«Il controllo dell’epidemia e la riduzione della povertà sono strettamente legati». La banca dei BRICS aiuta la Cina

Coronavirus: la Cina rivedrà la legge sulla protezione delle specie selvatiche

«Assicurarsi che i mercati delle specie selvatiche siano vietati e chiusi»

[12 Febbraio 2020]

C’è il forte sospetto che la diffusione del Coronavirus Covid-19 sia legata al commercio illegale nei mercati rurali cinesi di specie selvatiche, in particolare di pangolini e Wang Ruihe, un responsabile della Commissione degli affari legislativi del Comitato permanente dell’Assemblea nazionale del popolo (Apn, il Parlamento cinese), che «La legislatura suprema cinese quest’anno rivedrà la legge sulla protezione della fauna al fine di lottare contro l’epidemia del nuovo coronavirus».

Durante una conferenza stampa tenutasi a Pechino, Wang ha detto che ««Degli sforzi saranno dispiegati per accelerare la revisione delle leggi sulla prevenzione delle epidemie animali e in altri ambiti. I potenziali rischi in materia di sicurezza della salute pubblica causati dal commercio e dal consumo di animali selvatici hanno suscitato una preoccupazione a livello mondiale, sottolineando la necessità di migliorare le leggi e i regolamenti relativi alla fauna, di rafforzare i controlli sull’applicazione della legge e di intensificare la lotta contro il traffico di specie selvatiche».

Wang ha ammesso che «Malgrado l’impatto verificato della legge sulla protezione della fauna dopo la sua revisione nel 2016, esistono ancora dei problemi nella sua applicazione. I regolamenti di applicazione relativi alla legge non sono stati ancora adottati e migliorati Il controllo, l’ispezione e l’applicazione della legge devono essere rafforzati per assicurarsi che i mercati delle specie selvatiche siano vietati e chiusi».

Secondo l’agenzia ufficiale cinese Xinhua, Wang ha evidenziato «L’importanza del miglioramento della legge sulla protezione della fauna e di altre leggi e regolamenti pertinenti« e ha citato la «necessità di ampliare la portata della revisione della legge e di inasprire la repressione e le sanzioni della caccia illegale e del consumo di animali selvatici» e ha concluso annunciando che «La Commissione affari legislativi del Comitato permanente dell’Apn prenderà ben presto una decisione sulle questioni giuridiche».

Già il 26 gennaio le autorità cinesi v avevano annunciato un divieto nazionale per il commercio di specie selvatiche nei mercati, supermercati, ristoranti e piattaforme di e-commerce. Infatti, la diffusione del coronavirus sarebbe partita da un mercato della città di Wuhan dove venivano venduti illegalmente animali selvatici.

Traffic, l’organizzazione che combatte contro il traffico globale di fauna selvatica, spiega che «Le condizioni anguste e altamente insalubri in cui gli animali selvatici vengono scambiati e venduti illegalmente in tali mercati per il consumo umano sono note per creare le condizioni ideali per i virus per mutare in forme particolarmente virulente, con il potenziale di attraversare la barriera delle specie nell’uomo, a volte con conseguenze fatali».

Alla fine del 2002, un focolaio di un coronavirus simile, la SARS, fu associato al commercio illegale di zibetti nella Cina meridionale. All’epoca, il sospetto che il commercio di zibetti fosse all’origine dell’epidemia portò alla repressione di tutti gli scambi di zibetti e l’abbattimento di migliaia di animali.

Richard Thomas, responsabile della comunicazione di Traffic, dice che il governo cinese ha preso una saggia misura precauzionale nell’interesse della salute umana: «Sulla scia della SARS è stato ampiamente riconosciuto che i mercati illeciti antigienici che vendono animali selvatici vivi rappresentano un rischio significativo per la salute pubblica. I governi di tutto il mondo dovrebbero valutare i rischi per la salute umana e per le malattie posti da mercati della fauna selvatica scarsamente regolamentati e spesso illegali e adottare le misure appropriate. Oltre alla chiusura dei mercati, sono necessari ulteriori sforzi per frenare il traffico di animali selvatici e le attività criminali associate e i modelli di consumo pericolosi che accompagnano il commercio illegale di specie selvatiche».

Intanto, oggi la Banca di sviluppo agricolo della Cina (Bdac), l’unica banca di politica rurale della Repubblica popolare, ha annunciato di aver emesso delle obbligazioni per 5 miliardi di yuan (circa 715,3 milioni di dollari), per lottare contro l’epidemia del Coronavirus Covid-19 e la riduzione della povertà.

Queste obbligazioni hanno una scadenza di due anni e un tasso di interesse fissato al 2,2951% e sono state emesse mediante gara pubblica alla Shanghai Clearing House. Xinhua spiega che «Questa decisione punta a sostenere la produzione di forniture mediche e di prodotti per le necessità quotidiane nel quadro degli sforzi di prevenzione e controllo dell’epidemia. Questi fondi saranno anche utilizzati per sviluppare le industri impegnate nella campagna di riduzione della povertà, in particolare per la trasformazione dei cereali, dell’olio e dei prodotti agricoli, il turismo, il risparmio energetico e la protezione ambientale».

La Bdac ha sottolineato che «Il controllo dell’epidemia e la riduzione della povertà sono strettamente legati al benessere del popolo e alla stabilità». La banca quest’anno ha approvato prestiti di emergenza per un valore di 10,07 miliardi di yuan per lottare contro il coronavirus e ha accordato più dio 40 miliardi di yuan di prestiti per la riduzione della povertà.

In aiuto della Cina è arrivata anche New Development Bank (NDB) del BRICS (Brasile, Russia,India, Cina, Sudafrica) con un sostegno finanziario, compreso un finanziamento di emergenza, per la lotta contro Coronavirus Covid-19.

In un comunicato la NDB dichiara di essere «Totalmente determinata a sostenere la Cina in questo periodo difficile» che «Condurrà delle consultazioni con il governo cinese riguardo a delle azioni specifiche».

La NDB, che dal luglio 2015 ha la sua sede a Shanghai, «non vede l’ora di lavorare con i suoi partner, comprese altre banche multilaterali di sviluppo, per sostenere la capacità dei suoi Paesi membri di rispondere alle emergenze della salute pubblica».

La NDB ha concluso elogiando «i grandi sforzi e le misure efficaci della Cina per frenare la diffusione del nuovo coronavirus. Siamo fiduciosi nella capacità della Cina di prevenire e controllare l’epidemia e nelle misure adottate finora dal governo cinese per prevenire la diffusione dell’infezione».