Onu, una nuova leadership per combattere il cambiamento climatico e per l’energia sostenibile

Un mondo senza povertà grazie alla transizione verso un’economia low carbon

[28 Settembre 2015]

Un gruppo rappresentativo di leader mondiali si è detto determinato a concludere alla Conferenza delle parti Unfccc di dicembre, a Parigi, «Un accordo internazionale durevole e significativo sulla lotta contro il cambiamento climatico, che sia applicabile a tutti i Paesi». Lo ha annunciato il segrtario generale dell’Onu, Ban  Ki-moon dopo una colazione di lavoro alla quale hanno partecipato diversi Capi di Stato e di governo, compreso il presidente francese François Hollande che ospiterà COP 21 Unfccc a Parigi, e il presidente del Perù Ollanta Humala. Ban g ha sottolineato che i partecipanti hanno trovato «tre punti di convergenza che devono tradursi in atti concreti. D’altronde, l’Accordo di Parigi dovrà rappresentare a lungo termine la visione globale di un mondo che si sbarazzi della povertà grazie alle possibilità create dalla transizione verso un futuro caratterizzato da ridotte emissioni di gas serra e da una miglior resilienza di fronte all’evoluzione del clima. Un tale accordo e il Programma di sviluppo sostenibile per il 2030, adottato venerdi, dovranno basarsi l’uno sull’altro.

Per Ban e i leader mondiali che hanno partecipato all’incontro, l’Accordo di Parigi «Dovrà costituire una svolta» e mostrare chiaramente ai cittadini ed alle imprese private che la trasformazione dell’economia mondiale è non solo «inevitabile e benefica, ma è già in corso – ha detto Ban – I partecipanti si sono detti a favore di un accordo sostenibile che permetta di accelerare gli investimenti sotto forma di energie pulite e di stimolare una trasformazione dell’economia ben prima della fine del secolo in un modello low carbon, compatibile con l’obiettivo di mantenere il riscaldamento climatico al di sotto dei 2 gradi Celsius».

Accordo anche sulla necessità di rafforzare la resilienza di fronte ai cambiamenti climatici, con una particolare attenzione per i più poveri ed i più vulnerabili, così come sulla messa in campo di un processo di controllo per rafforzare gli impegni nazionali, con l’obiettivo di limitare l’aumento della temperatura media a meno di 2 gradi.

Ban e gli altri leader si sono impegnati a realizzare «Atti concreti, collettivi e immediati che sono necessari per fare di questa visione a lungo termine una realtà». Hollande ha sottolineato l’importanza di mobilitare tutte le energie per evitare che il riscaldamento globale raggiunga i 2 gradi centigradi entro la fine del seclo ed ha aggiunto: «C’è senza alcun dubbio una volontà ma, fino ad oggi,  solo 81 Paesi sui 193 membri dell’Onu hanno sottoposto il loro contributo in vista della Conferenza di Parigi. I Paesi che non lo hanno ancora fatto presentino il lor contributo senza tardare». Hollande ha anche sottolineato la necessità che il futuro Accordo di Parigi «Comporti la messa in atto di un meccanismo di controllo che permetta di assicurare che rispetteremo i nostri impegni».

Ollanta Humala, che a ottobre ospiterà a Lima una riunione sul clima dei ministri delle finanze, ha insistito sulla necessità di non lasciare che la temperatura globale  raggiunga la soglia dei 2 gradi: «Dobbiamo decarbonizzare il nostro pianeta. L’umanità ha l’occasione di formare la più grande coalizione mai costituita, una coalizione per salvare il nostro pianeta». Speriamo se ne ricordi al suo ritorno in Perù, dove le multinazionali petrolifere, con il consenso del suo governo, sono penetrare nelle foreste pluviali e cercano di scacciare le popolazioni indigene – compresi gli indios incontattati – dalle loro terre ancestrali.

Intanto il vicesegretario generale dell’Onu, Jan Eliasson, intervenendo alla riunione di alto livello  Sustainable Energy for All (SE4All), ha chiesto che l’energia sostenibile sia accessibile a tutti ed ha spiegato che «Con l’Obiettivo dello sviluppo sostenibile 7 (SDG7), le Nazioni Unite hanno per la prima volta adottato un obiettivo universale sull’energia, con dei target riguardanti l’accesso, le energie rinnovabili, l’efficienza ed i mezzi per metterli in opera. Abbiamo bisogno di un’energia sostenibile per tutti per mettere fine alla povertà, ma anche per combattere il cambiamento climatico. Il nuovo Programma 2030 è universale, il che coinvolge ognuno di noi. Si basa sulle partnership, dato che nessuno può occuparsi di tutto».

Eliasson ha ricordato che il comitato esecutivo di SE4All ha recentemente nominato Rachel Kyte come prima presidente della nuova “Sustainable Energy for All Partnership” che sarà ospitata dall’Austria e che «La signora Kyte sarà anche la nuova rappresentante speciale per l’energia sostenibile per tutti del Segretario generale a partire dal primo gennaio  2016, che è il primo giorno dell’era post-2015. Sarà alla testa degli sforzi del sistema delle Nazioni Unite per realizzare il SDG7». .

Ma secondo Eliasson «In alcune regioni del mondo i progressi sono troppo lenti, soprattutto nell’Africa subsahariana. Per questo è incoraggiante vedere  leadership più impegnata di questa regione, come durante il recente avvio in Costa d’Avorio del Groupe des leaders ouest-africains pour l’énergie. Con una tale  leadership e le fondazioni già istituite, possiamo legittimamente sperare che raggiungeremo i nostri obbiettivi entro il 2030. Ma sarà un lavoro difficile. Abbiamo fissato gli obiettivi e l’orientamento. Adesso, dobbiamo prendere iniziative concrete in maniera determinata perché questo sia di beneficio a tutti».