[12/10/2010] News

Preoccupazione per i Parchi e la biodiversità dell'Emilia Romagna

BOLOGNA. Il presidente di Legambiente Emilia Romagna, Lorenzo Frattini, ha scritto una preoccupata lettera  al presidente della regione Vasco Errani e all'assessore all'ambiente Sabrina Freda ed ai membri della Commissione consigliare ambiente e territorio per segnalare la forte preoccupazione di Legambiente rispetto alle prospettive future delle aree protette dell'Emilia Romagna e in generale sulla politiche di tutela della biodiversità della Regione.

Su questo tema, a problemi già in essere, si vanno a sommare i recenti tagli delle risorse economiche a disposizione - scrive Frattini - Il taglio dei trasferimenti dal livello statale a quello regionale, nonché i minori fondi destinati dal Ministero ai parchi nazionali sono stati purtroppo anticipati da scelte di Comuni e Province, che determinano già minori disponibilità di risorse per i Parchi, che in alcuni casi hanno toccato il 40%. L'impressione è quella di assistere ad un possibile effetto "domino" che rischia di sfuggire di mano. Riguardo a queste scelte le nostre preoccupazioni riguardano anche il destino del personale attivo presso i parchi, che sta vivendo un momento di forte incertezza».

Secondo Legambiente di fronte a questa situazione è urgente una strategia regionale forte per limitare i danni in grado di garantire che le risorse per Parchi ed aree protette non scendano pericolosamente sotto il livello di guardia.

«Se le minor risorse pubbliche sono un dato oggettivo con cui fare i conti e se politiche di riorganizzazione per ottimizzare le spese possano essere utili, non è possibile mettere in forse le funzioni di tutela, ma anche di valorizzazione del territorio, intrinseche dei Parchi - sottolinea il presidente regionale del Cigno Verde - . Non dimentichiamo come, soprattutto nei piccoli comuni e nelle aree di montagna i Parchi sono elementi strategici che contribuiscono al permanere di un tessuto sociale vivo e la nascita di attività legate a turismo e produzioni locali. A questi aspetti, legati a risorse ed organizzazione, si sommano poi le continue pressioni dovute ad interessi particolari, l'espansione urbanistica e la nascita di infrastrutture (stradali!!!) su aree di pregio naturale, paesaggistico e di tutela della biodiversità. In particolare, alcuni elementi delle dorsali della biodiversità nazionale sono ormai ridotti all'osso. Pensiamo al settore litoraneo soggetto ad una pressione edificatoria continua, e al territorio della pianura dove non esiste ne un'area protetta di dimensioni ragionevoli ne un'adeguata rete di corridoi ecologici, più volte interrotti da infrastrutture lineari e dalla cintura edificata della via Emilia».

Legambiente Emilia Romagna fa alcuni esempi: il Parco del Trebbia nel piacentino che ancora non vede la creazione di una struttura direttiva; la situazione del Parco del Delta dove si fatica a vedere un quadro progettuale di ampio respiro, che vada oltre i particolarismi territoriali. Nello stesso Parco, una recente richiesta delle associazioni ambientaliste di essere rappresentate nel Consiglio, non solo è stata disattesa ma ha visto nominare tra i membri del consiglio un alto rappresentante delle associazioni venatorie. Ricordiamo che l'area del Delta del Po ha una valenza naturale non solo nazionale ma piuttosto europea; Il nuovo parco regionale del Secchia che ancora non trova l'accordo per la sua nascita e che rischia di vedere a due passi la realizzazione della nuova bretella ModenaSassuolo; l'area Zps delle Valli del Mezzano, una delle poche aree di pianura non urbanizzate, che rischia di essere letteralmente tagliata a metà dal passaggio dell'inutile autostrada Mestre Ravenna; La proposta di un terzo ponte nell'area di Castelvetro Piacentino che impatterà sul Sic/Zps "Fiume Po da Rio Boriacco a Bosco Ospizio" di cui fa parte l'Isola del Deserto; Le infrastrutture della Tirreno-Brennero e della Cispadana il cui tracciato toccherà diverse zone di Sic e Zps

Per questo gli ambientalisti sono convinti che «Serve quindi che si avvii un percorso che coinvolga i vari attori ma che faccia emergere una linea d'azione regionale chiara e forte» e Frattini ne indica i punti di arrivo: «Evitare il ricorso a tagli indiscriminati delle risorse destinate a Parchi ed aree protette senza un ragionamento sulle funzionalità degli stessi; garantire l'adeguata rappresentanza delle comunità locali nei Parchi, senza che questo sfoci in particolarismi di natura partitica e depotenzi l'azione delle strutture direttive; individuare i grandi temi della biodiversità su scala nazionale (Appennini, Po, zona litoranea) come centrali nelle politiche di programmazione territoriale regionale; ricercare altre fonti di risorse (ad esempio il PSR, risorse comunitarie di sostegno a progetti di conservazione naturalistica locale Life+ o rivedendo gli oneri della attività estrattive) per garantire supporto ai territori dei Parchi».

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