Per la decarbonizzazione dell’Ue servono 350 mld di euro di investimenti aggiuntivi l’anno

Dal Green deal europeo a uno globale

Commissione Ue e Bei: «Il Green deal non è solo una politica ambientale, è una necessità economica e geopolitica»

[25 Marzo 2021]

Il Green deal lanciato dalla Commissione Ue rappresenta un piano da 1000 miliardi di euro per trasformare l’Europa nel primo continente a emissioni nette zero entro il 2050: si tratta di un obiettivo nato per evitare l’evolversi catastrofico della crisi climatica già in corso, ma al contempo rappresenta l’unica concreta opportunità per assicurare alla piccola Europa un ruolo di primo piano in uno scacchiere internazionale sempre più complicato, come mostra chiaramente l’iniziativa Investing in climate action lanciata ieri congiuntamente dalla Commissione europea e dalla Banca europea per gli investimenti (Bei).

Il primo obiettivo in tabella di marcia guarda al 2030: per allora l’Ue è chiamata a tagliare le proprie emissioni di gas serra del 55% rispetto al 1990, e per farlo serviranno circa 350 miliardi di euro (417 miliardi di dollari) di investimenti aggiuntivi all’anno, come spiegano Ursula von der Leyen e Werner Hoyer, rispettivamente presidenti della Commissione Ue e della Bei.

«L’Ue tuttavia – ricordano – rappresenta meno del 10% delle emissioni globali, quindi l’azione europea da sola non sarà sufficiente rispetto all’attenuazione del riscaldamento globale. Se vogliamo mantenere l’aumento della temperatura globale il più vicino possibile a 1,5°C, dobbiamo sostenere gli sforzi di decarbonizzazione oltre i nostri confini. Ecco perché abbiamo bisogno di un Green deal globale».

Un’importante base di partenza c’è già, ovvero l’Accordo sul clima di Parigi, ma i dati recentemente aggiornati dall’Onu dimostrano come praticamente tutti i 196 Paesi firmatari siano ancora molto lontani da mettere in pratica quanto promesso nel 2015. Si tratta di un problema evidente, ma anche un’occasione insostituibile per l’Europa di dimostrare che ha ancora qualcosa di importante da offrire al resto del mondo. In ballo ci sono interessi ciclopici, che modelleranno l’intera geopolitica del Vecchio continente – e non solo, evidentemente – nell’arco dei prossimi decenni.

Sono tre, in particolare, le priorità d’investimento delineate dai due presidente. «In primo luogo, dobbiamo garantire che le tecnologie pulite più avanzate siano adottate ovunque», dichiarano von der Leyen e Werner ricordando che ad oggi ancora il 40% dell’elettricità mondiale è ancora generata dal carbone e annunciando che «l’Europa è pronta a investire in qualsiasi cosa, da programmi di elettrificazione verde in Africa e progetti di decarbonizzazione industriale in Asia, allo sviluppo di batterie in America Latina».

La seconda priorità sta nell’innovazione al servizio delle nuove tecnologie verdi: «Tale programma di “ricerca e sviluppo” è necessario e costituisce anche un’enorme opportunità di mercato. Un gruppo di paesi che rappresentano la metà delle emissioni mondiali di gas serra hanno già adottato obiettivi “net-zero”, e altri sicuramente seguiranno. Avranno tutti bisogno delle tecnologie e degli investimenti europei per arrivarci. Idrogeno pulito, energia rinnovabile offshore, e soluzioni per lo stoccaggio di energia possono diventare tutti settori dinamici di esportazione dell’Ue».

Infine, c’è la pressante necessità di «abbracciare l’idea di una “economia circolare”. Per farlo, dobbiamo investire in tecnologie circolari che riutilizzano le risorse, piuttosto che produrre o importare costantemente nuovi beni ed estrarre sempre più materie prime. L’economia circolare detiene enormi potenzialità non solo per ridurre la nostra dipendenza dalle risorse scarse, ma anche per creare posti di lavoro. Come l’Europa continua a dimostrare – chiosano von der Leyen e Werner – il Green deal non è solo una politica ambientale; è una necessità economica e geopolitica».