[03/03/2010] News

Il fantasma dell’Agenzia per la sicurezza spaventa i nuclearisti italiani

GROSSETO. Più volte annunciata come una questione ormai risolta da lì a pochi giorni dallo stesso ministro dello Sviluppo Claudio Scajola, l'Agenzia per la sicurezza nucleare è invece ancora un fantasma che aleggia tra i ministeri competenti. Già varato in ritardo il decreto che la istituisce, il decreto ministeriale per lo statuto dell'Agenzia per la sicurezza nucleare del luglio 2009 doveva  essere emanato, infatti, di concerto tra i ministeri Infrastrutture, Sviluppo economico, Ambiente ed Economia entro la metà di febbraio.

«In pochi giorni sarà  pronto il decreto sullo statuto dell'Agenzia per la sicurezza nucleare» aveva dichiarato per l'ennesima volta il ministro dello Sviluppo economico, lo scorso 17 febbraio, ma annunci in tal senso sono stati ripetuti da novembre dello scorso anno, termine entro il quale  l'agenzia, dotata di statuto e di presidenza, avrebbe dovuto essere varata.

Sempre a metà febbraio Scajola aveva precisato che «dal ministero delle Infrastrutture è arrivato parere positivo, mentre l'Economia lo ha firmato, ma con alcune osservazioni su aspetti che interessano il ministero dell'Ambiente, il quale, ora, le sta esaminando con i miei tecnici. Insomma, siamo arrivati alla fine del percorso».

Ma ancora l'Agenzia per la sicurezza nucleare non c'è. Problema non certo di poco conto per un governo che sul ritorno al nucleare vorrebbe invece accelerare i tempi e che continua ad annunciare «i primi lavori  nei cantieri dal 2013 e la produzione di energia elettrica dal 2020».

All'agenzia infatti il recente decreto sui criteri per l'individuazione dei siti idonei per la  costruzione delle future centrali nucleari assegna compiti di primaria importanza. Il decreto fissa i termini entro i quali dovranno essere individuati  i criteri generali per l'idoneità dei territori ad ospitare un impianto, da cui emergerà una mappa delle aree. Ma sarà proprio l'Agenzia per la sicurezza nucleare a dover redigere la mappa all'interno della quale le imprese dovranno poi indicare i siti di loro interesse.

Lo schema predisposto dall'Agenzia dovrà poi andare ad una consultazione pubblica che durerà  60 giorni ed entro il mese successivo viene adottato definitivamente. Da quel momento in poi, nell'arco di tre mesi, ciascun operatore interessato e in possesso dei requisiti richiesti può  avviare il procedimento di autorizzazione unica con la presentazione al Ministero dello sviluppo economico ed all'Agenzia dell'istanza per la certificazione di uno o più siti da destinare all'insediamento di un impianto nucleare che si completa entro 90 giorni.

A questo punto ci sarà un mese di tempo per raggiungere su ogni singolo sito l'intesa con la Regione interessata,  che si esprimerà avendo acquisito anche il parere del comune coinvolto.

Spetta sempre all'agenzia mettere a punto i parametri sui controlli operativi e coordinare i piani di comunicazione verso la popolazione.

Quindi in pratica se manca l'agenzia il processo non potrà essere avviato. Problema che non è sfuggito ad Accenture che come riporta  oggi  il sole 24 ore ha fatto una diagnosi sul nucleare in Italia. Accenture pur valutando- da parte sua - positivamente il piano del governo per il ritorno al nucleare non può infatti fare a meno di indicare i ritardi accumulati che possono determinare un clima d'incertezza fra gli operatori e chi deve fare investimenti. E quindi i punti di forza potrebbero essere vanificati dai ritardi nella tabella di marcia, già ampiamente evidenti.

Ancora una volta, quindi,  il governo del fare si manifesta soprattutto come il governo degli annunci. Ma questa volta, trattandosi di nucleare, se si rimanesse solo agli annunci non ci dispiacerebbe affatto.

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