Assalto a specie protette e ranger. Gli impatti del Covid-19 sulla conservazione della natura

Parte oggi la campagna del Wwf "Il mondo che verrà"

[11 Maggio 2020]

Secondo il Wwf, «La crisi sanitaria causata dalla diffusione del Covid-19 potrebbe avere un impatto drammatico sulla conservazione della natura. Da una parte la riduzione dei finanziamenti dei governi alle aree protette e dall’altra il crollo del turismo in luoghi cruciali per la conservazione della natura, rischiano di aprire le porte a bracconaggio e altri crimini di natura. L’unico scudo il lavoro incessante dei ranger, oggi più difficile per il diffondersi dell’epidemia e per la mancanza di fondi».
Gli ambientalisti ricordano che «Il lockdown causato dal Coronavirus, in molti paesi ha ridotto il disturbo prodotto dall’uomo, abbassando i livelli di inquinamento, emissioni e rumore.Ma questa crisi, potrebbe rivelarsi per i bracconieri e altri criminali un’opportunità senza precedenti: l’assenza di visitatori e la scarsità di risorse per i controlli rende habitat minacciati e specie in pericolo di estinzione più esposti ai loro interessi».

Per anni, milioni di persone hanno visitato territori protetti, osservato animali e i loro habitat, condiviso esperienze e rafforzato il loro interesse per la natura. Il Panda sottolinea che «L’economia del turismo ha permesso così di finanziare aree protette, progetti di conservazione e sistemi di economie locali, cruciali per garantire un minimo di benessere alle comunità che contribuiscono alla gestione dei sistemi naturali. In alcuni paesi, infatti, il turismo dipende quasi esclusivamente dalla natura, soprattutto dalla fauna selvatica (World Bank, 2016): nelle sole aree protette genera annualmente un volume di oltre 850 miliardi di dollari tra spese dirette ed indotto, per quanto ampiamente sottostimato (Balmford et al. 2015). Il crollo dei flussi turistici verso la natura, se da una parte riduce alcune pressioni e disturbi sull’ambiente, dall’altra rischia di far saltare l’economia di molte aree protette che da questi dipendono. A rischiare la bancarotta non sono quindi solo mete iconiche come Venezia, ma anche luoghi a cui è affidata la conservazione di specie e di habitat: parchi nazionali, riserve, santuari, veri e propri patrimoni dell’umanità».

In questa situazione di crisi delle aree protette, dovuta alla riduzione dei fondi dei governi e al crollo delle entrate del turismo,  per il Wwf «L’unico vero scudo contro i crimini di natura sono i ranger. In prima linea per proteggere la natura ci sono infatti loro, i ranger. Uomini e donne che hanno scelto di dedicare la propria esistenza, spesso a costo della vita (nello scorso mese di aprile ne sono morti 12 nel parco del Virunga), alla conservazione di beni comuni cruciali, come specie in via d’estinzione e habitat minacciati. Sottopagati, lontani dai propri cari per gran parte dell’anno, spesso senza nessun tipo di assicurazione e con attrezzature ridotte, questi eroi della natura, a cui dobbiamo la sopravvivenza di specie che sarebbero altrimenti state spazzate via dal bracconaggio e dall’uso illegale, lavorano in condizioni estreme. Negli ultimi anni sono stati centinaia (oltre 100 nel solo 2018) i ranger, uomini e donne, uccisi mentre garantivano un servizio cruciale per tutti noi. Allo scoppio della pandemia, mentre una buona parte dell’umanità si è potuta rifugiare al sicuro nelle proprie case, i ranger sono rimasti sul campo».
Il Wwf teme che, la riallocazione del budget e delle risorse da parte dei governi e degli organi di cooperazione di tutto il mondo per affrontare la pandemia, possa avere un drammatico impatto sul lavoro dei ranger, aumentando così il bracconaggio verso specie protette. L’associazione ambientalista ha infatti constatato che «A causa della pandemia ci sia già stata una riduzione del 30% del budget destinato ad alcune specifiche aree protette. Allo stesso tempo le pressioni verso risorse naturali, specie e habitat protetti,  è andato crescendo. Durante la pandemia infatti nel mondo si è assistito ad uno spostamento in massa dalle aree urbane a quelle rurali, con un aumento della pressione sui luoghi selvaggi e ricchi di natura. Molte di queste persone, in mancanza di alternative, utilizzano le risorse naturali per soddisfare i propri bisogni e per combattere la fame. In Sud America, in Russia e in altri paesi i ranger segnalano il preoccupante aumento delle persone che entrano nelle aree protette per la caccia e per la pesca.
Tutto questo si aggiunge all’azione dei bracconieri veri e propri che, avvantaggiati dalla riduzione dei controlli per il lockdown e dalla scomparsa dei turisti (che hanno comunque un effetto deterrente su bracconaggio e altri crimini di natura), possono intensificare i loro crimini. Sono state già registrate drammatiche segnalazioni, dentro e fuori da aree protette, fra queste l’Secondo il Wwf, «La crisi sanitaria causata dalla diffusione del Covid-19 potrebbe avere un impatto drammatico sulla conservazione della natura. Da una parte la riduzione dei finanziamenti dei governi alle aree protette e dall’altra il crollo del turismo in luoghi cruciali per la conservazione della natura, rischiano di aprire le porte a bracconaggio e altri crimini di natura. L’unico scudo il lavoro incessante dei ranger, oggi più difficile per il diffondersi dell’epidemia e per la mancanza di fondi».
Gli ambientalisti ricordano che «Il lockdown causato dal Coronavirus, in molti paesi ha ridotto il disturbo prodotto dall’uomo, abbassando i livelli di inquinamento, emissioni e rumore. Ma questa crisi, potrebbe rivelarsi per i bracconieri e altri criminali un’opportunità senza precedenti: l’assenza di visitatori e la scarsità di risorse per i controlli rende habitat minacciati e specie in pericolo di estinzione più esposti ai loro interessi».
Per anni, milioni di persone hanno visitato territori protetti, osservato animali e i loro habitat, condiviso esperienze e rafforzato il loro interesse per la natura. Il Panda sottolinea che «L’economia del turismo ha permesso così di finanziare aree protette, progetti di conservazione e sistemi di economie locali, cruciali per garantire un minimo di benessere alle comunità che contribuiscono alla gestione dei sistemi naturali. In alcuni paesi, infatti, il turismo dipende quasi esclusivamente dalla natura, soprattutto dalla fauna selvatica (World Bank, 2016): nelle sole aree protette genera annualmente un volume di oltre 850 miliardi di dollari tra spese dirette ed indotto, per quanto ampiamente sottostimato (Balmford et al. 2015). Il crollo dei flussi turistici verso la natura, se da una parte riduce alcune pressioni e disturbi sull’ambiente, dall’altra rischia di far saltare l’economia di molte aree protette che da questi dipendono. A rischiare la bancarotta non sono quindi solo mete iconiche come Venezia, ma anche luoghi a cui è affidata la conservazione di specie e di habitat: parchi nazionali, riserve, santuari, veri e propri patrimoni dell’umanità».
In questa situazione di crisi delle aree protette, dovuta alla riduzione dei fondi dei governi e al crollo delle entrate del turismo, per il Wwf «L’unico vero scudo contro i crimini di natura sono i ranger. In prima linea per proteggere la natura ci sono infatti loro, i ranger. Uomini e donne che hanno scelto di dedicare la propria esistenza, spesso a costo della vita (nello scorso mese di aprile ne sono morti 12 nel parco del Virunga), alla conservazione di beni comuni cruciali, come specie in via d’estinzione e habitat minacciati. Sottopagati, lontani dai propri cari per gran parte dell’anno, spesso senza nessun tipo di assicurazione e con attrezzature ridotte, questi eroi della natura, a cui dobbiamo la sopravvivenza di specie che sarebbero altrimenti state spazzate via dal bracconaggio e dall’uso illegale, lavorano in condizioni estreme. Negli ultimi anni sono stati centinaia (oltre 100 nel solo 2018) i ranger, uomini e donne, uccisi mentre garantivano un servizio cruciale per tutti noi. Allo scoppio della pandemia, mentre una buona parte dell’umanità si è potuta rifugiare al sicuro nelle proprie case, i ranger sono rimasti sul campo».
Il Wwf teme che, la riallocazione del budget e delle risorse da parte dei governi e degli organi di cooperazione di tutto il mondo per affrontare la pandemia, possa avere un drammatico impatto sul lavoro dei ranger, aumentando così il bracconaggio verso specie protette. L’associazione ambientalista ha infatti constatato che «A causa della pandemia ci sia già stata una riduzione del 30% del budget destinato ad alcune specifiche aree protette. Allo stesso tempo le pressioni verso risorse naturali, specie e habitat protetti, è andato crescendo. Durante la pandemia infatti nel mondo si è assistito ad uno spostamento in massa dalle aree urbane a quelle rurali, con un aumento della pressione sui luoghi selvaggi e ricchi di natura. Molte di queste persone, in mancanza di alternative, utilizzano le risorse naturali per soddisfare i propri bisogni e per combattere la fame. In Sud America, in Russia e in altri paesi i ranger segnalano il preoccupante aumento delle persone che entrano nelle aree protette per la caccia e per la pesca.
Tutto questo si aggiunge all’azione dei bracconieri veri e propri che, avvantaggiati dalla riduzione dei controlli per il lockdown e dalla scomparsa dei turisti (che hanno comunque un effetto deterrente su bracconaggio e altri crimini di natura), possono intensificare i loro crimini. Sono state già registrate drammatiche segnalazioni, dentro e fuori da aree protette, fra queste l’uccisione di ibis giganti in Cambogia, il bracconaggio di rinoceronti in Sud Africa o traffici di pangolini dall’Africa all’Asia».
A questo si aggiunge il rischio di infezione della fauna selvatica da Sars-Cov-2. Il Wwf ricorda che «In particolare i primati, geneticamente a noi molto simili, potrebbero essere i soggetti più a rischio» e teme in particolare che «Esattamente come anni fa successe con la diffusione di ebola, popolazione di grandi scimmie – come i gorilla di montagna – che ancora oggi combattono per la sopravvivenza, possano ammalarsi di COVID-19».
Gli ambientalisti concludono: «L’unica strada che abbiamo per proteggere la natura e quindi noi stessi, è sostenere il lavoro dei ranger, fermare il bracconaggio e l’orrendo commercio di animali selvatici che in molti casi lo genera. Mentre la presenza sul campo del personale è resa difficile dalla diffusione della pandemia, ecco cosa possiamo fare: Capire come quest’epidemia stia influenzando i diversi sistemi di bracconaggio e l’applicazione delle leggi a livello locale. Ricordarci che ci sono persone che ogni giorno mettono a rischio la loro vita per il bene nostro e del pianeta. Monitorare attentamente la situazione al fine di fare tutto il possibile per garantire la salute e il benessere dei ranger e del personale sul campo, comprese le comunità con cui lavoriamo e che sostengono la conservazione di beni dell’umanità come sono le aree protette.
Continuare a garantire e raccogliere i fondi per le aree protette e per dare ai ranger tutti gli strumenti necessari per continuare a lavorare. Contribuire al lavoro dei ranger andando a disinnescare una delle causa di bracconaggio nel mondo, ovvero i mercati di fauna selvatica».
Oggi il Wwf Italia ha lanciato la campagna “Costruiamo insieme il Mondo che Verrà” una consultazione lanciata che attraverso un sito web e canali social chiede a tutti i cittadini di esprimere la loro opinione sul mondo da costruire una volta che l’emergenza sanitaria legata al contagio da COVID-19 sarà superata.
Il Panda italiano sottolinea che «La pandemia contro cui tutto il Pianeta sta lottando ha messo in evidenza le nostre fragilità, cambiando le nostre certezze, le nostre relazioni sociali e il nostro modo di lavorare. Ha stravolto la nostra economia e la nostra società. La strada che sceglieremo per affrontare la crisi conseguente a questa emergenza sarà fondamentale non solo per costruire un futuro di benessere sostenibile, ma anche per prevenire ulteriori futuri drammi sanitari. La scienza ci dice che malattie come il Covid-19, che mettono in pericolo la nostra salute e le nostre società, sono collegate al traffico di specie, alla distruzione degli ecosistemi e al nostro impatto sulla biosfera. Questo aspetto è stato approfondito nel report Pandemie, l’Effetto boomerang della distruzione degli ecosistemi da cui emerge un legame molto stretto tra le malattie che stanno terrorizzando il Pianeta (non solo il COVID-19) e le dimensioni epocali di consumo di natura che la Terra sta subendo e che ogni anno cresce a ritmo forsennato. Ecco perché, oggi, è necessario scegliere la strada da percorrere per un benessere davvero sostenibile, equo e in armonia con la natura».
Per questo la campagna “Il mondo che verrà” chiede a tutte le persone di esprimere la propria opinione, la propria visione, le proprie speranza con un messaggio, una proposta da postare sul sito dedicato».
Nel manifesto DI presentazione dell’iniziatica si legge: «Di fronte alla crisi, è venuto il momento di scelte innovative per razionalizzare l’uso delle risorse naturali, migliorando i meccanismi di produzione (che devono diventare davvero sostenibili), i modelli di consumo (che non possono non essere responsabili) e i modelli sociali nel loro complesso. E’ venuto il momento che i sistemi naturali e i servizi che essi offrono all’umanità diventino un patrimonio comune. È venuto il momento di ridurre il debito naturale che continuiamo ad accumulare sulle spalle dei nostri figli. L’emergenza che stiamo vivendo ha reso evidente la necessità di un cambiamento collettivo a cui, tutti insieme, siamo chiamati a dare il nostro contributo: tornare al passato non è una opzione percorribile. Scegliere le priorità per la ricostruzione dipende da noi. Queste priorità possono guidare la costruzione della nostra società dopo la crisi, a condizione che noi tutti prendiamo in consegna:
la cura per il benessere e la salute delle persone, che vengono prima del profitto; la difesa degli organi vitali del Pianeta, come le foreste e gli oceani, che sono un patrimonio comune dell’umanità; azioni immediate contro la crisi climatica, per la riduzione dell’inquinamento, per trasporti ed energia sostenibili, per la difesa delle aree naturali ancora integre e restauro degli ecosistemi naturali deteriorati dall’uomo; la difesa del suolo dall’invasione del cemento; l’espulsione dei veleni dall’agricoltura per mettere in sicurezza il cibo che mangiamo e l’acqua che beviamo; la protezione della biodiversità animale e vegetale, terrestre e marina che sostiene le nostre esistenze e rende la vita sul pianeta meravigliosa».
La presidente del Wwf Italia Donatella Bianchi conclude: «Così come tutti insieme abbiamo affrontato la crisi sanitaria che ha provocato tanti lutti e tante difficoltà all’Italia ora tutti insieme abbiamo la necessità di costruire il Mondo che Verrà, ossia il mondo dopo il CovidD-19. Abbiamo dimostrato grande coraggio e altruismo in questa prova che ci ha impegnato in una lunga serie di sacrifici per tutelare la nostra salute. Ora è il momento di dimostrare altrettanto coraggio e determinazione nel costruire il nostro futuro e quello dei nostri figli. Sia per quanto riguarda l’economia che per i nostri modelli di produzione e consumo dobbiamo ascoltare la scienza. Quella stessa scienza a cui ci affidiamo per superare il Coronavirus e che ci dice, da tempo, che scelte concrete e sostenibili per mettere al sicuro il nostro capitale naturale non sono rimandabili. Il mondo che verrà dipende da noi, perché noi siamo le scelte che facciamo!».
, il bracconaggio di rinoceronti in Sud Africa o traffici di pangolini dall’Africa all’Asia».

A questo si aggiunge il rischio di infezione della fauna selvatica da Sars-Cov-2. Il Wwf ricorda che «In particolare i primati, geneticamente a noi molto simili, potrebbero essere i soggetti più a rischio» e teme in particolare che «Esattamente come anni fa successe con la diffusione di ebola, popolazione di grandi scimmie – come i gorilla di montagna – che ancora oggi combattono per la sopravvivenza, possano ammalarsi di COVID-19».

Gli ambientalisti concludono: «L’unica strada che abbiamo per proteggere la natura e quindi noi stessi, è sostenere il lavoro dei ranger, fermare il bracconaggio e l’orrendo commercio di animali selvatici che in molti casi lo genera. Mentre la presenza sul campo del personale è resa difficile dalla diffusione della pandemia, ecco cosa possiamo fare: Capire come quest’epidemia stia influenzando i diversi sistemi di bracconaggio e l’applicazione delle leggi a livello locale. Ricordarci che ci sono persone che ogni giorno mettono a rischio la loro vita per il bene nostro e del pianeta. Monitorare attentamente la situazione al fine di fare tutto il possibile per garantire la salute e il benessere dei ranger e del personale sul campo, comprese le comunità con cui lavoriamo e che sostengono la conservazione di beni dell’umanità come sono le aree protette.

Continuare a garantire e raccogliere i fondi per le aree protette e per dare ai ranger tutti gli strumenti necessari per continuare a lavorare. Contribuire al lavoro dei ranger andando a disinnescare una delle causa di bracconaggio nel mondo, ovvero i mercati di fauna selvatica».

Oggi il Wwf Italia ha lanciato la campagna “Costruiamo insieme il Mondo che Verrà” una consultazione lanciata che attraverso un sito web e canali social chiede a tutti i cittadini di esprimere la loro opinione sul mondo da costruire una volta che l’emergenza sanitaria legata al contagio da COVID-19 sarà superata.

Il Panda italiano sottolinea che «La pandemia contro cui tutto il Pianeta sta lottando ha messo in evidenza le nostre fragilità, cambiando le nostre certezze, le nostre relazioni sociali e il nostro modo di lavorare. Ha stravolto la nostra economia e la nostra società. La strada che sceglieremo per affrontare la crisi conseguente a questa emergenza sarà fondamentale non solo per costruire un futuro di benessere sostenibile, ma anche per prevenire ulteriori futuri drammi sanitari. La scienza ci dice che malattie come il Covid-19, che mettono in pericolo la nostra salute e le nostre società, sono collegate al traffico di specie, alla distruzione degli ecosistemi e al nostro impatto sulla biosfera. Questo aspetto è stato approfondito nel report Pandemie, l’Effetto boomerang della distruzione degli ecosistemi da cui emerge un legame molto stretto tra le malattie che stanno terrorizzando il Pianeta (non solo il COVID-19) e le dimensioni epocali di consumo di natura che la Terra sta subendo e che ogni anno cresce a ritmo forsennato. Ecco perché, oggi, è necessario scegliere la strada da percorrere per un benessere davvero sostenibile, equo e in armonia con la natura».

Per questo la campagna “Il mondo che verrà” chiede a tutte le persone di esprimere la propria opinione, la propria visione, le proprie speranza con un messaggiouna proposta da postare sul sito dedicato».

Nel manifesto  DI presentazione dell’iniziatica si legge: «Di fronte alla crisi, è venuto il momento di scelte innovative per razionalizzare l’uso delle risorse naturali, migliorando i meccanismi di produzione (che devono diventare davvero sostenibili), i modelli di consumo (che non possono non essere responsabili) e i modelli sociali nel loro complesso. E’ venuto il momento che i sistemi naturali e i servizi che essi offrono all’umanità diventino un patrimonio comune. È venuto il momento di ridurre il debito naturale che continuiamo ad accumulare sulle spalle dei nostri figli. L’emergenza che stiamo vivendo ha reso evidente la necessità di un cambiamento collettivo a cui, tutti insieme, siamo chiamati a dare il nostro contributo: tornare al passato non è una opzione percorribile. Scegliere le priorità per la ricostruzione dipende da noi. Queste priorità possono guidare la costruzione della nostra società dopo la crisi, a condizione che noi tutti prendiamo in consegna:

la cura per il benessere e la salute delle persone, che vengono prima del profitto; la difesa degli organi vitali del Pianeta, come le foreste e gli oceani, che sono un patrimonio comune dell’umanità; azioni immediate contro la crisi climatica, per la riduzione dell’inquinamento, per trasporti ed energia sostenibili, per la difesa delle aree naturali ancora integre e restauro degli ecosistemi naturali deteriorati dall’uomo; la difesa del suolo dall’invasione del cemento; l’espulsione dei veleni dall’agricoltura per mettere in sicurezza il cibo che mangiamo e l’acqua che beviamo;  la protezione della biodiversità animale e vegetale, terrestre e marina che sostiene le nostre esistenze e rende la vita sul pianeta meravigliosa».

La presidente del Wwf Italia Donatella Bianchi conclude: «Così come tutti insieme abbiamo affrontato la crisi sanitaria che ha provocato tanti lutti e tante difficoltà all’Italia ora tutti insieme abbiamo la necessità di costruire il Mondo che Verrà, ossia il mondo dopo il CovidD-19.  Abbiamo dimostrato grande coraggio e altruismo in questa prova che ci ha impegnato in una lunga serie di sacrifici per tutelare la nostra salute. Ora è il momento di dimostrare altrettanto coraggio e determinazione nel costruire il nostro futuro e quello dei nostri figli. Sia per quanto riguarda l’economia che per i nostri modelli di produzione e consumo dobbiamo ascoltare la scienza. Quella stessa scienza a cui ci affidiamo per superare il Coronavirus e che ci dice, da tempo, che scelte concrete e sostenibili per mettere al sicuro il nostro capitale naturale non sono rimandabili. Il mondo che verrà dipende da noi, perché noi siamo le scelte che facciamo!».

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