Gli scimpanzé si ubriacano. In Guinea raccolgono “vino di palma” con spugne di foglie

Party alcolici per entrambi i sessi e a tute le età, sfruttando le piantagioni umane

[10 Giugno 2015]

Un team di ricercatori di università ed istituti di ricerca portoghesi, britannici, statunitensi e giapponesi ha pubblicato su Royal Society Open Science lo studio “Tools to tipple: ethanol ingestion by wild chimpanzees using leaf-sponges” che dimostra che gli scimpanzé ubriachi non sono una delle tante leggende che circolano su questi primati.

Le grandi scimmie africane e gli esseri umani condividono una mutazione genetica che permette loro di metabolizzare efficacemente l’etanolo, cioè l’alcool. ma i ricercatori fanno notare che «Tuttavia, il consumo di etanolo volontario in questa radiazione evolutiva è documentato solo negli esseri umani moderni». Lo studio invece documenta scientificamente per la prima volta «l’ingestione di lunga durata e ricorrente di etanolo dalla palma da rafia (Raphia hookeri,Arecaceae) da parte di scimpanzé selvatici (Pan troglodytes verus) a Bossou in Guinea, Africa Occidentale, dal 1995 al 2012».

Il team di ricerca spiega che «Gli scimpanzé di Bossou ingeriscono questa bevanda alcolica, spesso in grandi quantità, nonostante una presenza media di etanolo del 3,1% e fino a 6,9% di volume di alcool (ABV)». Se gli abitanti umani dell’area incidono le palme per raccoglierne la linfa in contenitori di plastica, anche gli scimpanzé utilizzano uno strumento – anche se più elementare, cioè delle “spugne” fatte di materiale vegetale per raccogliere e bere la stessa linfa fermentata. Lo studio evidenzia che «Questi dati dimostrano che l’etanolo non agisce come un deterrente per l’alimentazione in questa comunità di scimmie selvatiche, sostenendo l’idea che l’ultimo antenato comune tra le grandi scimmie africane viventi e gli esseri umani moderni non era avverso all’ingestione di alimenti contenenti etanolo».

Gli aneddoti su primati selvatici che si ubriacano abbondano, ma quasi sempre si tratta di notizie non convalidate. Si sa che il loris lento (Nycticebus coucang ) ingerisce nettare fermentato della palma Eugeissona tristis e che i cercopitechi gialloverdi (Chlorocebus sabaeus), introdotti dall’uomo nell’isola caraibica di St Kitts, rubano i cocktail dei turisti, ma fino ad ora si credeva che le scimmie ubriache fossero un incidente dell’assunzione di cibo fermentato. Invece la ricerca ancora una volta dimostra quanto siano simili a noi i nostri parenti più vicini, gli scimpanzé, visto che l’assunzione di alcool avviene – legalmente o illegalmente – in ogni società umana e che questo è il risultato evolutivo di un adattamento che forse riguarda anche altre scimmie.

Era già noto che alcune “tribù” di scimpanzé usano strumenti per bere, come a Budongo, in Uganda, dove utilizzano il muschio, e, secondo i ricercatori, il comportamento degli scimpanzé della Guinea che, spugnandolo con le foglie, bevono “vino di palma” fino ad inebriarsi «è coerente con un certo grado di trasmissione sociale. Tutte le classi di età e sesso ingeriscono linfa di palma e non c’è alcun pregiudizio di sesso nella quantità di etanolo ingerita durante un evento di alimentazione». Inoltre, lo stesso individuo può bere quantità di “vino” diverse secondo le occasioni ed alcuni tra loro si ubriacano spesso e volentieri e diversi di questi dopo si fanno una pennichella alcoolica.

O studio evidenzia che «La frutta fermenta naturalmente e il consumo regolare di etanolo in natura può essere una conseguenza inevitabile di uno stile di vita frugivoro. Nei casi qui documentati, gli scimpanzé hanno bevuto il succo fermentato di rafia e il consumo di etanolo quindi non è stata una diretta di un sottoprodotto da frugivori. Inoltre, bere la linfa di palma da rafia è da opportunista, dato che si basa sul fatto che un essere umano ha installato le attrezzature specializzate per drenare la linfa da una palma matura».
Nell’areale dove vivono gli scimpanzé, in gran parte costituito da zone umide, è difficile che entrino in contatto con attività agricole simili e se in natura le palme possono produrre linfa fermentata per diverse settimane, muoiono dopo averla prodotta.
Probabilmente gli scimpanzé all’inizio sono stati attratti dal fatto che la linfa di rafia è ricca di vitamine e minerali e fornisce energia sotto forma di zuccheri, soprattutto saccarosio e glucosio che la rendono dolce e gradevole al palato. Poi si sono accorti che la linfa fermenta molto rapidamente e che l’etanolo produce un odore e un gusto caratteristici, «Tuttavia – dicono i ricercatori – abbiamo osservato individui che consumano ripetutamente linfa di palma fermentata, spesso in grandi quantità, il che suggerisce che l’ingestione accidentale di etanolo è improbabile. I nostri risultati indicano chiaramente che l’etanolo non è un deterrente assoluto per l’alimentazione di questa comunità di scimpanzé», ma sono comunque necessari altri studi per capire se anche altre comunità di scimpanzé sono attratte dall’etanolo.

L’atra cosa che è venuta fuori e che, anche se gli scimpanzé sono intelligenti e in grado di utilizzare abilmente strumenti per accedere alle fonti di cibo difficili da raggiungere, utilizzano solo le palme sfruttate dagli uomini per spugnare la linfa alcoolica con le foglie e non dimostrano di essere in grado di ottenere la linfa senza un precedente intervento umano sulla pianta.
Inoltre, anche se le fonti naturali di etanolo non mancano, in particolare frutta e nettari fermentati, le grandi scimmie si nutrono raramente di frutta caduta a terra e gli scienziati dicono che bisognerebbe vedere se l’ingestione di etanolo è presente anche tra i gorilla (Gorilla gorilla) e i bonobo (Pan paniscus) perché «sarebbe utile per capire le condizioni che hanno favorito questo adattamento molecolare».