Oms al Parlamento: donne e bambini i più in pericolo di morte per disastri naturali

Dal 2000 al 2015 il numero totale dei migranti internazionali donne è aumentato di oltre 32 milioni

[18 Luglio 2016]

Oggi il 60% delle morti materne evitabili e il 53% dei decessi di bambini al di sotto dei cinque anni si svolgono in contesti di conflitto, spostamento e disastri naturali; si stima inoltre che nel mondo oltre 26 milioni di donne e bambine in età riproduttiva vivono in situazioni di emergenza e in condizione di bisogno rispetto ai servizi di salute sessuale e riproduttiva.

Sono questi alcuni dei temi al centro dell’audizione presso la Camera del Deputati tenuta dal vicedirettore generale dell’Oms, Salute della famiglia, delle donne e dei bambini Flavia Bustreo, che ha sottolineato i dati relativi alle migrazioni: complessivamente, nel mondo cresce il numero di donne e ragazze rese più vulnerabili a causa dei fenomeni migratori, in combinazione con ulteriori fattori di ineguaglianza legati al sesso, l’etnia e la classe sociale. Dal 2000 al 2015 il numero totale dei migranti internazionali donne è aumentato di oltre 32 milioni, con conseguenze per la loro sicurezza e la loro salute; secondo una recente valutazione, tra il 2002 e il 2013, il gap finanziario ad esempio per la salute riproduttiva nelle situazioni di emergenza è stata pari a 2.689 miliardi di dollari.

«Le crisi – ha dichiarato Flavia Bustreo al termine dell’incontro alla Camera – sono oggi sempre più caratterizzate da spostamenti di massa e di lungo termine, con conseguenze sempre più rilevanti, soprattutto per le fasce più deboli della popolazione quali donne, bambini e adolescenti, colpite in modo sproporzionato e con gravi conseguenze anche per quanto riguarda la loro salute. È importante capire il valore delle dinamiche globali; le donne sono infatti attori chiave nello sviluppo della salute e del sistema di assistenza del ventunesimo secolo, artefici del global care chain, la catena di assistenza globale, ossia del fenomeno crescente che le vede migrare per svolgere lavori di tipo sociale e di assistenza».

Per rispondere alla sfida posta dal rischio per la salute delle popolazioni migratorie, l’Organizzazione Mondiale della Sanità sta lavorando alla stesura del rapporto “Women on the Move” con l’obiettivo di esplorare le intersezioni tra la mobilità, le donne e l’assistenza con particolare attenzione alle migrazioni di genere, la natura di genere della catena di cura globale e le implicazioni per la salute e i sistemi sanitari.

«È necessario un approccio di genere anche per quanto riguarda l’accoglienza che per le donne deve essere diretta e individuale, non legata alla famiglia o al marito come succede oggi – è il commento di Pia Locatelli, presidente del comitato Diritti umani della Camera – Le migranti e le rifugiate sono particolarmente a rischio, spesso viaggiano sole o con bambini piccoli, e spesso sono vittime di stupri, di violenza, di tratta. Di fronte a queste situazioni è necessario informare le donne sui loro diritti, istruirle sulla prevenzione delle malattie e preservarle da pratiche in uso in alcuni paesi di provenienza, come le mutilazioni genitali o i matrimoni precoci».