[10/11/2009] News

Ricerca Ue: tagli di CO2 pił ambiziosi per salvare gli oceani dall'acidificazione

BRUXELLES. Gli scienziati che lavorano al progetto di ricerca "Marine carbon sources and sinks assessment" del consorzio Carbonocean, finanziato dalla Commissione europea, pensano che gli obiettivi di taglio di CO2 proposti per mantenere l'aumento della temperatura globale ad un massimo di 2 gradi in più non siano abbastanza severi. I ricercatori hanno scoperto che i pozzi di carbonio nel Nord Atlantico e dell'Oceano Antartico,  che assorbono più CO2 di quanto si prevedeva,  sono però meno stabili di quanto si pensasse e sono diventati meno efficienti nell'ultimo decennio.

Secondo Douglas Wallace, dell'Istituto Leibniz per le Scienze marine, «Il 50% della quantità complessiva di CO2 emessa nell'atmosfera in seguito alla combustione di petrolio e gas, carbone e alberi ecc., si trova da qualche parte negli oceani e lì si è dissolta. Pertanto il nostro primo obiettivo è individuare dove si trova».

La ricercatrice britannica Ute Schuster, dell'università dell'East AngliaUnito) ha spiegato: «Facciamo affidamento sull'assorbimento da parte degli oceani. Nel momento in cui il livello di assorbimento si riduce, è maggiore la quantità di CO2 che rimane nell'atmosfera, causando un'accelerazione del cambiamento climatico. Il timore è che se nel Nord Atlantico, che rappresenta uno dei maggiori bacini di assorbimento, il livello di assorbimento si riduce progressivamente, assisteremo a un aumento significativo del cambiamento climatico e a un'accelerazione dello stesso altrettanto sostanziale».

Carbonocean è un progetto nel quale in 5 anni l'Ue ha investito 14,5 milioni di euro ed i suoi risultati certi sono che l'aumento della concentrazione atmosferica di CO2 accelererà l'acidificazione degli oceani e potrebbe potenzialmente indebolire importanti "carbon sink" in vaste aree marine.

I dati raccolti sia nelle acque di superficie che di profondità indicano che il mare sta diventando più acido e «Questo non riguarda solo i cicli organici e inorganici del carbonio, ma anche gli organismi marini con gusci calcarei». Un altro Carbocean spin-off: l'European Project on Ocean Acidification (Epoca) sta analizzando le modifiche nella chimica dei carbanati negli oceani.

I ricercatori di Carbocean spiegano di voler «Determinare emissioni ed assorbimenti (source e sink) di carbonio in ambienti marini. L'obiettivo è quello di ridurre di un fattore 2 l'incertezza nella quantificazione dei flussi netti degli oceani a scala globale e di un fattore 4 l'incertezza relativa ai flussi in Oceano Atlantico. L'IP fornirà una descrizione ed una migliore conoscenza e previsione di assorbimenti ed emissioni di Carbonio negli oceani con particolare riferimento all'Atlantico e agli Oceani meridionali su scala di -200 fino a +200 anni rispetto ad oggi. Carbonocean si ripromette di realizzare scoperte scientifiche rispondendo in modo attendibile e documentato alle seguenti domande che sono ancora oggi aperte:  Qual è l'assorbimento netto di CO2 nell'Oceano meridionale, cioè quanto è efficiente il trasporto di carbonio verso le acque più profonde degli oceani? Quanto contribuiscono i fiumi e le aree costiere agli assorbimenti ed emissioni a vasta scala nell'Atlantico Settentrionale in relazione agli assorbimenti di CO2 dell'Europa occidentale? Quali sono i principali feedback biogeochimici che influiscono sull'assorbimento di carbonio da parte dell'oceano e come operano? Quale sarà l'impatto globale e regionale di questi feedback alla luce dei cambiamenti climatici attesi nei prossimi 200 anni?».

Il progetto sta rispondendo a queste domande attraverso «ricerche di base in combinazione strategica con osservazioni su vasta scala, con studi deterministici e modelli di simulazione, focalizzando gli aspetti più importanti del problema - spiegano gli scienziati europei, marocchini e nordamericani -  Il progetto è basato su tre elementi (osservazioni, analisi di meccanismi ed integrazioni modellistiche) che equivalgono, in sostanza, alla descrizione, alla conoscenza e alla previsione dei fenomeni: Il bilancio marino del Carbonio degli ultimi 200 anni, basato su osservazioni di alta qualità; La comprensione dei processi e dei meccanismi del ciclo del Carbonio nel mare in risposta alle modificazioni delle principali forzanti, ottenuta attraverso studi sperimentali in campo, in laboratorio e per mezzo della modellistica; Bilancio integrato del Carbonio nell'intervallo di -200 fino a +200 anni da oggi, per mezzo di una sintesi fra simulazioni al computer, osservazioni e nuovi meccanismi e  processi di retroazione».

Secondo i partner del progetto «Il principio di diagnosi e prognosi proprio della medicina, dovrebbe trovare applicazione anche per quanto concerne la capacità degli oceani di assorbire il biossido di carbonio. È necessario realizzare altre osservazioni; tutte le simulazioni climatiche di prognosi realistiche dipendono dalla corretta quantificazione della capacità degli oceani di fungere da pozzi di CO2", ha affermato il consorzio. A tal fine è determinante il ruolo rivestito dagli oceani nel processo di assorbimento di CO2 e nella formazione dei pozzi. L'identificazione di questo loro ruolo, in futuro, consentirà ai ricercatori di sviluppare simulazioni climatiche realistiche. La buona volontà non è sufficiente a salvaguardare il mondo dagli effetti del cambiamento climatico. La sensibilizzazione dell'opinione pubblica sulle ripercussioni sul clima delle emissioni antropogeniche, che causano il surriscaldamento dell'atmosfera, rappresenta un punto essenziale. Il biossido di carbonio rappresenta la sostanza più importante e più facilmente controllabile tra quelle coinvolte nel cambiamento climatico».

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