[10/09/2010] News

Anche gli indiani a caccia di uranio in Namibia (e in mezzo mondo)

LIVORNO. Secondo il sito Miniweb, la più grande azienda statale dell'India, la National aluminium company (Nalco) starebbe pianificando ricerche di uranio in Namibia, il grande e spopolato Paese dell'Africa australe che sembra diventato una gigantesca calamita per gli appetiti nucleari di tutto il mondo. 

L'impresa indiana, già nota per le sue attività non proprio ecologiche e per le proteste e gli scontri che hanno sollevato in India, anche nelle aree tribali, avrebbe bisogno dell'uranio della Namibia per far funzionare la centrale nucleare che vorrebbe costruire sulla costa orientale dell'India, nel distretto di Ganjam dello Stato dell'Orissa. Un impianto che dovrebbe essere costruito insieme alla Nuclear power corporation of India limited (Npcil). La Nalco è già il più grande produttore di elettricità dell'Orissa con i 1200 MW della sua centrale termica che rifornisce la sua fabbrica di alluminio ad Angul, Nelle sue raffinerie dell'Orissa la Nalco  produce  360.000 tonnellate di alluminio all'anno e vuole aumentarle di parecchio..

L'uranio namibiano dovrebbe fornire carburante alla prima centrale nucleare indiana realizzata in base all'accordo India-Usa, ma un funzionario della Nalco non ha voluto rispondere a Miniweb su quali siano i dettagli del progetto della centrale nucleare e della joint venture tra Nalco e Npcil, che sarebbero ancora tutti da definire. Invece alla sede Nalco di Mumbai confermano che la società statale sta cercando di ottenere l'assegnazione di alcune licenze per la ricerca di uranio in Namibia e probabilmente dovrebbe entrare in una joint venture per l'esplorazione.

Nel 2009 India e Namibia avevano firmato un accordo per lavorare insieme per esplorare le risorse minerarie, tra cui oro, diamanti e uranio, ma la presenza degli indiani non è vista certo bene dalle grandi multinazionali che fanno il bello e il cattivo tempo da  più di 30 anni nel Paese africano, come la Rio Tinto.

All'accordo indo-namibiano partecipa alche la Hindustan Copper che ha presentato insieme alla Nalco un'offerta di acquisto di una miniera di rame della Weatherly International nella nazione africana, offerta respinta un paio di settimane fa perché non avrebbe compreso i fondi necessari per le operazioni di re-start. Per gli indiani questo è un bel problema, visto che la Weatherly International detiene i permessi delle  maggior parte delle riserve di rame della Namibia. L'impresa africana aveva sospeso le operazioni della miniera che volevano gli indiani nel settembre 2008, a causa della recessione globale.

Naturalmente si sono fatti subito avanti i cinesi: l' East China mineral exploration ha firmato un accordo per una partecipazione al 51% nelle operazioni della Weatherly in Namibia, ma Nalco e Hindustan Copper si sono opposte e l'accordo sembra essere saltato.

Ma se nei deserti namibiani gli indiani stanno conducendo, senza risparmiare colpi bassi, una delle battaglie della guerra mondiale per l'uranio (che lo farà diventare sempre più scarso e costoso), la Nalco punta anche a differenziare e internazionalizzare le sue attività basate sulla produzione di alluminio e sta lavorando anche alla realizzazione di una fonderia da 500.000 tonnellate collegata ad una centrale elettrica da 1.250 MW in Indonesia, un progetto da circa 3,9 miliardi di dollari. La società vuole importare alluminio da utilizzare nelle sue fonderie in India e ha bisogno di carbone e uranio per farle funzionare, per questo ha già avviato ricerche in Cile, Namibia e Indonesia, ma la Nalco sta anche cercando di mettere le mani sulle risorse del sottosuolo di Mongolia, Ucraina, Uzbekistan, Senegal, Suriname, Zambia e Congo per alimentare l'ineguale crescita indiana. Che l'India sia un Paese che non aderisce al Trattato di non proliferazione nucleare e che continui ad usare l'uranio "civile" per costruire bombe atomiche sembra che ormai non interessi più a nessuno...

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