[28/09/2009] News

Berlino e Lisbona, i diversi destini della sinistra lontano da Roma

LIVORNO. Ha ragione la riconfermata cancelliera tedesca Angela Merkel a festeggiare la sua vittoria elettorale dicendo «Abbiamo raggiunto il nostro obiettivo», il leggero calo della sua unione democristiana Cdu/Csu, unito al grosso successo dei liberali della Fdp, porta la coalizione nero-blu al 48,3% dei voti, le consegna una buona maggioranza al Bundestag e le permette di liberarsi dell'ingombrante alleato socialdemocratico. Un atteggiamento forse irriconoscente, visto che la Spd si è dissanguata nell'accomodante appoggio alla Merkel che prima ha saccheggiato e fatto proprio il programma sociale dei socialdemocratici con il quale ha affrontato la crisi e poi li ha dissanguati in un defatigante confronto con l'estrema sinistra ed i verdi nel quale li ha lasciati sulle barricate praticamente da soli.

All'ex vice-cancelliere  e capo della Spd Frank-Walter Steinmeier non è restato altro che riconoscere la sconfitta. Ora verrà chiamato immediatamente a pagare il prezzo di una svolta al centro che ha favorito il centro-destra. I risultati sono impietosi: Cdu/Csu al 33,9%, Fdp intorno al 15%, nuovo governo con almeno  598 deputati. La Spd, dopo 11 anni di potere solitario o in Grosse Koalition, al 23,5% il peggior risultato dopo la seconda guerra mondiale. Una frana contenuta verso i liberali ed un crollo vero e proprio a sinistra, a beneficio di Die Linke e dei Verdi.

La formazione di sinistra nata dall'unione tra il Pds erede dei comunisti dell'est e i fuoriusciti della sinistra socialdemocratica di Lafontaine raggiunge il 12% dei voti, diventando così il terzo partito della Germania davanti ai verdi, che reggono ed avanzano fino al 10%. Risultati che evidenziano come nel più ricco ed importante Paese dell'Unione europea ci sia spazio sia per un centro-destra moderno ed aperto ai diritti civili e sociali, sia per una sinistra "radicale" con un forte impegno ambientalista ed antinucleare.

Quello che era impensabile è successo: il moderatismo socialdemocratico è riuscito a sdoganare gli eredi della Sed della Germania est, tanto che l'ex comunista orientale Gregor Gysi può dire: «Stiamo vivendo un evento storico unico. Per la prima volta nella storia della Germania, un partito a sinistra dei socialdemocratici ha raggiunto un risultato a due cifre. Questo risultato è una ricompensa per una politica coerente nei confronti del welfare, della giustizia sociale e contro la guerra in Afghanistan».

Si gode il trionfo personale e la vendetta contro il suo ex partito Oskar Lafontaine: «Il risultato è nettamente migliore rispetto al 2005 e rappresenta un grande risultato per Die Linke. Ringrazio tutti coloro che hanno contribuito ad ottenere questo risultato. Anche nella nuova legislatura, metteremo al centro i nostri problemi sociali. Continueremo a lottare contro l'Hartz IV e l'età pensionabile a 67 anni».

Esultano anche i Grünen, dati al 10,5% in alcune proiezioni, e dicono  «Abbiamo lottato fino all'ultimo minuto e ne valeva la pena: I Verdi hanno ottenuto il miglior risultato nella storia in occasione di elezioni».

Quella dei Grünen è stata una campagna moderna e di contatto con la gente, anche utilizzando in nuovi media, sul tipo di quella che ha portato i verdi francesi al clamoroso successo delle elezioni europee.

Sinistra tedesca e Verdi sembrano sideralmente lontani dallo spappolamento delle formazioni „radicali" italiane che non riescono a costruire un'alternativa al Pd e tanto meno al berlusconismo.  

Ma se Berlino è lontana da Roma, Lisbona sembra su un altro pianeta. In Portogallo ha vinto il Partito socialista (Ps) e il premier José Socrates può procedere a formare un nuovo governo, anche se non sarà facile. Il Ps ha preso il 36,56% dei voti,  mentre il partito social-democratico, che nonostante il nome è la formazione di destra capeggiata dal presidente della Commissione europea Manuel Barroso, si è fermato al  29,09% (78 deputati), troppo poco per riuscire a fare un governo con l'altro partito populista di destra il Cds-Pp che supera per la prima volta il 10% ed ottiene 21 deputati.

Socrates ha parlato di «Grande vittoria. I portoghesi hanno fatto una scelta chiara. Hanno indicato che il Ps continui a governare il Portogallo». Il problema per i socialisti  è con chi lo faranno, visto che con i 96 deputati conquistati hanno perso la maggioranza assoluta in Parlamento e che se il Ps vuole governare avrà bisogno dell'appoggio del Bloco de Esquerda (Be), o della Coalizione democratica e unitaria (Cdu) che mette insieme comunisti e verdi, due formazioni che hanno assorbito il 9% circa perso dai socialisti.

Socrates ha pagato (meno di quel che si pensava prima di una campagna elettorale dove partiva come sconfitto) l'austerità dei conti pubblici e la decisione di portare l'età pensionabile a 65 anni.

Non a caso il capo della Be (quarta forza politica portoghese, 9,35% e 16 deputati), Francisco Louçã, ha subito rivendicato la necessità di «Ricostruire il sistema di protezione sociale e applicare un'imposta sopra le grandi fortune per finanziare la sicurezza sociale e per conseguire la convergenza delle pensioni in relazione ai salari minimi»

Per appoggiare un governo Ps Louçã ha chiesto che l'attuale ministro dell'educazione, Maria de Lurdes Rodrigues, non faccia parte dell'esecutivo: «Nessun altro partito è salito tanto in termini percentuali come il  Bloco de Esquerda. Niente sarà possibile al partito socialista senza maggioranza assoluta.

Per il segretario del partito  comunista (pcp) Jerónimo de Sousa il risultato elettorale (7,88% e 15 deputati) è «Un segnale stimolante di crescita per la coalizione rosso-verde della Cdu e potrebbe portare ad una rottura politica. «La Cdu è una forza profondamente legata ai problemi dei lavoratori e del popolo. Il risultato è un solido elemento di fiducia per la lotta contro le ingiustizie sociali e per la costruzione di una nuova politica e costruire un Portogallo più giusto, ma uguale e sovrano».

Per de Sousa il Ps ha poco da gioire: la perdita della maggioranza assoluta è «Una condanna politica dell'attuale governo che si è caratterizzata come ingiusta ed imposta da una maggioranza arrogante».

Per questo i verdi e i comunisti chiedono una cambio radicale di indirizzi politici, altrimenti non appoggeranno il nuovo governo e , tanto per non smentire le divisioni a sinistra, prevedono un'alleanza-compromesso tra Be - Ps e annunciano «Non possiamo, dal punto di vista politico, morale ed etico andare a dire una cosa al popolo e poi farne un'altra completamente differente. Se qualcuno vuole avallare la politica di destra che il Ps pretende di fare, che lo faccia. Il Pcp, coerentemente, mantiene questa posizione, pensando nell'interesse del popolo e del Portogallo».

Parole inflessibili e "antiche", che circolano ancora in una sinistra europea che, nonostante tutto, riesce ad incrociare la modernità e la critica al "pensiero unico", non dimenticandosi storia ed ideali, in una competizione con una socialdemocrazia in crisi che però, dove la sinistra c'è ed è alternativa e "verde", cede voti da quella parte e non verso il populismo e le pulsioni xenofobe che da noi attirano  sempre più lavoratori, piccola borghesia  e giovani.

Torna all'archivio