Inquinamento atmosferico, Mal’aria in Toscana: i dati regionali

Complessivamente migliorano le città toscane, ma ci sono ancora molte criticità

[29 Gennaio 2016]

Dalla presentazione della parte toscana del dossier di Legambiente Mal’Aria 2016 è emerso che «Il 2015 si è concluso all’insegna dell’emergenza smog. La maggior parte delle città toscane si è “svegliata” ancora una volta, verso la metà di dicembre, con le centraline di fondo urbano e di traffico che registravano, quasi ininterrottamente, per due settimane, sforamenti del PM10 sopra il valore limite di 50 microgrammi per mc. Un limite che per legge non può essere superato più di 35 volte in un anno (D.lgs. 155/2010)».

Secondo Fausto Ferruzza, presidente di Legambiente Toscana, «La situazione media è decisamente migliorata e non possiamo che esserne felici. Tuttavia proprio oggi che commentiamo dati tutto sommato lusinghieri, non possiamo dimenticare l’emergenza smog di dicembre. Tanti giorni consecutivi di alta pressione, di nebbia e di assenza totale di vento hanno creato solo poche settimane fa un cocktail micidiale da allarme sanitario. Il piano per prevenire la Mal’aria in città è noto: 1) cura del ferro nei trasporti pubblici locali, più reti ciclabili, più pedonalizzazioni nei nostri centri antichi; 2) riscaldamento domestico a più alto tasso d’innovazione (pompe di calore, caldaie a condensazione, etc.); 3) nelle attività industriali applicazione rigorosa del principio europeo del chi inquina paga, in vista di una progressiva riduzione dell’intensità emissiva delle nostre attività produttive».

Ecco cosa dice il dossier Mal’aria 2016 sui dati della Toscana:

A far scattare l’emergenza smog durante i mesi invernali sono sempre le polveri fini, ovvero il PM10 e il PM2.5. Il particolato atmosferico è da molti anni ormai considerato tra gli inquinanti di maggior impatto sulla salute delle persone, per via delle sue “capacità” di essere facilmente inalato dall’apparato respiratorio e per le alte concentrazioni che si registrano specialmente in ambiente urbano.

Le situazioni più critiche per il PM10 in Toscana si sono registrate a Lucca (centralina Micheletto) al 33° posto nella classifica nazionale con 52 giorni di superamento e Prato (42°) nella centralina di via Roma con 40 sforamenti. Grazie ai dati raccolti negli anni da Legambiente con la campagna “PM10  ti tengo d’occhio”, si è potuto risalire a quali città soffrono cronicamente del problema di inquinamento atmosferico derivante dalle polveri sottili. Confrontando il periodo  dal  2009  al  2015, emerge  che nei sette anni le città coinvolte siano prevalentemente sempre le stesse anche in Toscana: Prato 6 anni su 7, Firenze e Lucca 5 su 7, invece 2 anni su 7 Pisa e Pistoia.

Per quanto riguarda i dati del particolato fine (PM2.5) , con l’entrata in vigore del D.Lgs. 155/2010, che recepisce la Direttiva Europea 2008/50/CE, erano stati fissati dei limiti di anno in anno sempre più stringenti, indicanti come valore obiettivo 25 μg/m3 come media annuale da non superare, entrato in vigore dal 1 gennaio 2015. «Va evidenziato – dicono a Legambiente – come tale valore previsto dalla normativa europea sia ampiamente superiore a quanto previsto invece dalle raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che, considerato il PM2,5 come il particolato atmosferico maggiormente rischioso per la salute dell’uomo, fissa a 10 μg/mc la media annuale da non superare. Se prendessimo, infatti, il valore dell’OMS come riferimento, la classifica dei capoluoghi toscani vedrebbe Prato (via Roma) con una media di 17 μg/m3 (valore medio annuo 2014) e Firenze (centralina Gramsci) con 16 μg/m3, Arezzo e Pisa con 14 μg/m3».

Secondo Mal’aria 2016 c’è stato un miglioramento anche nella classifica dell’ozono troposferico (O3), un gas fortemente ossidante e tossico se inalato in grandi quantità per le vie aeree, gli occhi, responsabile di diverse patologie cardio-respiratorie. Quasi tutte le città toscane sono a metà e fine classifica  in quanto non sono stati superati i limiti previsti dalla normativa (D.Lgs. 155 del 2010) per le emissioni di ozono troposferico che consentono un massimo di 25 giorni di superamento della soglia giornaliera pari a 120 µg/m3 mediata su 8 ore consecutive.

Il biossido di azoto (NO2) è un gas particolarmente irritante, conosciuto per essere uno tra i maggiori inquinanti, che è prodotto  dai processi di combustione e, specialmente nei centri urbani, dal traffico automobilistico e dal riscaldamento domestico e la media dei valori annuali di NO2 a Firenze mostrano un notevole miglioramento per il capoluogo regionale, che negli anni passati vantava un negativo primato nazionale. Quest’anno Firenze  scende nella classifica al 16° posto con 38,5 µg/m3, nel 2012 era al primo con 59,7 µg/m3. Le altre città toscane, per la maggior parte, si trovano a metà classifica. Ma, nonostante questo miglioramento, Legambiente evidenzia che «alcune città hanno registrato annualmente una media superiore al limite normativo dal 2006 a oggi e molti altri capoluoghi di provincia si allontanano solo di poco da questo record negativo. Prendendo in considerazione dati storici dal 2006 al 2014, si nota come Firenze su 9 anni supera il limite da 7 a 9 annimentre Siena e Pisa da 1 a 3 anni».