiente della Camera lo stop alla Guidi e il Sì al referendum

[1 Aprile 2016]

Ermete Realacci, decano dell’ambientalismo italiano e deputato Pd (in quest’ordine), incarna l’anima verde della maggioranza che oggi guida il Parlamento italiano. O almeno, buona parte di ciò che ne rimane. E manda un messaggio chiaro al governo, con un intervento pubblicato oggi sull’Unità.

«Non posso condividere la scelta del Partito democratico di invitare esplicitamente all’astensione nel referendum del 17 aprile», dichiara Realacci mentre afferma invece di comprendere la scelta di parte dello schieramento per il “Sì” di utilizzare la consultazione, al di là del merito che è diverso e molto più limitato, per spingere il governo verso politiche molto più decise nel ridurre il ricorso alle fonti fossili, in coerenza con la direzione indicata dalla Cop21 di Parigi per contrastare i mutamenti climatici. E per questo motivo voterò sì».

Un referendum che sarebbe comunque stato meglio, tiene a sottolineare Realacci, poter evitare: «Solo un confronto vero aiuta il futuro». Ciò non toglie che «l’iniziativa referendaria avanzata dalle regioni – scrive Realacci – è stata la risposta ad una scelta, a mio avviso sbagliata, fatta dal governo nello “Sblocca Italia” di centralizzare le scelte in materia di estrazione di idrocarburi, eliminando molti dei vincoli esistenti ed enfatizzando le potenzialità economiche ed occupazionali dell’Italia in questo campo».

Anche perché i volti oscuri di questo mondo appaiono almeno altrettanto ampi delle potenzialità, come suggerisce la maxi-inchiesta della Procura di Potenza incentrata sull’industria petrolifera della Basilicata, che ha finito per portare alle dimissioni (pur senza essere indagata) anche la ministra dello Sviluppo economico, Federica Guidi.

Una vicenda dove anche Realacci è stato in qualche modo indirettamente coinvolto, come dichiara oggi in un’intervista a Linkiesta. Solo, trovandosi dal lato opposto della barricata rispetto a quello che ha attirato le attenzioni della magistratura. «Sono stato io ad aver bloccato l’emendamento della Guidi nello Sblocca Italia. Erano le quattro del mattino come dice la Guidi, è vero, e dichiarammo quell’emendamento inammissibile perché prevedeva procedure straordinarie per tutti gli impianti di stoccaggio e trasporto di idrocarburi. Fu un atto forte, perché bocciamo un emendamento del governo. Che poi lo fece rientrare dalla finestra, nella legge di Stabilità di quello stesso anno».