[26/10/2009] News

Il fungo di Pangea a cui piaceva l’estinzione di massa

LIVORNO. Secondo lo studio "Plant-driven fungal weathering: Early stages of mineral alteration at the nanometer scale" pubblicato su "Geology" la distruzione della foreste terrestri avvenuta 250 milioni di anni fa avrebbe avuto come conseguenza la proliferazione di un minuscolo fungo, il Reduviasporonites (Nella foto), che si nutriva del legno morto.

Il sito dell'Imperial College London, capofila della ricerca, spiega che «I ricercatori in precedenza erano incerti se il Reduviasporonites fosse un tipo di fungo o di alga. Analizzando il contenuto di carbonio e di azoto di resti fossilizzati di organismi microscopici, gli scienziati hanno identificato un tipo di fungo responsabile di far marcire il legno che si è stabilito all'interno di alberi morti». 

Per riconoscere la firma geochimica dei Reduviasporonites, i ricercatori hanno utilizzato strumenti ad alta sensibilità,  progettati in parte per individuare granelli interstellari nei meteoriti, hanno confrontato i loro risultati con quelli dei funghi moderni scoprendo che i Reduviasporonites e i funghi moderni presentano caratteristiche chimiche simili: «La chimica organica, gli isotopi del carbonio e del nitrogeno, e i tassi di carbonio/nitrogeno corrispondono a quelli delle origini fungine».

I ricercatori dell'Imperial College di Londra e di altre università britanniche, Usa ed olandesi ritengono che i microscopici funghi siano stati in grado di prosperare in questo periodo, perché le foreste del mondo erano state spazzate via. «Questo spiegherebbe come gli organismi, che sono conosciuti come Reduviasporonites, siano stati in grado di proliferare in tutto il pianeta. I resti fossili di Reduviasporonites rivelano catene di cellule microscopiche e riflettono un organismo che ha vissuto durante il Permiano-Triassico, prima dei dinosauri, quando la Terra era un continente gigante chiamato Pangea».

I dati geologici dimostrano che la Terra ha subito una catastrofe globale durante questo periodo. Flussi di lava basaltica si sono scatenati contro il continente da una posizione centrale su quella che oggi è la Siberia. Fino al 96% di tutte le specie marine e il 70% delle specie terrestri si sono estinte. Fino ad ora, gli scienziati pensavano che le piante terrestri avessero resistito alla catastrofe senza molte perdite. Invece, secondo i ricercatori, i risultati odierni indicano che gran parte della vegetazione su Pangea non fosse sopravvissuta e che le foreste del mondo sono state spazzate via.

I dati geologici dimostrano che in tutta la Pangea ci fu un picco nella popolazione di Reduviasporonites alla fine del periodo Permiano. I ricercatori suggeriscono che questo significa che ci fu un aumento di disponibilità del legno morto per l'abbattimento delle foreste.

Per Mark Sephton, del dipartimento  Earth Science and Engineering dell'Imperial College London ed uno degli autori dello studio, «Il nostro studio dimostra che né la vita vegetale, né la vita animale é sfuggita all'impatto di questa catastrofe globale. Ironia della sorte, le peggiori condizioni immaginabili per le specie vegetali e animali hanno fornito le migliori condizioni possibili per fiorire per i funghi».

Secondo il team di ricercatori la lava basaltica, che scorreva durante la catastrofe del Permiano-Triassico catastrofe, ha sviluppato gas tossici nell'aria che hanno avuto un duplice effetto, producendo piogge acide e riducendo o strato di ozono.

La distruzione delle foreste sarebbe dovuta a questo e la loro morte ha fornito la vegetazione in decomposizione che ha nutrito i Reduviasporonites che hanno ricoperto la Pangea. Secondo Sephton  il fungo «Era una specie propria delle catastrofi, al quale forse l'estinzione piaceva più del dovuto». La scoperta smentisce la teoria che fu probabilmente l'impatto di un asteroide il responsabile della distruzione della Pangea, il supercontinente che comprendeva tutta la massa terrestre esistente nel periodo Paleozoico e Mesozoico.

Il passo successivo per i ricercatori sarà quello di confrontare ulteriormente i Reduviasporonites con le loro eventuali controparti di funghi moderni e sperano che il loro lavoro riuscirà ad offrire maggiori spunti sulla vita degli antichi organismi, e forse su quel potrà succedere alla catena della vita nell‘estinzione di massa innescata dall'Antopogene che stiamo vivendo.

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