Il Cigno Verde a Regione e Sindaco di Ravenna: «Si chieda al Governo un tavolo per riorientare il settore Oil&Gas regionale. La crisi del settore prosegue da tempo, quello che serve è una nuova prospettiva utile per il clima e per i lavoratori»

Blocca-trivelle, Legambiente: «Per le imprese di Ravenna serve un piano di riconversione green non un rilancio del fossile»

Bonaccini al Governo: «La green economy non si fa per decreto»

[19 Febbraio 2020]

A Ravenna il comparto dell’estrazione off-shore di idrocarburi è in crisi e Legambiente Emilia Romagna ha scritto al sindaco Michele de Pascale ed alla Giunta regionale, in particolare ai due futuri assessori legati al lavoro e Green Economy   (Vincenzo Colla) ed Patto per il Clima (Elly Schlein) chiedendo di «Attivare subito un tavolo di “riconversione verde” del settore economico legato alle estrazioni di gas, su cui il Governo dovrà avere un ruolo determinante». Per il Cigno Verde sarebbe invece sbagliata un’azione di lobby locale per riproporre il rilancio della stagione del fossile.

Gli ambientalisti ricordano che «Sul tema sono intervenuti negli ultimi giorni sia il Ministro dell’economia Roberto Gualtieri, disponibile a valutare un tavolo – in apparenza poco orientato alla riconversione – e il sindaco di Ravenna Michele de Pascale, che ha chiesto al Prefetto l’indizione di un tavolo di crisi per il settore  legato agli effetti del provvedimento “blocca-trivelle” del Governo precedente. La motivazione   deriverebbe dalla proroga di oltre 6 mesi della definizione del PiTESAI (Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee), che potenzialmente potrebbe sbloccare alcune aree di estrazione;suno slittamento previsto nell’attuale percorso di conversione del Decreto “Mille proroghe”».

Sulla questione è intervenuto ieri anche il presidente della Regione riconfermato, Stefano Bonaccini, che non sembra essere in sintonia né col governo né con Legambiente: «La proroga dello stop all’attività estrattiva non porta con sé alcuna soluzione concreta e strutturale, aggravando le difficoltà e lasciando in una pericolosa incertezza l’intero comparto ravennate». Bonaccini, dopo aver chiesto un incontro urgente al Governo ha aggiunto che «La green economy non si fa per decreto e così non si dà alcuna risposta né sotto il profilo della tutela ambientale, viceversa sempre più urgente da affrontare, né per quanto riguarda gli aspetti economici e occupazionali, con l’effetto di fermare e danneggiare un settore strategico e avanzato, che andrebbe al contrario accompagnato nella transizione con politiche industriali. Settore che in Emilia-Romagna conta nel suo complesso mille imprese e 10mila lavoratori diretti. Un’assenza di risposte che diventa beffa nel momento in cui a poche miglia di distanza, in mare aperto e sull’altra sponda dell’Adriatico, l’estrazione di metano prosegue come se nulla fosse, mentre aumenta la dipendenza energetica del nostro Paese dall’estero. Viceversa, si dovrebbe agire subito e bene, tenendo insieme ambiente e lavoro, avviando nel concreto una transizione energetica verso fonti rinnovabili, e una conseguente conversione degli impianti, investendo a livello nazionale e non bloccando un intero comparto, che nel polo ravennate vede un avamposto di professionalità ed esperienze di altissimo livello, anche sul piano della sicurezza e della tutela ambientale. Ho la sensazione che da parte del decisore politico si conosca anche poco quanto è stato fatto in questi anni nel nostro territorio».

Bonaccini ha concluso: «Come Regione, siamo pronti a fare la nostra parte ma è necessario che il Governo, per iniziativa del ministero dello Sviluppo economico, apra subito un confronto con le rappresentanze istituzionali, economiche e sociali, mettendo a valore quanto già si sta facendo in territori come Ferrara e Ravenna e un Piano energetico regionale come il nostro. Non siamo certo rimasti fermi in questi anni e siamo pronti a fare tutto ciò che serve per coniugare ambientale e lavoro. Ma siamo stanchi di decisioni (o non decisioni) prese dall’alto sulla testa di istituzioni, imprese e lavoratori. Per questo chiediamo con urgenza un incontro al Governo».

Legambiente, che sulla riconversione energetica dell’Alto Adriatico aveva già presentate in un dossier a luglio, segnala che «Sarebbe profondamente sbagliato reclamare un tavolo di crisi come strumento di pressione per ottenere lo sblocco delle estrazioni. Il settore dell’Oil and Gas necessita di un tavolo che dia nuove prospettive di riconversione industriale verso le tecnologie green, guardando alle ipotesi delle rinnovabili come l’eolico off-shore, e prevedendo  una fase intermedia di impiego del know-how delle imprese nell’impegnativa fase di decommissioning (cioè di smantellamento e bonifica) delle piattaforme esistenti».

Una richiesta che l’associazione aveva già sottoposto alle forze politiche nelle ultime elezioni regionali, e che è stata sottoscritta dalle forze del centrosinistra, oltre che appoggiata dal Movimento 5 Stelle. Quindi, dalle stesse forze politiche che sostengono il Governo ed il Ministero.

Legambiente Emilia Romagna è convinta che «Si tratta dell’unica soluzione percorribile, perché ce lo impongono gli impegni per il clima e verso le future generazioni e l’unica soluzione valida per pensare di conservare i posti di lavoro. Il settore estrattivo ravennate infatti è in declino soprattutto per cause interne, visto che gli addetti del settore off-shore del distretto hanno subito una contrazione di 7.000 mila addetti dal1992 ad oggi, anche in assenza dei blocchi alle trivelle. Anche l’attuale slittamento dei tempi per la definizione del PiTESAI, verosimilmente andrà oltre i 6 mesi, visto lo stallo nei procedimenti di redazione»

Il Cigno Verde emiliano-romagnolo conclude: «L’opzione della riconversione rimane dunque  l’unica proposta realista.  Un percorso che per il nostro Paese potrebbe avvenire cercando di collegarlo all’utilizzo delle risorse previste dalla UE per il Green deal e la decarbonizzazzione».