[30/12/2009] News

La Corte costituzionale boccia l'annacquata carbon tax francese

GROSSETO- Il Consiglio costituzionale francese ha annullato la norma che istituiva la carbon tax -varata a fine novembre- tre giorni prima della sua entrata in vigore, prevista per il 1° gennaio.
La motivazione addotta dal Consiglio costituzionale è che la legge crea troppe esenzioni, fattore che risulta «contrario all'obiettivo della lotta contro il riscaldamento climatico» e crea elementi di diseguaglianza riguardo all'imposta. Il parere dei giudici costituzionali sul progetto di bilancio per il 2010 che istituisce questa nuova tassa verde era stato richiesto il 22 dicembre dai parlamentari socialisti, che avevano ritenuto eccessive le esenzioni e che per questo avevano votato contro al passaggio della legge in Senato, assieme ai Verdi e ai comunisti.
Un giudizio che è stato condiviso dal Consiglio costituzionale che in un comunicato pubblicato ieri scrive che «gli esoneri, le riduzioni, i rimborsi parziali e i tassi specifici (previsti ndr)» spogliano la legge della sua ambizione di lotta contro il riscaldamento climatico e creano disuguaglianze perché «meno della metà delle emissioni di gas a effetto serra sarebbe stato sottoposto alla tassa» e grazie alle esenzioni «il 93% delle emissioni d'origine industriale, ne sarebbe stato esonerato».
Che le esenzioni erano divenute troppe lo aveva ammesso anche Christine Lagarde, ministro delle Finanze che si era opposta sistematicamente, ma senza successo, agli emendamenti proposti dai senatori della sua stessa parte politica, al varo della legge. Ma la decisione dei Saggi di Palazzo reale ha suscitato accese reazioni da parte di tutta la classe politica (favorevole e contraria alla legge) e da parte delle associazioni ambientaliste, che avevano accolto con favore questa norma per disincentivare le emissioni di anidride carbonica.
Voluta da Nicolas Sarkozy, la carbon tax, ribattezzata "contributo carbonio" dal Senato, era una misura faro del progetto di bilancio 2010. L'obiettivo era di indurre i francesi a ridurre le loro emissioni di anidride carbonica attraverso una tassa applicata al consumo d'energia delle famiglie e delle imprese, con una compensazione per i privati. Fissata a 17 euro la tonnellata di CO2, la tassa aveva però sollevato forti contestazioni a sinistra - in primo luogo da parte della socialista Ségolène Royal, che la giudicava «ecologicamente inefficace e socialmente ingiusta» come a destra, dove alcuni denunciavano l'instaurazione di una nuova imposta. I verdi, dalla loro parte, ne approvavano il principio, ma giudicavano il suo tasso in gran parte insufficiente per incitare a comportamenti virtuosi.
La reazione del governo all'annullamento predisposto dal Consiglio costituzionale è stata immediata e il primo ministro, François Fillon, ha subito annunciato la presentazione, al Consiglio dei Ministri del prossimo 20 gennaio, di un nuovo dispositivo di legge che terrà conto delle raccomandazioni dei giudici costituzionali.
«Alcune di queste esenzioni - ha spiegato il primo ministro in un comunicato-erano state previste dal governo a causa della situazione particolare di alcuni settori economici, in particolare quelli più esposti alla concorrenza internazionale, già sottoposti ad un meccanismo di quote che le induce a ridurre le loro emissioni di gas a effetto serra». Mentre altre esenzioni erano state aggiunte al testo su iniziativa del Parlamento. La messa a punto di un contributo sul carbonio rimane comunque «una priorità -- precisa François Fillon - per orientare i comportamenti delle imprese e delle famiglie in materia di consumo d'energia».
Ma la delusione del governo è netta e tangibile dalle parole del portavoce Luc Chatel che ha detto che non si può «lamentarsi una settimana prima sulle conclusioni tiepide di Copenaghen e criticare la settimana seguente la creazione di una carbon tax».
La sentenza ha avuto anche l'effetto di rinsaldare i legami all'interno dei socialisti, che avevano sollevato la questione. Martine Aubry e Ségolène Royal, hanno infatti salutato con favore la decisione del Consiglio costituzionale, ritenendo, come i verdi, che ciò costituisce «un brutto colpo per Nicolas Sarkozy» e adesso il segretario del PS, Aubry chiama il governo «a trarre le conseguenze di questo nuovo fiasco», mentre Ségolène Royal, si è detta felice di queste «buone notizie per il potere d'acquisto dei francesi e contro la pressione fiscale intollerabile esercitata dal governo», ricordando «di essere stata la prima a denunciare questa tassa fin dal mese d'agosto scorso nonostante il consenso generale che circondava questa misura».
Critica anche la dirigente dei verdi, Cécile Duflot: «Non si possono vedere le cose deteriorarsi dopo il fallimento di Copenaghen e dire che non si hanno i mezzi per agire diversamente.- ha dichiarato- Sarebbe un pasticcio fenomenale. Sia se il governo lascia che questo pasticcio si compia sia se ne approfitta per rilanciare ed essere all'altezza della sfida».
Ma non tutti sono convinti che l'annullamento di questa norma sia da considerarsi una vittoria.
«C'è sempre qualcuno che è più ecologista - ha commentato l'europarlamentare MoDem Jean-Luc Bennahmias, un tempo responsabile dei verdi - Questa vicenda era certamente partita male ed è vero che la riforma esonerava una parte della produzione di energia, in particolare quella elettrica, ma il meglio è spesso il nemico del bene».
Ad essere insoddisfatti e scoraggiati sono anche gli ambientalisti della France nature environnement, che ritengono «catastrofico» questo annullamento che arriva dopo il fallimento di Copenaghen. E non nascondono che possibili tentativi di riesumarla saranno destinati anche questi al fallimento. «La carbon tax è chiaramente all'agonia - ha dichiarato il portavoce di Fne, Arnaud Gossement- che non crede ad un nuovo dispositivo, perché il governo avrà «difficoltà a riprendere una decisione impopolare dopo questa sentenza a ridosso di scadenze elettorali», ovvero le elezioni regionali.

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