Non c’è possibilità di sviluppo sostenibile senza una redistribuzione delle risorse

Disuguaglianza, il patrimonio del 5% più ricco degli italiani supera quello dell’80% più povero

Il nuovo rapporto Disuguitalia di Oxfam: anche sul fronte del reddito, l’Italia risulta in ventitreesima posizione per equità distributiva tra i Paesi dell’Unione

[20 Gennaio 2020]

È difficile chiedere di investire nel domani a chi non vede la possibilità di un futuro migliore, ed è (anche) per questo che la crescita della disuguaglianza mina alla base la possibilità concretizzare un modello di sviluppo realmente sostenibile. Ancora oggi in Italia invece «i ricchi sono soprattutto figli dei ricchi e i poveri figli dei poveri: condizioni socio-economiche che si tramandano di generazione in generazione». Come mostra l’ultimo rapporto Oxfam Disuguitalia. Dati e considerazioni sulla disuguaglianza socio-economica in Italia, nel nostro Paese «1/3 dei figli di genitori più poveri, sotto il profilo patrimoniale, è destinato a rimanere fermo al piano più basso (quello in cui si colloca il 20% più povero della popolazione), mentre il 58% di quelli i cui genitori appartengono al 40% più ricco, manterrebbe una posizione apicale». Un ascensore sociale bloccato, che si riflette in livelli di disuguaglianza monstre.

A partire dall’inizio del millennio la quota di ricchezza detenuta dal top10% è cresciuta del 7,6%, mentre la quota della metà più povera degli italiani negli ultimi 20 anni si è ridotta complessivamente del 36,6%. Un trend che ha contributo non poco a sfibrare il nostro tessuto sociale, dando nuova linfa ai movimenti populisti prima e sovranisti poi. La crescente polarizzazione della ricchezza non giustifica però la guerra tra poveri, la caccia all’immigrato o al “diverso”: i soldi sono andati in altre tasche.

Alla fine del primo semestre del 2019 la ricchezza nazionale – stimata in 9.297 miliardi di euro – vede «il 20% più ricco degli italiani detenere quasi il 70% della ricchezza nazionale, il successivo 20% (quarto quintile) essere titolare del 16,9% della ricchezza, lasciando al 60% più povero dei nostri concittadini appena il 13,3% della ricchezza nazionale. Il top-10% (in termini patrimoniali) della popolazione italiana possiede oggi oltre 6 volte la ricchezza della metà più povera della popolazione», mentre «la ricchezza del 5% più ricco degli italiani (titolare del 41% della ricchezza nazionale netta) è superiore a tutta la ricchezza detenuta dall’80% più povero dei nostri connazionali. La posizione patrimoniale netta dell’1% più ricco (che detiene il 22% della ricchezza nazionale) vale 17 volte la ricchezza detenuta complessivamente dal 20% più povero della popolazione italiana. La ricchezza dei primi 3 miliardari italiani della lista Forbes (fotografata a marzo 2019) era superiore alla ricchezza netta detenuta (37,8 miliardi di euro a fine giugno 2019) dal 10% più povero della popolazione italiana, circa 6 milioni di persone».

Osservazioni simili emergono anche dall’analisi della distribuzione nazionale del reddito. L’andamento dell’indice di Gini del reddito disponibile equivalente, mostra un trend sostanzialmente statico nell’ultimo decennio «ma a un livello estremamente elevato, se raffrontato alla media (30,9) dei Paesi europei nel 2017, che vede l’Italia in ventitreesima posizione per equità distributiva tra i Paesi dell’Unione». Come risultato, la «distribuzione nazionale del reddito equivalente disponibile nel 2017 (ultimo anno coperto dalle rivelazioni EU-SILC di Eurostat) vede il 20% dei percettori di redditi più elevati detenere il 40% del reddito complessivo, una quota superiore a quella detenuta (36,9%) complessivamente dai 6 decili di reddito più poveri».

Ma se l’Italia piange, il resto del mondo di certo non sorride. Se nel nostro Paese – che rimane tra i più ricchi rispetto alla media globale – bastano 3 persone per superare la ricchezza posseduta da 6 milioni di persone, nel 2019 «i 2.153 miliardari della Lista Forbes possedevano più ricchezza di 4,6 miliardi di persone». Allargando di poco il campo d’osservazione, emerge che «l’1% più ricco del mondo deteneva più del doppio della ricchezza di 6,9 miliardi di persone»; al contempo, i risultati raggiunti durante gli scorsi decenni nella riduzione della povertà stanno ampiamente rallentando. «Le nuove stime della Banca mondiale – osserva Oxfam in proposito – rivelano che quasi la metà della popolazione mondiale vive con meno di 5,50 dollari al giorno e che dal 2013 ad oggi il tasso di riduzione della povertà si è dimezzato».

Come se ne esce? Se si stima che «un terzo della ricchezza dei miliardari sia frutto di eredità, e tale processo ereditario ha creato una nuova aristocrazia che mina le fondamenta democratiche delle nostre società», la soluzione sta proprio nel rinsaldare un pilastro della nostra democrazia: la progressività fiscale: «Gli introiti decennali di un’imposta addizionale dello 0,5% sul patrimonio dell’1% più ricco a livello globale – concludono da Oxfam – corrispondono alle risorse necessarie per creare 117 milioni di nuovi posti di lavoro nei settori di cura per bambini e anziani, istruzione e sanità e colmare i deficit assistenziali».