[07/07/2010] News

Ipcc, conclusa l’inchiesta: «Nel 4° Rapporto non sono presenti errori tali da compromettere il quadro complessivo»

FIRENZE. Nel quarto Rapporto Ipcc-Onu sul clima non è individuabile «nessun errore tale da compromettere le principali conclusioni riguardo ai possibili effetti futuri del cambiamento climatico su base regionale». Ciò non toglie, comunque, che le basi scientifiche di alcune conclusioni contenute nella relazione avrebbero potuto essere riportate «in modo più trasparente», e che in generale sono da una parte mancate sufficienti valutazioni su tutti i possibili effetti (anche) positivi del global warming, mentre dall'altra parte poca importanza è stata data alla descrizione di cosa effettivamente avverrebbe al pianeta e al sistema socio-economico umano nel caso si verificassero gli scenari peggiori tra quelli ipotizzati per il futuro.

Sono le conclusioni, pubblicate il 5 luglio, dell'inchiesta che l'agenzia per l'Ambiente olandese (Planbureau voor de Leefomgeving - Pbl) ha svolto su incarico del governo per verificare l'attendibilità degli "statement" contenuti nel quarto Rapporto: in particolare, l'inchiesta intendeva porre a verifica due delle conclusioni, tra quelle presenti nel documento Ipcc, che (insieme alle valutazioni sul clima futuro dell'Amazzonia - vedi primo link in fondo alla pagina) più hanno subito in questi mesi il fuoco di fila delle polemiche a causa dei presunti errori che le caratterizzavano, e cioè le stime sull'ipotetico tempo di scioglimento dei ghiacci dell'Himalaya e quelle relative alla percentuale di territorio olandese che rischia di essere invaso dal mare a causa della crescita di livello dovuta allo scioglimento dei ghiacci e alla dilatazione termica delle acque.

La Pbl, su indicazione del locale ministero per l'Ambiente, ha intrapreso il review-study focalizzandosi sui documenti prodotti dal II working group per il Rapporto Ipcc (gruppo dedicato allo studio degli impatti del gw e relative politiche di adattamento), documenti che - anche se solo in parte ripresi nel "Summary" finale del quarto Rapporto consegnato ai decisori politici - comunque costituiscono parte integrante della relazione Onu sul cambiamento climatico. Per incrementare il tasso di attendibilità dello studio condotto dalla Pbl, esso è stato condotto sotto la supervisione della Royal Netherlands academy of arts and sciences e quindi, indirettamente, del network che le Accademie delle scienze delle varie nazioni del pianeta hanno posto in atto, su richiesta dell'Onu, per una (ulteriore) revisione dei documenti prodotti dal panel per la ricerca sul cambiamento climatico.

Più in dettaglio, dall'inchiesta è emerso che, su un totale di «32 principali conclusioni dell'Ipcc sugli effetti regionali del cambiamento climatico», è stato individuato solo «un errore veniale, che non compromette il quadro complessivo»: l'errore riguarda infatti il numero di persone che in Africa sono a rischio-siccità entro il 2020 in conseguenza dei cambiamenti climatici, numero che il 4° Report Ipcc stima in un range «da 75 a 250 milioni di persone», e che secondo la Pbl va invece da 90 a 220 milioni di persone, sia pure in un quadro di incertezza già accennato sulle pagine del quarto Rapporto. Per altre 6 delle 32 conclusioni, sia pure non erronee, è invece auspicata «una maggiore trasparenza riguardo alle argomentazioni che hanno portato alle conclusioni pubblicate».

Inoltre, secondo l'inchiesta della Pbl, nel Report Ipcc (in particolar modo nel Summary finale, più che nei - maggiormente onnicomprensivi - documenti prodotti dai tre working group) è stata data troppa «enfasi sugli impatti negativi», tralasciando quegli aspetti in cui fino ad un certo tasso di global warming gli effetti potrebbero essere più positivi che critici: a questo proposito sono citate ad esempio «le positive conseguenze sulla selvicoltura dell'Asia settentrionale».

Dall'altra parte, però, a queste che suonano un po' come velate accuse di "catastrofismo" corrisponde una ulteriore critica all'Ipcc per aver evidenziato insufficientemente le possibili conseguenze legate al verificarsi dei «worst-case scenarios», cioè quelle evoluzioni climatiche che, pur improbabili (ma non impossibili), avrebbero - se dovessero verificarsi - conseguenze «potenzialmente ampie»: da una parte, quindi, secondo l'agenzia per l'Ambiente olandese, il Report Ipcc è stato - possiamo dire - "troppo catastrofista" riguardo alle possibili evoluzioni del clima e alle loro conseguenze sulle società future, dall'altra lo è stato troppo poco. A questo riguardo, comunque, l'auspicio della Pbl è un «migliore controllo della qualità» in un documento che conta migliaia di pagine, che è stato prodotto dal lavoro congiunto di centinaia (migliaia, contando anche le consulenze) di scienziati e in cui quindi, inevitabilmente, «gli errori sono in pratica inevitabili»: il migliore lavoro di controllo, quindi, dovrà essere finalizzato alla minimizzazione degli errori e delle inesattezze, più che al perseguimento di una irraggiungibile perfezione. Ciò dovrà passare, secondo la Pbl, in primo luogo attraverso un aumento degli scienziati coinvolti nel lavoro di studio (non a caso il numero di esperti - 831 - che prenderanno parte al "nocciolo centrale" del gruppo per il quinto Report - vedi secondo link in fondo alla pagina - è ben maggiore rispetto ai 559 del 4°) oltre ad una «ricerca aggiuntiva sugli impatti del global warming sui paesi in via di sviluppo», paesi che da una parte sono quelli per cui sussistono minori informazioni a riguardo ma che dall'altra parte sono anche quelli «più vulnerabili» davanti alle conseguenze del gw.

Infine, riguardo ai ghiacci Himalayani (su cui l'Ipcc stessa ha pubblicato sul suo sito uno "statement" di scuse e rettifica per l'errore, chiarendo comunque che il dato è presente solo nei documenti prodotti dai working groups e non nella stesura sintetica finale) la Pbl afferma che se davvero, come erroneamente affermato nei documenti intermedi Ipcc, i ghiacci himalayani dovessero essere destinati a scomparire entro il 2035, ciò significherebbe che il tasso di scioglimento sarebbe «25 volte maggiore rispetto a quello avutosi nel recente passato».

Sulle erronee stime di impatto sui Paesi bassi della crescita dei mari, che hanno sollevato - com'è ovvio - ampie polemiche nel parlamento olandese e sui media locali (ma che - viene affermato - non hanno comunque influenzato il locale Programma nazionale di politica idrica, che non ha preso in considerazione "l'aggiornamento" - poi rivelatosi errato - pubblicato dall'Ipcc), la Pbl afferma invece che la valutazione dell'Ipcc, che stimava nel 55% la percentuale di territorio olandese situata al di sotto del livello del mare, deve essere invece intesa in senso diverso: secondo la Pbl, infatti, «il 55% dell'Olanda è a rischio-inondazione: il 26% del paese è a rischio perché (effettivamente) al di sotto del livello marino, e un altro 29% è a rischio a causa delle alluvioni fluviali».

Come si nota, anche in questo caso le "accuse" al 4° Report Ipcc sono tutte legate ad errori riferiti agli impatti locali del cambiamento climatico, soprattutto riguardo alle possibili evoluzioni future: ed è proprio quello degli impatti locali il tema che, insieme ad una migliore quantificazione del ruolo antropico nel gw e dell'effetto degli aerosol, sarà centrale nella stesura del 5° Rapporto, che dovrebbe nelle previsioni essere pubblicato intorno al 2013-2014.

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