[09/02/2010] News

A tutta Green Life

GROSSETO. Le città sono sempre più insostenibili e nodo nevralgico dei problemi della nostra era: smog, degrado ambientale e sociale, malessere del vivere, mancanza di spazi di socializzazione, insicurezza e potremmo continuare. Ma è scontato che sia così? O le alternative esistono?

Le alternative esistono eccome, e riescono a coniugare sviluppo urbano con sostenibilità ambientale e sociale, ad usare edilizia ecocompatibile e intervenire sui consumi energetici, senza rinunciare per altro alla bellezza. Lo si scopre a Green Life una mostra internazionale dove si possono vedere i progetti architettonici già realizzati o in corso di realizzazione nel mondo, ma anche in Italia, per creare eco-sistemi urbani sostenibili per chi li vive e per il pianeta.

Una mostra organizzata nell'ambito della Triennale di Milano, inaugurata il 5 febbraio e aperta sino al 28 marzo, in cui si vuole dimostrare - anche attraverso la scelta dell'allestimento - che si possono costruire città più sostenibili facendo vedere  quelle aree urbane che hanno saputo darsi una visione del futuro, hanno adottato strategie coraggiose e hanno messo in atto azioni concrete.

L'obiettivo è quello di esemplificare ciò che nel mondo è già stato realizzato per creare eco-sistemi urbani sostenibili per il pianeta, così da dimostrare ciò che già oggi è possibile fare e quindi  renderlo accessibile a vasta scala e non solo agli addetti ai lavori.

Un'occasione anche  per discutere su ciò che già oggi è possibile fare su un tema che investe in pieno linguaggi, modalità e materiali del costruire e che risponde alle esigenze economiche di un settore quello delle costruzioni che chiede spazi, regole e investimenti, orientandolo però verso scelte che possano dare anche risposte utili ai bisogni collettivi.

La progettazione e la pianificazione delle città dovrà infatti essere sempre più influenzata dalla necessità di una gestione integrata dei fabbisogni (e risparmi) di energia, acqua, rifiuti, di trasporti e logistica, di coesione sociale  e dovrà esserlo fin dalle prime fasi di pianificazione o di rivisitazione delle aree urbane. Con Green life si scopre che si può fare, anzi che già si fa e che scegliere di intraprendere questa strada è un opportunità - anche economica - per il futuro.

Le imprese che lavorano nel settore sembrano averlo già capito e anche a Made expo, la terza edizione della manifestazione dedicata al mondo delle costruzioni e della  progettazione che si è aperta quasi in contemporanea con Green life alla fiera di Milano Rho è emerso sia per i temi al centro del dibattito sia per le esposizioni presenti.

L'evento inaugurale aveva a tema un dibattito sulle prospettive dell'economia planetaria e sugli scenari di una ripresa che, in Europa e in Italia, potrebbe offrire un nuovo ruolo di protagonista alle aziende e agli operatori del mondo edilizio e immobiliare, in una prospettiva di sostenibilità ambientale.

Gran parte degli espositori presenti mostravano soluzioni di edilizia ecocompatibile, materiali e prodotti ad alta performance energetica per l'isolamento termico e così via.

La stessa Mapei, una (se non) la maggiore azienda italiana che lavora nella chimica per l'edilizia e di cui è proprietario l'attuale presidente  di Federchimica, Giorgio Squinzi, sta investendo sulle costruzioni rilette in chiave ecologica. Ancora una nicchia  nell'asset aziendale, quello dell'edilizia verde, che vale solo il 5% del fatturato del gruppo,ma su cui Mapei sembra avere intenzione di crescere alla svelta, dal momento che oltre il 70% della spesa in innovazione (più di 85 milioni l'anno) sono destinati alla riconversione in chiave ecologica dell'attività del gruppo.

Quindi non solo negli Usa, dove il settore dedicato al risparmio energetico degli edifici vale già ora 38 miliardi di dollari l'anno e varrà (secondo stime dell'istituto Mc Kinsey) almeno 700 miliardi nel giro di soli 10 anni, ma anche in Italia le aziende già investono nel settore dell'edilizia sostenibile. Il problema è lo scollamento che poi esiste tra la realtà già in campo e le istituzioni che puntano in altre direzioni, grazie anche alle rappresentanza di queste stesse aziende che non spingono con sufficiente forza verso la richiesta di misure che aiutino l'economia a fare il salto di qualità. Con il rischio di vedere sempre più le poche risorse disponibili sprecate per mantenere in piedi un modello di sviluppo economico ormai datato, poco utile alla ripresa economica e dannoso per l'ambiente.

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