[22/11/2007] Comunicati

Copiaincolla ambientale, Fontana (Legambiente) chiede le dimissioni dei dirigenti siciliani

LIVORNO. La Sicilia questa volta voleva essere certa che il proprio piano per risanamento della qualità dell’aria, fosse inattaccabile e ha preso spunto da chi lo aveva già fatto. Solo che chi lo ha redatto si è fatto “prendere un po’ troppo la mano” e anziché “spunti” ha fatto un vero e proprio copia incolla con il piano presentato in Veneto. Sbagliando anche il riferimento scelto, dal momento che il piano del Veneto è stato anche bocciato dall’Unione europea perché mancava il piano delle emissioni, che naturalmente manca anche in Sicilia. Stessa fine che sarebbe toccata anche a quello siciliano, quindi, se Legambiente non avesse denunciato prima la “bufala” del governo Cuffaro.
«Un’operazione scorretta professionalmente, eticamente e istituzionalmente - la definisce Gioacchino Genchi, funzionario regionale e dirigente di Legambiente - che compromette il decoro dell’amministrazione e la sua credibilità nei confronti dei cittadini».

Tra l’altro la copiatura del piano veneto fatta dai dirigenti dell’assessorato all’ambiente, è stata talmente fedele al testo originale, che non sono stati cambiate neanche le caratteristiche descrittive dei due territori, tanto che si fa riferimento al «sistema aerologico padano» o alle «piste ciclabili lungo gli argini dei fiumi e dei canali presenti nei centri storici dei comuni siciliani»! Roba da ridere, se non fosse che stiamo parlando di cose avvenute realmente: di funzionari regionali e assessori che sulla base di questo piano hanno deliberato. E che adesso annunciano commissioni d’inchiesta interne.
Abbiamo commentato assieme a Mimmo Fontana, presidente di Legambiente Sicilia, questa vicenda che a suo dire «non ha dell’incredibile, ma è incredibile».

Dopo aver smascherato questo maldestro tentativo di plagio, quale saranno le prossime mosse?
«Intanto chiediamo che il piano venga annullato e che sia ritirato immediatamente il decreto emesso dall’assessore Interlandi, che da quello discendeva. Tra l’altro non si sono nemmeno resi conto che nel piano era scritto che doveva essere approvato dal Consiglio regionale. Quando dovrebbe essere risaputo, almeno dallo stesso governo siciliano, che in Sicilia non c’è un consiglio ma l’assemblea e che le competenze di questo tipo, non sono dell’assemblea ma della giunta».

Pare evidente che non lo abbiano nemmeno letto, quindi.
«E’ evidente che non lo hanno letto, sarebbe stato difficile altrimenti far passare il riferimento alle piste ciclabili lungo gli argini dei fiumi che scorrono nelle città…. Ma al di là dell’aspetto ridicolo, questo episodio la dice lunga, se ancora ve ne fosse bisogno, dell’importanza che si dà da parte del governo di questa regione ai piani di programmazione. Il problema è politico, oltre alle responsabilità individuali».

State valutando anche un’azione legale?
«No, crediamo che la cosa più utile sia quella di fare esplodere la guerra all’interno dell’assessorato, tra il dirigente Tolomeo, uomo di Cuffaro, e l’assessore Interlandi. Per fare un esposto alla magistratura c’è sempre tempo, ma quello che ci interessa, adesso, è vedere di portare a casa almeno le dimissioni del dirigente. Forse allora ci sarà più spazio per le programmazioni ambientali».

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