Il valore dell’acqua per l’Italia: 310 miliardi di euro, il 17,5% del Pil

Libro bianco di The European House – Ambrosetti: «Una risorsa destinata ad assottigliarsi sempre più nei prossimi anni e di cui è urgente occuparsi»

[22 Marzo 2021]

Secondo il Libro Bianco “Valore Acqua per l’Italia 2021”, presentato oggi   dall’Osservatorio Community Valore Acqua per l’Italia dell’European House – Ambrosetti, «L’Italia è un Paese a rischio quando si parla di acqua e Sviluppo Sostenibile»».   L’Italia è al 18esimo posto in Europa nell’indice “Valore Acqua verso lo Sviluppo Sostenibile”, un indicatore utilizzato per capire come la gestione efficiente della risorsa idrica impatti sui 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda Onu 2030.

Il Libro Bianco contiene la prima mappatura completa della filiera estesa dell’acqua in Italia, che mette a sistema i contributi di  tutti gli operatori del settore,  dai gestori della rete agli erogatori del servizio, dall’agricoltura all’industria, dai provider di tecnologia alle istituzioni preposte. Una filiera che The European House – Ambrosetti ha riunito dal 2019 nella Community Valore Acqua per l’Italia di cui oggi sono partner:  A2A, Celli Group, MM, SMAT, Acquedotto Pugliese, ANBI – Associazione Nazionale Consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue, Schneider Electric, SIT Group, Fisia Italimpianti – Gruppo Webuild, SOTECO, RDR, Consorzio Idrico Terra di Lavoro, Brianzacque, Padania Acque e Maddalena.

che The European House – Ambrosetti  sottolinea che «Il Libro Bianco è frutto della raccolta dei dati economici pluriennali di 2 milioni di aziende operanti nella filiera estesa dell’acqua, per un totale di oltre 50 milioni di osservazioni, ed evidenzia che il fatturato del settore del ciclo idrico esteso nel periodo 2013-2019 è cresciuto del +4,4% in media all’anno, raggiungendo un valore di 21,4 miliardi di Euro. Da un punto di vista occupazionale cresce annualmente (sempre nel periodo 2013-2019) del +1,7%, il doppio rispetto a quello ottenuto dalla media delle imprese italiane e superiore alla media del settore manifatturiero, che è rimasto sostanzialmente fermo nel periodo (+0,1%). In pratica, se si considerasse il ciclo idrico esteso come un unico settore, si posizionerebbe come 2° comparto industriale per crescita occupazionale nel periodo 2013-2019, su 50 settori censiti».

Nonostante questa evidente importanza, il settore soffre di un limitato tasso di investimento: «Con 40 euro per abitante all’anno (rispetto a una media europea di 100 Euro), l’Italia è agli ultimi posti nella classifica europea per investimenti nel settore idrico, davanti solo a Romania e Malta – si legge nel Libro Bianco – Le infrastrutture idriche sono obsolete e inefficienti. Circa il 60% della rete idrica nazionale ha piùÌ di 30 anni e il 25% ha più di 50 anni. Il 47,6% dell’acqua prelevata per uso potabile viene dispersa: 42% solo nelle Dal Libro Bianco viene fuori «Un Paese tutt’altro che green quando si parla di oro blu. Infatti, siamo agli ultimi posti tra i Paesi europei per utilizzo efficiente e sostenibile della risorsa idrica. Il Paese si posiziona come 2° in Ue per prelievi di acqua a uso potabile, con 152,9 m3 annui pro capite nel 2019 (due volte maggiore rispetto alla media europea), perdendo il “primato” di paese più idrovoro d’Europa grazie a una riduzione dei prelievi del -3,2% rispetto all’anno precedente».

E in gtema ambientale continuano le dolenti note: «Sebbene la qualità dell’acqua che esce dal rubinetto sia tra le migliori d’Europa siamo inspiegabilmente primi per il consumo di acqua minerale in bottiglia, 200 litri pro capite annui, mentre la media dei Paesi europei è di 118 litri. Tale abitudine provoca degli effetti sulla sostenibilità ambientale: in Italia sono consumate circa 8 miliardi di bottiglie di plastica ogni anno (di cui solo 1/3 riciclabile), circa il 17% del totale europeo, la cui produzione ha generato oltre 1,2 milioni di tonnellate di CO2».

Se nella tutela delle coste si registra una buona performance (siamo settimi in Europa), lo stesso non si può dire per la gestione dei fiumi: «Se si analizza la richiesta biochimica di ossigeno (una misura chiave dello stato di salute dei fiumi) l’Italia si trova alla 22° posizione con una richiesta di 2,04 mg/litro rispetto alla media europea di 2,00, dunque caratterizzati per un livello di pulizia non ottimale. Secondo gli scienziati la soglia per definire un fiume in salute è 1 mg/litro».

Il Libro Bianco sottolinea che l’Italia è un Paese ad elevata vulnerabilità climatica, intesa come la scarsa capacità di adattamento a eventi legati al cambiamento climatico: «In Italia il 21% del territorio nazionale è a rischio di desertificazione e gli eventi siccitosi, sempre più frequenti, stanno colpendo le principali fonti idriche del Paese. Nel periodo 2010-2020, gli eventi metereologici estremi legati all’acqua hanno interessato 507 comuni, provocando allagamenti da piogge con annesse frane, blackout elettrici e altri danni a infrastrutture, ma anche lunghi periodi di siccità con temperature molto elevate. Secondo l’indice di capacità di adattamento ai cambiamenti climatici, che combina il rischio di esposizione al cambiamento climatico con la capacità del Paese di adattarsi alle pressioni ambientali nei prossimi 30 anni, l’Italia è posizionata al 20° posto in Unione Europea. Oltre a causare disequilibri naturali e ad avere impatti sulle attività umane, ciò si traduce in importanti conseguenze economiche per i territori colpiti. Nonostante questo, solamente il 10% degli italiani è preoccupato rispetto al rischio siccità del proprio territorio, solo 3 italiani su 10 sono coscienti che la scarsità di questa risorsa sia un problema nelle regioni del Centro Sud e il 71% dei cittadini ritiene che la carenza d’acqua sia tipica solo della stagione estiva».

Secondo il Libro Bianco 2021, «E’ necessario incentivare la promozione della resilienza del servizio idrico, favorendo quegli interventi di più ampio respiro volti al superamento delle criticità legate al cambiamento climatico (come siccità e crisi idriche). Tale proposta suggerisce di incentivare e di includere nel perimetro di attività del Servizio Idrico Integrato e nei costi di gestione riconosciuti in tariffa le seguenti attività: la gestione dei danni infrastrutturali a seguito di eventi metereologici estremi per cause connesse al Servizio Idrico Integrato. Al crescere della frequenza e della severità degli eventi meteorologici estremi, l’inclusione in tariffa del risanamento dei danni infrastrutturali permetterebbe una gestione più efficiente delle emergenze e del successivo periodo di assestamento e messa a norma del sistema; investire in efficientamento e resilienza del sistema idrico in generale, utilizzando le importanti risorse del PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che sarà finanziato con il fondo Next Generation EU».

E The European House – Ambrosetti è convinta che che ci siano tutte le opportunità di rilancio per il settore idrico, e il Libro Bianco si  conclude indicando 4 direttrici che dettano una vera e propria Agenda per l’Italia dell’acqua: I fondi Next Generation EU, che prevedono nel Recovery Fund un investimento di circa 20 miliardi di euro.  Un aggiornamento delle tariffe per finanziare in modo trasparente gli investimenti sulla rete infrastrutturale: un aumento di 10 centesimi della tariffa – che oggi è di 2,08 euro/m3 – abiliterebbe 350 milioni di Euro di investimenti nel ciclo idrico e circa 3.400 occupati, pesando per poco più di 8 euro addizionali l’anno per famiglia. La transizione all’Economia Circolare, che punta sul riciclo e riuso delle acque, sulla captazione delle acque piovane e sullo sfruttamento virtuoso dei fanghi di depurazione.  Campagne informative. La transizione verso un sistema delle acque italiane più smart e sostenibile passa attraverso l’educazione dei cittadini. Un terzo delle famiglie italiane continua a non fidarsi di bere l’acqua dal rubinetto, con picchi del 60% nelle Regioni del Sud (nello specifico, in Sardegna), mentre la gran parte delle famiglie italiane sottostimano il reale utilizzo medio, imputandosi meno della metà dell’utilizzo di acqua giornaliero: una famiglia di 4 componenti stima un utilizzo di 177 litri di acqua al giorno quando l’effettivo utilizzo è di oltre 500 litri.