[14/07/2010] News

Le false promesse del nucleare italiano ricalcano la 'frittata' della legge obiettivo

GROSSETO. Circa nove anni fa, l'allora governo Berlusconi con Lunardi ministro alle infrastrutture varò la legge obiettivo, con l'intento di velocizzare la realizzazione delle grandi infrastrutture mancanti al nostro paese. Doveva essere una strada liscia, diritta e senza ostacoli (considerati come tali le osservazioni e il concerto con gli enti locali) e pensata per dare a Berlusconi la possibilità di apporre il timbro Fatto! sulle tante opere che aveva inserito nel suo contratto con gli italiani.

Ma a distanza di nove anni e dopo la nuova accelerazione che l'attuale governo Berlusconi tornato al comando sembrava aver imposto alla legge obiettivo, le grandi opere che saranno realizzate a fine 2010 saranno solo il 12,6% in termini numerici rispetto a quelle previste e solo il 9,9% in termini di importi destinati. Ovvero 63 infrastrutture a fronte delle 348 considerate strategiche per il paese per un importo pari a 32,8 miliardi a fronte dei 358 previsti come ammontare complessivo.

Le cifre le fornisce il quinto rapporto realizzato dal servizio studi della commissione Ambiente della Camera assieme al Cresme e all'Autorità di vigilanza per i contratti pubblici, e ne dà conto oggi il sole 24 ore. Che riporta anche il dato delle opere deliberate dal Cipe, ossia con progetto preliminare o definitivo e quadro finanziario approvati; in questo caso si rileva che il 63% dell'intero programma della legge obiettivo non è mai nemmeno partito, il 59% delle opere è ancora in fase di progettazione e il 21,2% in fase di appalto.

Per usare un eufemismo potremmo dire una frittata! Ma in pieno stile di lavoro di questo governo che riesce a fare poco più che annunci quando si tratta di opere e interventi per il paese, utili o meno che siano.

E una vicenda analoga, date le premesse, potrebbe accadere al piano di ritorno al nucleare impostato con l'approvazione lo scorso anno della legge sviluppo dall'allora ministro Claudio Scajola, che ha lasciato da oltre due mesi la guida del dicastero per faccende che lo riguardano da vicino (e che sembra riguardino anche l'allora ministro Pietro Lunardi).

L'enfasi con la quale il quotidiano di Confindustria pubblica oggi un inserto di quattro pagine tutto dedicato alla questione atomica, si sgonfia, infatti, piuttosto rapidamente di fronte alle falle, ai ritardi e alle lacune di cui è zeppo quel piano e che sono tutte quante dovute alle inadempienze dell'esecutivo, che partito in quarta ha perso poi colpi strada facendo.

«Inutile nascondere - scrivono Jacopo Giliberto e Federico Rendina - i ritardi del quadro normativo, gli ostacoli emersi persino nella maggioranza politica ufficialmente nuclearista, le oggettive difficoltà della ricostruzione di un confronto con una popolazione ancora preda dell'ondata emotiva innescata più di vent'anni fa con il referendum del 1987 che ha cancellato il nostro atomo elettrico: a un armamentario tecnologico e programmatico che esibisce buone qualità fanno riscontro ostacoli "ambientali" da non sottovalutare».

Il fatto è però che oltre agli ostacoli "ambientali" anche quello che viene definito «un armamentario tecnologico e programmatico che esibisce buone qualità» mostra in realtà ostacoli strutturali e ritardi clamorosi.
Dal punto di vista tecnologico: i reattori Epr che sono stati scelti per coprire almeno il 50% di quello che dovrebbe essere il nuovo parco nucleare del nostro paese, mostrano problemi di non poco conto laddove si stanno realizzando, ovvero in Finlandia e Francia, con ritardi e rincari clamorosi dovuti proprio a problemi strutturali e di sicurezza.

Ma prima ancora di andare a ipotizzare la realizzazione di oltre 20mila Mw di potenza nucleare con tecnologia Epr, grazie all'accordo Enel e Edf, ci sono dei passaggi obbligati che si sarebbero già dovuti fare e che invece hanno già subito clamorosi ritardi e che vengono ulteriormente rinviati.
A partire dall'agenzia per la sicurezza nucleare, sorta con ben otto mesi di ritardo sulla tabella di marcia (lo statuto doveva essere varato nel novembre del 2009 ed è stato pubblicato solo la scorsa settimana) e ancora nei fatti inesistente dato che manca la sede, il vertice che la deve guidare e i regolamenti necessari al suo funzionamento.

E non è un'appendice di poco conto l'agenzia, dato che è delegata ad essa l'intera definizione dei criteri e dei percorsi operativi attraverso i quali il nucleare potrà prendere forma: senza i criteri per l'individuazione dei siti idonei (attività delegata all'agenzia) non può essere redatta la mappa (sempre da parte dell'agenzia)e senza questo passaggio cruciale le aziende non potranno individuare i siti su cui posi chiedere le autorizzazioni che l'agenzia dovrebbe rilasciare.

Ma l'agenzia dovrà comunque muoversi entro i binari definiti dalla strategia nucleare nazionale, un atto che spetta al governo e avrebbe dovuto già elaborare e pubblicare con un documento programmatico circa un mese fa, ma che non sarà pronta prima dell'autunno, a quanto ha dichiarato il sottosegretario del ministero dello Sviluppo, che ha la delega alle politiche energetiche, Stefano Saglia.

Le oltre 400 imprese che si sono registrate sul portale di Enel per candidarsi a far parte della partita nella speranza di avere i requisiti giusti per potersi accreditare dovranno avere molta pazienza ancora e forse farebbero meglio a rivolgere altrove le proprie competenze.

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