Efficienza energetica negli edifici pubblici: un pozzo senza bisogno di trivelle

L’enorme spreco di energia e soldi nelle scuole italiane

[6 Maggio 2016]

Non ho voluto commentare i risultati del referendum sulle trivelle perché avrei rischiato di ripetere forse inutilmente cose dette e ridette durante la campagna referendaria.

Allo stesso modo non voglio avventurarmi in sterili analisi dei numeri dei partecipanti e della percentuale di Sì, ma neppure attardarmi a evidenziare come un tragico scherzo del destino proprio nelle ore del referendum ci abbia mostrato quali immani disastri si possono verificare anche soltanto per un piccolo guasto ad una tubazione di un oleodotto – parlo ovviamente del caso verificatosi a Genova.

Quello che mi preme di più, piuttosto, è condividere con voi una riflessione che mi è capitato di fare all’indomani del Referendum, in occasione di una visita ad una scuola di Livorno con cui Generplus sta portando avanti un interessante progetto di educazione ai concetti di efficienza energetica.

Visitando la scuola con un collega abbiamo trovato un enorme pozzo di energia, che sarebbe a disposizione senza neanche la necessità di trivellare un centimetro, né in terra né in mare.

Abbiamo infatti chiesto, al professore che ci guidava nella visita, quanto la scuola spendesse di bollette energetiche. Ci ha parlato di una cifra attorno ai 250.000 €.

In ogni classe che entravamo, in ogni corridoio che percorrevamo, vedevamo degli infissi colabrodo che mi facevano rimbombare in testa quei “250.000 € di spese energetiche” di cui mi aveva parlato il professore.

Enormi aule o laboratori inutilmente riscaldati per tante ore al giorno perché non esiste alcuna regolazione in funzione di un effettivo utilizzo degli ambienti. E ancora tornava ai miei pensieri quel 250.000 €…250.000 €!

Sono stato colto, come mi è già capitato in altre occasioni, da una grande rabbia ed una grande amarezza, perché ripensavo a quelle posizioni di chi voleva sostenere che il nostro paese non poteva permettersi di chiedere a qualche illustre petroliere di rimettere a disposizione dello Stato quelle concessioni pubbliche avute per almeno 30 anni, mentre niente viene detto e soprattutto fatto per andare a recuperare quegli enormi giacimenti di energia pulita nascosti tra le mura degli edifici pubblici come scuole, ospedali, municipi e così via.

Parlo di energia pulita perché si tratterebbe di non aver più bisogno di bruciare del gas per produrre del calore che buttiamo dalla finestra o usiamo per tenere a 20-22°C ambienti non utilizzati e, come si dice in questi casi, il risparmio è la miglior fonte di guadagno.

In molto casi si otterrebbero dei risparmi importanti solo spendendo qualche centinaia di euro in termostati e qualche sensore.

Vi assicuro che ottenere risparmi del 30-40% nella scuola che sto prendendo come esempio – e come quella e peggio di quella ne esistono decine di migliaia – non sarebbe molto complicato.

Vorrebbe dire risparmiare ogni anno 75000-100.000€ per ogni plesso delle dimensioni di quello di cui stiamo parlando, che non è neppure tra i più grandi in Italia. Lascio a voi immaginare cosa si potrebbe fare ogni anno in una scuola disponendo di una cifra del genere. Questo senza neanche voler parlare di autoproduzione che ogni edificio sarebbe in grado di fare dotandosi di un impianto fotovoltaico.

Estendiamo questo ragionamento a tutti gli edifici pubblici di Italia e alle abitazioni private e capirete il perché della mia frustrazione nel ripensare a certi ragionamenti assurdi sentiti durante la campagna referendaria.

Se a questo poi aggiungo che in questi giorni non sento altro che offerte di forniture di energia verde 100% da parte di quegli stessi signori che hanno fatto di tutto per frenare l’impetuoso sviluppo del fotovoltaico in Italia l’amarezza per così tanta ipocrisia diventa davvero quasi insopportabile!

Nel nostro piccolo noi continueremo tutti i giorni a fare informazione e sensibilizzazione su questi temi, convinti che la strada ormai sia segnata nonostante i goffi e insensati tentativi di dirottamento.

Provate a riflettere sui dati molto semplici dei quali abbiamo parlato e ditemi se non è una battaglia sacrosanta da portare avanti tutti insieme.

di Carlo Giangregorio, Generplus